Cultura

La casta dei casti: i preti, il sesso, l’amore

Perché la Chiesa cattolica difende il voto di castità per i preti e come affronta la delicata questione dell’affettività per gli appartenenti al clero? In che modo gli anni di seminario trasformano in modo decisivo il rapporto con la sessualità dei futuri preti? A queste domande cerca di rispondere Marco Marzano in un saggio documentato attraverso l’analisi rigorosa della letteratura scientifica e soprattutto attraverso decine di interviste in profondità a preti e persone che hanno lasciato il sacerdozio

di Pietro Piro

In uno dei suoi testi più intensi, il medico pediatra Marcello Bernardi, scriveva con estrema lucidità: “Tutti, anche i bambini hanno diritto di sapere. Di sapere come sono fatti, com’è il loro corpo e come funziona, che cosa succede nel mondo. Nessuno ha il diritto di imporre regole e di fare scelte per gli altri. L’educazione sessuale è tutta qui. Ma molti la pensano diversamente, molti pensano che l’educazione sessuale debba avere come obiettivo primario il controllo della sessualità, esercitato sulla base di regole e di scelte prestabilite da un potere religioso e civile. Ma il controllo della sessualità da parte di un potere non sarà di per sé un agente patogeno? Non sarà causa di danno, sia per il singolo individuo che per la collettività umana nel suo complesso?” ( M. Bernardi, Sessualità. Educazione et al. Rizzoli, Milano 1993, p.5).

Il controllo della sessualità da parte di un potere non sarà di per sé un agente patogeno? È una domanda che abbiamo troppe volte evitato di affrontare. Il più delle volte, perché crediamo che in una società in cui la pornografia è entrata nel “lessico della quotidianità” sia chiaro a tutti, e ai giovani in particolare, come affrontare una relazione adulta che implichi anche le relazioni sessuali e che tutti siano capaci di gestire la propria sessualità senza farsi imporre nulla da nessuno.

Ho sperimentato in prima persona, confrontandomi in particolare con i giovani, che della sessualità si parla pochissimo nei contesti familiari, scolastici, sportivi, educativi e che ognuno “è rinviato a sé stesso”. Ai ragazzi viene detto spesso con imbarazzo: “ma voi già sapete tutto!!!”. Sé è vero che i giovani sono esposti senza nessun filtro alla pornografia e che non sono certamente degli sprovveduti, è altrettanto vero che mancano molto di esperienza di vita vissuta e avrebbero bisogno di una vera “vicinanza affettiva” che gli permetta di affrontare paure e difficoltà, sogni e ambizioni, frustrazioni e angosce. In ambito sessuale gli adulti delegano volentieri la loro funzione educativa non riuscendo a superare quell’imbarazzo che è tipico di un età adulta paradossalmente ancora colma di tabù.

Della sessualità occorrerebbe, dunque, parlare. Soprattutto, nei contesti educativi perché sono i luoghi migliori per generare curiosità e interesse. Invece, assistiamo, ancora oggi, a una “congiura del silenzio” che genera ansie e morbosità incomprensibili in un epoca in cui è possibile accedere a scene di sessualità con la stessa facilità con cui si prende un caffè al bar sotto casa.

La congiura del silenzio

Silenzio, potere e sessualità, sono tre elementi fondamentali per leggere alcuni fenomeni sociali del nostro tempo. Il sociologo Marco Marzano, con grande coraggio, tenta di esplorare uno degli aspetti più “scabrosi” della vita del clero: la sessualità. Lo fa a partire dalle sue competenze più evidenti, quelle dello studioso delle organizzazioni e ne ricava un testo importante e necessario.

Il libro: La casta dei casti. I preti, il sesso e l’amore (Bompiani 2021), vorrebbe fare un po’ di luce su “quel mondo claustrofobico, chiuso, autoritario e tutto maschile” (p. 13) che è il clero cattolico (secondo la sensibilità dell’autore). Sensibilità che si fonda sulle proprie esperienze personali e che si “appoggia” prevalentemente ai vissuti di decine di sacerdoti e ex sacerdoti che hanno voluto “confessarsi” al sociologo desideroso di comprendere. L’intento del volume è mosso dal desiderio di “di capire la natura del legame tra il sesso e la formazione clericale, dalla volontà di comprendere per quale motivo i membri del clero siano, nei confronti del sesso, tanto disinteressati in pubblico quanto ossessionati in privato e infine di chiarire se per caso sia proprio quella della sessualità una delle chiavi per comprendere la natura dell’istituzione millenaria che li ha con molta cura allevati e forgiati” (p. 22).

