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la bosnia in europa,sogno possibile Per Aldo Sicignano gli interventi di ong e governo sarannodecisivi per permettere al Paese di raggiungere gli standard Ue. «La cattura di Karadzic? Un ottimo segnale»

sarajevo Parla il capo della cooperazione italiana

di Redazione

di Daniele Biella, da Sarajevo
Facilitatore delle ong. Questo il ruolo con cui sarà ricordato Aldo Sicignano, 63 anni, numero uno della cooperazione governativa italiana in Bosnia Erzegovina, dal 2004 direttore dell’Utl (Unità tecnica locale, l’ente in loco del ministero Affari esteri nostrano) di Sarajevo, dopo esserlo stato per l’Utl di Gerusalemme e aver ricoperto per almeno un decennio ruoli di alta rappresentanza in Africa e in Asia per l’Undp, il programma delle Nazioni unite per lo sviluppo. Un tipo deciso. «Il guaio peggiore nel nostro campo è disperdere energie. Un intervento di cooperazione riesce solo se tutti gli attori lavorano in sinergia», ha chiosato Sicignano nel suo intervento al recente seminario conclusivo di «un progetto destinato a fare storia», quello dell’ong italiana Gvc, che ha permesso la nascita, nell’area di Doboj, 150 chilometri a nord della capitale, di un consorzio di tre cooperative agricole, una per ciascuna etnia del Paese (serba-ortodossa, bosniaca-musulmana, croata-cattolica). Il direttore Utl ci ha accolto nel suo ufficio di Sarajevo proprio nei giorni dell’arresto in Serbia del criminale di guerra Radovan Karadzic. Occasione per misurare la temperatura al Paese ex jugoslavo.
Vita: Partiamo dall’attualità: l’arresto di Karadzic. Che significato ha?
Aldo Sicignano: È una notizia positiva. Un buon segno in generale per tutta l’area, ma soprattutto un punto a favore per la Serbia, per la sua volontà di entrare in Europa. Anche la Bosnia Erzegovina sta cercando di arrivare agli standard minimi per una futura adesione all’Ue. Per questo l’azione congiunta di ong e cooperazione governativa italiana sul territorio è oggi fondamentale.
Vita: Quali sono oggi le cifre della cooperazione italiana in Bosnia Erzegovina?
Sicignano: Dal suo primo intervento, datato 1992, ad oggi, il governo italiano ha finanziato interventi nel Paese per almeno 182 milioni di euro. A fine 2007 erano attivi progetti per quasi 33 milioni, la maggior parte promossi da ong, alcuni gestiti direttamente dall’Utl. Si è puntato soprattutto su agricoltura e ambiente, sviluppo economico e diritti umani. Poi c’è la promozione della cultura, del turismo, il supporto alla giustizia e alla sanità, lo sminamento.
Vita: Qual è la politica d’azione dell’Utl?
Sicignano: Prima regola, evitare gli interventi a pioggia. Ogni azione viene definita seguendo una precisa strategia: ad esempio, l’impegno prioritario sull’agricoltura nasce dal fatto che la Bosnia è ricca di campi ma ha pochi mezzi per coltivarli; l’agricoltura è dunque il modo migliore per combattere la disoccupazione. Il nostro ruolo è chiaro: essere dei facilitatori per le ong italiane che vogliono lavorare nel Paese. L’Utl è una risorsa importante per l’esperienza maturata, e anche dal punto di vista economico.
Vita: In che senso?
Sicignano: Appoggiandosi alla nostra struttura le ong risparmiano il 30% delle spese di gestione ed evitano di sprecare energie nella burocrazia, un limite con cui tutta la cooperazione convive con difficoltà. Noi per primi: ogni anno dobbiamo fare giochi di prestigio per non rimanere scoperti sui progetti in corso. Oggi la rendicontazione è annuale, dovrebbe invece essere almeno biennale. Se ne avvantaggerebbe il prestigio della nostra cooperazione, già ritenuta autorevole dalle istituzioni bosniache. Un esempio? Siamo leader nel settore minori, nonostante il nostro budget sia stato di 5 milioni di euro, contro i 30 milioni, ad esempio, della cooperazione tedesca.

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