Non profit

La Cgil pensa ai giovani

Il neo segretario Susanna Camusso presenta la campagna “Non + disposti a tutto”

di Redazione

C’è la Cgil dietro la campagna “Giovani non+ disposti a tutto”. Ad annunciarlo oggi in conferenza stampa il segretario generale del sindacato, Susanna Camusso, svelando così la paternità dell’iniziativa, che ha tappezzato le città italiane, in vista della manifestazione nazionale del 27 novembre a Roma. «L’elemento mistero -ha detto – ha attratto molti giovani. Con questa iniziativa pensiamo di aver svuotato il pregiudizio che tutto venga diretto dall’alto. Così la Cgil sperimenta se stessa su come si costruisce un futuro di rappresentanza dei giovani».« Il “Non +” è per i giovani che sono costretti a lavorare in un modo che non rispetta la loro dignità e i loro diritti. Ciò che giustamente i giovani ci rimproverano è che non riusciamo a dare loro abbastanza voce. Pensiamo che lo sforzo vero di questa campagna sia stato quello di raggiungere i giovani che sono invisibili perchè ricattabili, condizione che non permette loro di essere iscritti al sindacato».

«Abbiamo dato vita – ha spiegato Ilaria Lani, responsabile giovani Cgil – a questa campagna per denunciare con forza lo sfruttamento dei giovani. Quando mancano i diritti rimane solo sfruttamento e con “Giovani non + disposti a tutto” vogliamo dire al governo che i giovani meritano qualcosa di più. È necessario un Paese che dia una prospettiva”. Tre le fasi della campagna. «Il 31 ottobre – ha ricordato Ilaria Lani – sono apparse on line le prime quattro proposte di lavoro indecenti. Per rappresentare la situazione dei giovani in Italia, si leggono offerte del tipo: “Gruppo bancario cerca giovani con master Mbà, disponibili a fare il caffè al loro capo o, se nervoso, la camomilla”. In contemporanea, viene aperta la pagina Facebook e il profilo Twitter dei giovani “disposti a tutto”. Lunedì 8 novembre il sito, la pagina Fabebook e il profilo Twitter vengono virtualmente occupati dai “Giovani ‘Non+” disposti a tuttò. Gli annunci affissi vengono coperti dalla scritta “Non+”. Quindi oggi venerdì 12 novembre cade l’anonimato. «Di tutti gli annunci – ha affermato – ne faremo un Libro bianco per dare così maggiore visibilità alle nostre proposte». La rendita, si legge tra le proposte della campagna, è il primo blocco allo sviluppo: frena gli investimenti e favorisce l’accumulazione di ricchezza parassitaria. È necessario tassare le rendite finanziarie per liberare risorse capaci di mettere in moto un’economia fatta d’innovazione, sostenibilità ambientale, buona occupazione». “Giovani non+ disposti a tutto” sostiene anche che il nostro Paese deve puntare sull’innovazione e sulle competenze dei giovani, con investimenti pubblici volti a riqualificare il territorio e mettere in moto la green economy. Si devono incentivare le imprese che investono in ricerca e creano nuova e buona occupazione. È fondamentale investire nella scuola e nell’università e coordinare le politiche territoriali di sviluppo, ricerca e formazione per indirizzare le scelte competitive e riqualificare il nostro sistema economico.

Per qualificare la pubblica amministrazione attraverso l’ingresso dei giovani, si legge nel documento della campagna, è necessario sbloccare le assunzioni nella scuola, nell’università, nelle pubbliche amministrazioni per favorire l’ingresso di giovani laureati e diplomati, in molti casi già stabilmente precari, negli stessi enti. Vanno potenziati i centri per l’impiego, per aiutare i giovani a rafforzare il proprio percorso professionale e facilitarne l’ingresso nel mondo del lavoro. È necessario, si legge ancora, riportare tutte le forme di lavoro all’interno dei contratti collettivi di lavoro. Agganciare le retribuzioni delle tipologie di lavoro atipiche (contratti a progetto, partite iva, etc) ai livelli dei contratti collettivi nazionali di lavoro ed estendere le tutele contrattuali. Il lavoro a termine deve costare di più rispetto al lavoro standard. Il prelievo contributivo deve essere uguale per tutti e la retribuzione deve superare il livello previsto nei contratti nazionali. È importante introdurre forme di protezione anche per i giovani professionisti, sempre più deboli e ricattabili e per lo più esclusi dalla regolamentazione della professione.

 

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