Marzano non ha nessun interesse a rimanere incagliato nei fondali di una sessualità più o meno perversa. Il libro ha altre ambizioni. Marzano vuole comprendere sé a partire dal controllo della sessualità del clero – che è forgiata essenzialmente durante gli anni del seminario – esistono delle “colpe organizzative”, degli elementi del funzionamento dell’intero sistema clericale che, in certe circostanze, contribuiscono a generare abusi e spirali assurde di silenzi e omertà (p. 30).

Con enorme fatica, il sociologo, scavando nelle biografie dei tanti incontri fatti, ne ricava un quadro abbastanza chiaro: il controllo della sessualità e la negazione di un “discorso pubblico sull’amore e il desiderio” del clero, sono l’elemento-chiave che serve a tenere in vita l’istituzione. Scrive Marzano:

“Cosa distingue oggi, nella reputazione collettiva, un prete cattolico da un insegnante di lettere o da uno psicologo se non la condotta di vita, l’ascesi e la rinuncia a un’ordinaria vita amorosa e sessuale? Alla Chiesa non rimane, adesso più che mai, oggi più di ieri, che puntare tutto sul sesso, o meglio sulla sua assenza, sul[1]la presunzione di una “diversità ontologica” del prete rispetto al resto del popolo di Dio. Quello della purità sessuale è divenuto infatti sempre di più, in questi decenni, l’elemento attraverso cui si manifesta la diversità del prete, il suo elemento più distintivo e originale” (p. 61).

“In definitiva, il celibato si rivela il perno principale attorno a cui ruota l’intero sistema di dominazione clericale, il nucleo duro e resistente dell’identità dell’intera istituzione. Se venisse meno, crollerebbe inevitabilmente in sequenza tutto il resto: la formazione seminariale, il clericalismo, l’eccezionalità della casta sacerdotale. L’intera organizzazione e la sua “cultura aziendale” verrebbero rivoluzionate e ribaltate dalle loro fondamenta (pp. 64-65).

La negazione pubblica della sessualità dunque, come meccanismo principale di strutturazione della “differenza ontologica” tra clero e non clero. Strumento potentissimo di legittimità sacrale. Marzano tocca un punto-chiave dell’intera “Questione-Chiesa”. Perché sé progressivamente vengono rimossi i recinti tra sacro e profano, vengono meno gli elementi di “distinzione” di “eccezionalità” di un gruppo che per “governare” deve attingere a una sacralità riconosciuta e riconoscibile.

Ovviamente, gli scandali, le perversioni, le doppie vite, la sessualità rapace, gli episodi di violenza e sfruttamento – che sono la controparte reale della pretesa di elezione e differenza ontologica – non possono essere tenuti segreti per troppo tempo. Come magma incandescente erompono nelle voragini delle coscienze e causano dolore e risentimento. Scrive Marzano:

“In definitiva, silenzio e negazione proteggono l’istituzione totale dalla penetrazione di sguardi esterni, dalle attenzioni indesiderate dell’opinione pubblica democratica e civile. E insieme però producono conseguenze molto negative e pericolose per la società e per la Chiesa, intesa questa volta come popolo di Dio. La “cultura del segreto”, rigorosamente applicata anche ai più innominabili tra i reati, ovvero agli abusi sessuali, genera infatti un clima organizzativo in cui domina la sfiducia reciproca, in cui nessuno può mai veramente fidarsi di quello che dicono gli altri. Laddove è diffusa, come nei seminari, l’ipocrisia sistematica, le persone passano buona parte del loro tempo a chiedersi se corrano il pericolo di essere denunciate, cosa si celi dietro i discorsi del prossimo o quali intenzioni si annidino dietro le mosse del proprio compagno di banco. È un mondo dominato dal[1]la paura, dalla delazione, dalla diffidenza generalizzata quello dei seminari. Al suo interno tutti sanno, o imparano col tempo, che nessuno dice la verità, che dai compagni bisogna guardarsi e dubitare. È ovvio che un regime organizzativo come quello appena descritto non può che fabbricare una profonda immoralità collettiva. I suoi abitanti infatti capiscono progressivamente che, accanto alla verità ufficiale, ne esiste sempre un’altra inconfessabile e che in definitiva sopravvive meglio nel sistema chi non prende troppo sul serio la prima seguendo invece scrupolosamente i dettami della seconda. La fitta coltre di segreti e di menzogne alimenta una rete altrettanto densa di ricatti” (pp. 193-194).

