Cronache russe

Kursk, un corridoio umanitario per chi è rimasto tra due fuochi

Migliaia di persone sono rimaste nelle zone occupate dagli ucraini nella regione. Spesso anziani, che non hanno voluto o potuto lasciare le loro case. Se ci fosse un contrattacco russo a cui le truppe di Kiev resistessero, si troverebbero in una trappola mortale. Per questo, i loro congiunti, sfollati nel capoluogo, Kursk, o a Lipetsk, si appellano a Putin e Zelensky : «Lasciateli uscire»

di Alexander Bayanov

La situazione umanitaria nelle zone della regione russa di Kursk conquistate dalle forze armate ucraine rimane molto difficile. Innanzitutto si tratta di centinaia, forse migliaia di civili rimasti nei territori occupati.

Parliamo soprattutto di anziani che non hanno potuto o non hanno voluto lasciare la propria casa. I loro parenti, evacuati a Kursk e Lipetsk, si rivolgono a tutte le autorità per aiutare i loro cari. L’idea principale è aprire un corridoio umanitario. I parenti hanno fatto appello sia al presidente Vladimir Putin che al presidente Volodymyr Zelenskij chiedendo di aprire un corridoio umanitario il prima possibile, dal momento che l’esercito russo ha iniziato le azioni per liberare i territori occupati e se l’esercito ucraino decidesse di difendersi, allora le possibilità di sopravvivenza per la popolazione civile rimasta sul territorio sarebbe minima, dal momento che i residenti diventerebbero di fatto uno scudo umano sia per l’una che per l’altra parte.

Corridoi umanitari? L’appello perduto da Peskov

In risposta ad una domanda del quotidiano Kommersant sulla proposta di aprire un corridoio umanitario, l’addetto stampa del presidente russo, Dmitry Peskov, ha detto quanto segue: «Ad essere sincero, è la prima volta che ne sento parlare. Come è stato inviato (l’appello)? Non lo abbiamo visto, purtroppo non abbiamo ricevuto nulla in merito».

Un rappresentante dell’ufficio del comandante militare ucraino, in risposta ad una domanda simile dell’Agence France-Presse, ha dichiarato: «Permetteremo loro (alla popolazione civile) di partire verso il territorio controllato dalla Russia solo se Mosca e Kiev acconsentiranno attraverso le organizzazioni internazionali ad aprire un corridoio sotto la supervisione di osservatori».

Il membro del Parlamento russo Dmitry Kuznetsov si è rivolto alla presidente della Croce Rossa Internazionale, Mirjana Spoljaric-Egger, con una richiesta di aiuto per l’organizzazione di un corridoio umanitario nel territorio controllato dall’esercito ucraino.

Soccorsi della Chiesa cattolica a Kursk

Le denunce dei residenti

I residenti evacuati reagiscono a ciò che sta accadendo in modo molto emotivo. Le loro principali denunce sono contro le autorità.

Natalya: «Perché non è stata annunciata l’evacuazione? Perché hanno fatto questo alla gente?».

Tatyana: «Quando arriverà il momento, spero che coloro che hanno mentito apertamente alle persone siano chiamati a rispondere delle proprie azioni. Che vengano punito anche i i traditori, che hanno abbandonato la città al suo destino (nella città di Sudzha non è stata fatta alcuna resistenza ai militari ucraini.)».

La beffa: il premio ai ministri della regione

Nel frattempo, le autorità centrali hanno premiato i capi delle regioni confinanti con l’Ucraina e i ministri del governo regionale della regione di Kursk. In risposta a ciò, i residenti hanno scritto un appello con le seguenti parole: «Potremmo essere sinceramente felici per i premiati, se non fosse per i tanti “ma” che impediscono ai residenti di queste zone di provare gioia sapendo che in questi momenti sulla nostra terra, il nostro popolo è tenuto prigioniero dalle forze armate ucraine. Vivono con la costante paura della morte, cercando di sopravvivere proprio nell’epicentro delle ostilità. Forse molti hanno già perso la speranza che qualcuno torni a liberarli o che venga organizzato un “corridoio verde”, dal momento che non sono stati evacuati quando era il momento. Quante persone, nei territori occupati, rischiando la propria vita, si prendono cura degli animali e delle persone con mobilità ridotta in condizioni inimmaginabili! Sono loro i veri eroi! Ognuno di loro ha già salvato e continua a salvare decine di vite. E sorge spontanea la domanda: quante vite sono state salvate da colui che ci guarda orgoglioso dalla fotografia con una medaglia sul petto`».

Raccolta di generi alimentari a Kursk

L’illusione di restare fuori da un conflitto così vicino

Ma il lettore è ancora più sorpreso dalla seguente domanda: come è stato possibile vivere in uno stato di pace interiore e fiducia, trovandosi non a cento, ma a volte a decine di chilometri dalla linea del fronte, convinti che le ostilità non si potessero estendersi al territorio russo? È proprio questa impreparazione sia delle autorità che della popolazione nelle zone di confine, a volte la completa ignoranza della realtà, probabilmente causata dalla propaganda, a suscitare la maggiore sorpresa.

Il ruolo della Chiesa cattolica

Intanto a Kursk, capoluogo della regione, a causa dell’afflusso di profughi, il costo degli affitti è in continuo aumento. Uno sguardo ben diverso sulla situazione è quello mostrato dalla Chiesa cattolica in Russia, nella persona del vescovo ausiliare dell’arcidiocesi della Madre di Dio, Nikolai Dubinin, che continua a raccogliere fondi per aiutare i profughi nella regione di Kursk e nella vicina regione di Lipetsk. Ad oggi, in una sola parrocchia sono stati raccolti più di 100 kg di articoli e prodotti acquistati con le donazioni.

Nella foto di apertura AP/LaPresse, distribuzione di aiuti umanitari a Kursk il 14 agosto scorso. Le altre foto provengono dal canale Telegram della Chiesa cattolica in Russia: Nord-Ovest.

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