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Salute

Io, “spiderman di quartiere”, porto gioia ai bimbi sofferenti

di Emiliano Moccia

Francesco Pio Tarantino indossa il costume e la maschera dell’Uomo Ragno per girare nei luoghi dove c’è sofferenza e portare gioia e sorrisi ai più piccoli. Nato con una malformazione congenita rara, anche lui da bambino ha vissuto tanto tempo in ospedale. Si è trasformato nello “Spiderman di quartiere” per restituire il dono della vita. Oggi incontrerà Papa Francesco

«Quando faccio visita ai bambini in ospedale, leggo nei loro occhi il dolore, e per me che l’ho provato, è come una spina nel fianco. Sono felice di riuscire a vedere che, mentre passo il tempo con loro, quell’ombra che offusca il loro sguardo cede piano piano e lascia il posto ad un bellissimo sorriso». Francesco Pio Tarantino si fa chiamare lo “Spiderman di quartiere”, perché gira nei luoghi dove c’è sofferenza, dolore, paura. Con indosso il costume e la maschera del supereroe dell’Uomo Ragno, visita i posti in cui vivono i bambini con maggiori difficoltà, in particolare gira in lungo e in largo per le corsie degli ospedali con l’obiettivo di portare gioia e sorrisi ai più piccoli.

Lo “Spiderman di quartiere” ha solo 19 anni e viene da Carapelle, un paesino in provincia di Foggia, e da qualche mese ha deciso di darsi da fare per trasformare un’esperienza di sofferenza in un’occasione di felicità per sé stesso e per gli altri. Perché Francesco Pio Taranto è nato con una malformazione congenita rara, ed aver trascorso tanto tempo in ospedale quando era ancora molto piccolo gli ha fatto comprendere cosa voglia dire vivere momenti di spensieratezza tra le corsie di un nosocomio. «Avevo due giorni di vita quando ho subito il primo intervento all’ospedale di Foggia, seguito di lì a poco da un secondo e poi da un terzo. Le cose però non si risolvevano, e così dopo sei mesi di cure che si erano dimostrate vane, mia madre decise di portarmi a Genova, presso l’ospedale Gaslini, dove arrivai in condizioni ormai critiche». Ma è proprio qui che i medici riuscirono a risalire alla causa dei suoi problemi di salute.

«Fu riscontrato che soffrivo di una patologia molto rara, che colpisce una persona su 5000. Si chiama malattia di Hirschsprung ed è una malformazione congenita dell'intestino inferiore» racconta lo “Spiderman di quartiere”. «Per i primi sei anni della mia vita ho dovuto effettuare quotidianamente sonde rettali, anche più volte al giorno. Ancora oggi, che ho 19 anni, torno spesso al Gaslini per svolgere i controlli necessari. Il ricordo dei momenti di sofferenza resta impresso nella mente per sempre, ma serve a godere di quelli in cui si sta bene».

Per questo, il giovane Francesco ha deciso di restituire a chi vive una situazione di sofferenza e di dolore, il dono della vita e della gioia. E’ così ha deciso di indossare il costume dell’Uomo Ragno. «La mia scelta è ricaduta su Spiderman perché credo che per i bambini, rispetto ad altri eroi, sia più facile identificarsi con Peter Parker, alle prese con i suoi problemi adolescenziale come la scuola, i bulli, la famiglia».

Non a caso, lo “Spiderman di quartiere” prova a sensibilizzare i ragazzi anche su altre questioni sociali. «Chi non ha provato sulla propria pelle il dolore fisico e la sofferenza non riesce a capire cosa vuol dire. Ai giovani voglio dire che nella vita non bisogna mai arrendersi, mai perdere la speranza ed avere sempre il sorriso. Non sprecate il vostro tempo, anche facendo cose non sane, proviamo a pensare a chi soffre, a guarda il mondo da una corsia di ospedale: forse la vita cambierebbe».

Intanto, mentre lancia le sue ragnatele/coriandoli quando entra in scena, continua a girare per gli ospedali, per le piazze, per le strutture dove ci sono persone che soffrono, con uno guardo particolare rivolto ai bambini. Adesso ha due appuntamenti speciali che lo attendono. Mercoledì 10 maggio sarà a Roma per incontrare papa Francesco, mentre il 23 del mese tornerà dopo tutto, seppur involontariamente, è iniziato: al Gaslini di Genova. Perché a chi gli chiede cosa gli piacerebbe fare o diventare, il “Superman di quartiere” risponde senza indugi: «Vorrei continuare a fare questo: portare un sorriso a coloro che vivono una situazione di sofferenza».


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