Per Marzano la negazione della sessualità, insieme alla solitudine e al cinismo, spingono i membri del clero a trovare delle “compensazioni” di varia natura: “dal calcio all’alcolismo, passando per il denaro, i viaggi, e la dipendenza dai social media” (p. 198). Leggendo con attenzione il libro di Marzano si comprende come “il sesso non c’entra nulla, che non è quello l’oggetto della repressione, ma che lo sono invece la verità e l’autenticità” (p. 231). “il divieto di farlo è pura apparenza, il divieto di parlarne è invece sostanza, norma reale. È il trionfo dell’ipocrisia come elemento di raccordo tra discorsi e azioni come sofisticato strumento di governo politico” (p. 232).

Marzano, dunque, parte da una profonda analisi della formazione umana dei sacerdoti per arrivare molto più in alto, al bisogno fortissimo delle persone fragili di fidarsi di istituzioni totalizzanti che siano capaci di garantire sicurezza e stabilità anche al prezzo di subire ignobili violenze.

Per Marzano: “le le menzogne che circondano la vita dei funzionari cattolici non sono più sostenibili e culturalmente accettabili. Verità e trasparenza sono divenute necessarie anche nel discorso pubblico intorno alla Chiesa cattolica e al suo destino”(p. 36).

Verità e trasparenza sono dunque strade dolorose ma necessarie che la Chiesa deve percorrere per rinnovarsi profondamente e dare risposte sensate all’uomo di oggi? Marzano ne è fermamente convinto.

I fardelli sugli altri

Il libro di Marzano è per me una provocazione teologica. Perché la questione in gioco è la verità e nient’altro. Può un sacerdote predicare castità e purezza ai suoi fedeli e poi nel “privato” essere un rapace predatore sessuale? Può l’istituzione che lo legittima coprire con il silenzio questo comportamento essendo pienamente cosciente che ci sono dei livelli di ascesi che non sono accessibili a tutti?

La verità sulla vera natura degli uomini non è forse uno dei più potenti strumenti di comprensione che il Vangelo ci offre? Nella sua critica radicale all’ipocrisia religiosa e alla religione istituita Gesù ha detto: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità” (Mt. 23, 27-28). Come avrebbe mai potuto Gesù istituire una forma organizzativa di tipo burocratico, patriarcale, chiusa e piramidale l’autore di queste parole? Me lo chiedo spesso, non senza dolore.

Il futuro della Chiesa consiste – ora e sempre – nel tentativo di chiarire bene le sue origini e le intenzioni profonde del suo fondatore. Gesù insegna a liberare il desiderio o a soffocarlo? Insegna a vivere con i sensi di colpa o a liberarsene? Insegna una vita nomade, gioiosa, libera dalle angosce del profitto e dell’accumulo o una vita da “impiegati senza cuore”? Gesù ci ha insegnato a temere il nostro desiderio? A vivere nell’inautenticità dei rapporti sociali? A legare pesanti fardelli e imporli sulle spalle della gente? Cosa vuole Gesù da chi gli si avvicina?

Sempre di più mi pare che al centro del discorso cristiano c’è la possibilità inaudita di una vita piena di senso lontano dalla competizione e dallo sfruttamento, nella gioia di una fraternità possibile e vera che non può esistere sé c’è chi si nasconde, sè vive una doppia identità, sé predica bene e razzola male. La vera fraternità implica un totale rapporto di parità. Altrimenti c’è sempre una subordinazione, un capo, un “organizzazione” che disintegra le migliori energie dell’individuo.

La fraternità di Cristo implica una parità assoluta tra gli uomini. Ecco lo scandalo assoluto. La novità assoluta. La più impossibile delle scelte. Lo sconcerto-vicino. L’irrealizzabile-concreto. Ciò che non abbiamo, ciò che non vogliamo.

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