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Antichi mestieri

Noi, novelli squerariòl, abbiam fatto rinascere la Freccia Azzurra

di Rossana Certini

Dal desiderio di due amici, nasce un'associazione culturale che raduna tanti volontari per recuperare un’ultima grande imbarcazione tradizionale da lavoro costruita a Chioggia nel 1957 e in disarmo dal 2017. Come i costruttori di un tempo, in veneto appunto gli squerariòl

Dopo più di mezzo secolo di onorata carriera – prima come “batelo sabionante” per l’escavazione e il trasporto di sabbia e altri materiali da costruzione in acque interne e promiscue, poi come “batipai”, per il trasporto dei pali su cui si fondano le città lagunari – la Feccia Azzurra rischiava la demolizione.

Ma il destino serbava altro per questo antico gigante lungo quasi 21 metri, largo quasi 5 metri e pesante quasi 30 tonnellate. L’imbarcazione, infatti, un bel giorno è stata scoperta da due giovani ragazzi: Enrico Sardon e Tommaso De Michiel che erano alla ricerca di una barca tradizionale di grandi dimensioni per recuperarla e farne un laboratorio galleggiante con finalità sociali e culturali. La Freccia Azzurra fa proprio al caso loro.

Così quella che stava per diventare la fine di una storia di barcari, paroni e cavalanti (barcaioli, padroni e persone che con funi e cavalli trainavano le barche) diventa l’inizio dell’ Associazione culturale Batipai, fondata a Venezia nel gennaio 2018 da un gruppo di giovani quarantenni uniti dal desiderio di far rivivere e valorizzare il rapporto sinergico tra uomo e acqua che da sempre ha caratterizzato la storia della laguna veneta e delle vie fluviali che connettono la città all'entroterra.

«Quel giorno, per noi, è iniziata un’avventura entusiasmante» ricorda Enrico Sardon, co-fondatore dell’associazione e “squerariòl” che in veneto vuol dire costruttore di barche tradizionali «Io sono vicentino. Da sempre appassionato di falegnameria. Per questo nel 2019 mi sono trasferito a Venezia dove ho lavorato in alcuni cantiere per imbarcazioni a remi, i così detti “squeri”, e ho frequentato dei corsi specifici. Il legno è un materiale vivo che respira, si modifica e invecchia. Ha bisogno di cura, dedizione e passione come un qualsiasi essere vivente. Mi emoziona molto pensare che un’imbarcazione, così piena di memoria storica, grazie al lavoro delle mie mani e di quelle dei ragazzi dell’associazione si sta trasformando in un accogliente luogo di cultura che potrà nuovamente navigare la nostra laguna, i fiumi e i canali ma questa volta non più trasportando materiali edili ma persone che potranno ascoltare storie, letture e ricordi antichi».

Si prevede che i lavori di restauro termineranno in estate e allora la Freccia Azzurra, questo burcio-gabarra a motore completamente costruito in legno, uno dei primissimi tentativi di motorizzazione a scoppio di un’imbarcazione tradizionale a fondo piatto, sarà finalmente un laboratorio culturale galleggiante, un museo vivente, un palcoscenico itinerante, uno spazio aperto per creare occasioni di confronto.

«Vogliamo riavvicinare le persone all’acqua» spiega il presidente dell’associazione culturale Batipai, Tommaso De Michiel «lo vogliamo fare rendendoli consapevoli, anche, delle fragilità di questo ecosistema perché si possano sentire parte della sua tutela. Vorremmo far riscoprire alle persone la bellezza dei tempi lenti capaci di farci ancora stupire dei dettagli della natura che la vita caotica non ci fa cogliere. In questi mesi, mentre la restauriamo, la Freccia Azzurra ci sta insegnando proprio l’importanza di procedere lentamente, avere pazienza e riflettere. L’altro giorno con Enrico stavamo smantellando la cabina e inaspettatamente abbiamo riportato alla luce parti molto antiche dell’imbarcazione con applicata sopra ancora la prima vernice azzurra. Questa scoperta ci ha stupiti ed emozionati perché ci siamo sentiti nella storia della nostra terra, responsabili di doverla custodire ma nello stesso tempo di doverla trasportare nel futuro».

Il salvataggio della Freccia Azzurra è un’esperienza collettiva e non solo dei cinquanta soci della Batipai, perché l’imbarcazione rappresenta la storia di un intero territorio che sta partecipando anche economicamente al suo restauro grazie a una raccolta fondi web che mira a raggiungere l’obiettivo di 30 mila euro entro fine aprile.

«Nel corso dei prossimi mesi», conclude Alessandra Varotto, volontaria dell’associazione «ci prepariamo a ultimare il restauro degli interni e del ponte di coperta. Questa fase dei lavori è impegnativa, importante e urgente perché la Freccia Azzurra non può aspettare: è necessario procedere subito per non rischiare di perdere tutto il lavoro fatto finora e l’imbarcazione stessa. Partecipando alla raccolta fondi sarà possibile contribuire a coprire il costo di un'ora di lavoro specializzato di un professionista a bordo o quello di acquisto di una nuova tavola di legname per la Freccia Azzurra su cui noi incideremo il nome dei nostri sostenitori oppure assicurarsi già il posto per vedere uno spettacolo a bordo. Come ha detto una volta il velista Giovanni Soldini, anche noi pensiamo che l’acqua "non divida ma unisca: non solo terre tra loro lontane, ma anche la gente. E la stessa unione si crea anche tra chi progetta e costruisce una barca e chi la fa navigare. Un legame importante, che fonde tecniche, sensibilità, arti e mestieri e che in qualche caso, come a Venezia, diventa il segno di tutto un territorio e di una comunità"».


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