Mondo
La Casa Bianca occupata dalla Goldman Sachs
America anno zero. Intervista all'economista Marco Vitale
di Redazione

Il segretario del Tesoro americano era stato Ceo della banca d’affari. «Segnale della pervasività di tante lobby sul governo Usa» N el 2002, in tempi non sospetti aveva scritto un pamphlet che dir profetico è dire poco. Si intitolava America punto e a capo – Una lettura non conformista della crisi dei mercati mobiliari (Scheiwiller). Oggi che quella profezia si è purtroppo avverata, come guarda Marco Vitale alla prossima presidenza Usa?
Vita: Che differenze di scenario potrebbero aprirsi nel caso di vittoria di Obama o nel caso difficile di vittoria di McCain?
Marco Vitale: Nel caso di Obama si apre una speranza, purché viva: nel caso di McCain dobbiamo pregare che viva a lungo lui visto il vicepresidente che si è scelto.
Vita: Si può dire che all’origine della grande crisi che l’America sta vivendo ci sia l’abolizione del Glass-Steagall Act voluto da Clinton nel 1999? In questo ultimo quindicennio democratici e repubblicani sono stati tutti allineati sulla stessa incapacità di controllare lo strapotere delle grandi corporate?
Vitale: Certamente l’abolizione del Glass-Steagall Act è uno dei passaggi chiave che hanno aperto la porta a questa grave crisi bancaria. Ma le cause sono molteplici e complesse e non possono essere ridotte a questo pur importante passaggio. La verità è che un’analisi tecnica dei provvedimenti che hanno preparato questo crollo dimostra che passo dopo passo si è con coerenza lavorato per ridurre il mercato finanziario a un mercato funzionale a certi interessi e a certi poteri. Uno dei più importanti operatori finanziari europei scrive: «In sintesi la mia opinione è che chiamiamo “mercati finanziari” un insieme di alvei di transazioni che, per almeno tre quarti, è una accozzaglia di domini artificialmente segmentati e totalmente opachi di poche grandi banche oligopoliste che devono la loro posizione alle distorsioni del “too big to fail”. Sono stati creati degli alvei di negoziazione fragili ed instabili che è fin vergognoso chiamare mercati». Chi scrive queste parole non è un socialista ma un liberale di grande esperienza che non solo crede nell’utilità del mercato ma che sul mercato e del mercato vive da una vita. Questa operazione ha ancora una volta il suo epicentro negli Usa ma ha trovato grande rispondenza anche in Europa. La Mifid (direttiva europea sui mercati finanziari) consente di nascondere e occultare le transazioni internazionalizzandole, uccidendo così la trasparenza della formazione del prezzo; ha di fatto obbligato gli intermediari a non transitare più su una stanza di compensazione ripristinando superate tradizioni e facendo dimenticare il rischio di controparte; non ha imposto la centralizzazione delle operazioni fuori mercato; ed ha imposto o tollerato tante altre regolamentazioni che hanno fatto regredire di almeno dieci anni la qualità dei mercati, ivi compreso quello italiano. Questa cattiva regolamentazione, della quale Mifid è la punta avanzata, non è frutto né del caso né di errori. È una precisa strategia di un progetto creato dalle potenti lobby che di questo tipo di “mercato” avevano bisogno per fare gli affaracci loro.
Vita: Oggi il segretario del Tesoro americano è un uomo che era stato ceo di Goldman Sachs. Lo ritiene sintomo della malattia profonda che ha segnato l’America di questi anni?
Vitale: La presenza di ex ceo di Goldman Sachs o di altre investment bank in posizioni di governo, come quella del segretario del Tesoro americano e dei suoi predecessori (ma anche Draghi ha fatto una full immersion in quel mondo), è certamente un segnale inequivocabile della potenza e della pervasività che questi istituti hanno avuto sul governo americano.
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