Luzzara. Il padre le aveva dato 5mila euro, per andare negli Stati Uniti. Viaggio premio. Lei li ha usati per cercare di ucciderlo. Attraverso due diversi killer. Una prima volta il padre si era difeso, disarmando il sicario, che non riusciva a spiegare il perché del gesto. Una seconda volta l’incaricato si è rivolto direttamente ai Carabinieri, facendo finire la diciannovenne in carcere. Con lei sono stati indagati un amico, a conoscenza del piano criminale, e la madre. A chi la interrogava la giovane ha spiegato che il padre era “vessatorio”. Una farsa che davvero si tramuta di colpo in tragedia. Resta la sproporzione, quantomeno apparente, fra i torti subiti e le voglia di vendicarsi della giovane. A noi padri trasmette disagio. Ma certo la categoria non gode proprio di grande popolarità.
Genova. C’è un bambino di otto mesi che è morto nella sua casa. Trovato con una profonda ferita in testa, due bruciature di sigaretta, un morso ad un piede. Sua mamma, Katerina Mathas, 26 anni, di origine greca è in carcere per quella morte, sospettata di avere ucciso lei quel bambino. Anche il compagno, Giovanni Antonio Rasero, è in carcere. Analisi ed indagini dovranno chiarire chi dei due alla fine è stato. Perché i genitori si accusano a vicenda. Si sa che erano obnubilati entrambi dall’assunzione di cocaina. E che forse il piccolo non aveva mangiato da diverse ore e che si era messo a piangere? Gli esperti interpellati su questa storiaccia hanno commentato che forse la droga ha fatto saltare i freni inibitori di padre e madre. Ma non si tratta certo di una spiegazione soddisfacente. Anche qui non si capisce logicamente la relazione fra ciò che è avvenuto e una motivazione?
Varese. Si chiamava Giuseppe Uva, aveva 43 anni, ed è morto dopo essere stato fermato in stato di ubriachezza. Dopo il caso di Stefano Cucchi, un’altra morte sospetta. Uva, un artigiano, era stato portato in caserma a Varese. E da lì è finito direttamente in obitorio. Da pochi giorni è emerso che Uva aveva avuto una relazione con la moglie di un carabiniere. Ecco il racconto della sorella Lucia: «Il corpo di mio fratello era pieno di botte, gli usciva sangue dal sedere e gli avevano messo perfino un pannolone, aveva i testicoli gonfi in modo impressionante: perché? Aveva una costola che sporgeva dal torace, le spalle, le ginocchia martoriate, il setto nasale gonfio, un segno tra l’occhio e la tempia, le nocche della mano destra segnate. Aveva lividi dappertutto, era martoriato. Hanno detto che si percuoteva il corpo: davvero si è ridotto in quelle condizioni da solo? Voglio delle risposte». Noi con lei.
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