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Italiani in bianco e nero

Made in Italy. Tre famosi “meticci” nostrani raccontano gioie e dolori della società multietnica. E intanto nella penisola i matrimoni misti sono in aumento

di Federico Cella

Una faccia, una razza? Molte facce, molte razze: una sola Italia. Proiettata verso un futuro dai molti colori. Dove, forse, la parola ?razzismo? non avrà più significato. I dati nazionali sui matrimoni ?misti? sono significativi: sul totale di circa trecentomila matrimoni nel ?94, 9.602 sono avvenuti tra un italiano e uno straniero (3,2%). Ma se osserviamo i dati di Milano, città leader come presenza e inserimento degli stranieri, ci si accorge di una tendenza ancora più radicata. Nel capoluogo lombardo il ?96 ha visto le nozze di 531 italiani con altrettanti stranieri, il 9,4% dei matrimoni totali (5.639); sempre nel ?96 hanno visto la luce 581 figli di coppie ?miste?, il 3,7% delle nascite totali (15.571). Le percentuali salgono se aggiungiamo anche i matrimoni tra cittadini stranieri (722, 12,8%) e i figli nati da coppie straniere (1.916, 12,3%). Aridi numeri o un deciso segnale? Lo abbiamo chiesto a tre famosi ?meticci? d?Italia. Ecco Carlton Myers, guardia della Teamsystem Bologna e trascinatore della nazionale di basket agli Europei: «Mio papà è caraibico, un suonatore di sax dell?isola St.Vincent, mia mamma è marchigiana. Si sono conosciuti a Rimini, durante una tournèe». La vita a Londra, fino ai 10 anni. Poi il ritorno in Italia: Carlton ha mantenuto la doppia cittadinanza, ma è italiano, con un forte accento emiliano. «È un grande valore essere frutto dell?unione di etnie diverse: ho guadagnato la mentalità di due culture così lontane. Non mi sento bianco o nero: io sono io, con il mio ricco bagaglio d?esperienza, non legato a una sola appartenenza». Ma l?Italia come ha accolto il campione di colore? «Non ho mai avuto problemi. Anche durante le partite raramente subisco insulti razzisti dal pubblico». Italiani brava gente? «Bisogna fare delle distinzioni. Ognuno ha le sue forme di razzismo: noi (italiani del Nord), lo siamo nei confronti del Sud. Anche se le razze si stanno mischiando non si potrà mai estirpare questo problema. Basta vedere negli Usa, dove i neri sono diventati razzisti nei confronti dei bianchi; cosa comprensibile, finché il presidente sarà sempre un bianco e la giustizia userà pesi diversi a seconda del colore della pelle. Se il Paese più multirazziale è così chiuso, come si può pensare a un futuro dove tutti avranno gli stessi diritti?». Chi non ricorda Deejay Television e la sua esotica conduttrice Kay Rush (ex Sandvik)? «Il mio aspetto orientale ha sempre fatto colpo sugli italiani. Merito di mia mamma, di origine giapponese. Ma anche di mio papà, americano anche lui, ma di origine svizzero-tedesca». Kay è un ottimo esempio della buona riuscita dei matrimoni misti. Da sedici anni in Italia, mai un problema per il suo aspetto, anzi. «Sono stata presa in giro da piccola, negli States. Ma io e mio fratello, grazie al fatto di essere ?misti?, riuscivamo ad andare d?accordo sia coi bianchi che coi neri». Un vantaggio, dunque? «Sicuramente. Credo, però, che si debba sempre preservare una distinzione tra le culture: anche la diversità è un valore. Niente a che vedere con il razzismo. Non credo che il rimescolamento delle razze eliminerà questo problema; ci sarà sempre un ignorante che troverà il diverso da lui contro cui battersi». Qualche brutta storia di odio razziale l?ha invece vissuta Ashraf Saber, quattrocentista della nazionale di atletica leggera, di padre egiziano e madre discendente da una famiglia di baroni siciliani. «Quando ero piccolo, a scuola dalle suore sono stato allontanato perchè accusato di aver portato i pidocchi tra i miei compagni. E io ero uno dei pochi a non averli avuti. Anche ultimamente mi sono capitati degli episodi spiacevoli, persino delle scazzottate. Di questi tempi tra naziskin e leghisti non c?è molto di che stare allegri». Ma Ashraf, italiano dall?accento romano e dal colore nero, ha speranze per il futuro. «La società sta cambiando, c?è più tolleranza e si inizia a fare distinzione tra straniero e straniero: non si ragiona più solo in termini di bianco e nero. Certo che finché i neri staranno in basso nella scala sociale ci sarà sempre una differenza; bisogna che la società si apra ».


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