Non profit

La Cina è tornata all’età dell’oro

Investimenti sicuri

di Redazione

Pensandoci bene tutti i nostri risparmi, esclusi quelli per l’acquisto della casa, sono investiti in carta. Azioni, obbligazioni, titoli di Stato, gli stessi soldi: tutto è di carta, e hanno valore perché tutti noi lo riconosciamo e ci fidiamo.
Al contrario, nelle culture asiatiche la sapienza degli anziani ha sempre mostrato un profondo amore per l’oro e l’argento. Così gli indiani, e negli ultimi dieci anni i cinesi, non si sono mai completamente fidati degli investimenti in carta come riserva di valore. Quello che sta succedendo è l’esplosione della domanda da parte della gente comune che, sommandosi alla scarsa disponibilità, ha fatto salire il prezzo dell’argento del 10% in tre settimane. Un vero e proprio tsunami che coinvolge 2,5 miliardi di persone.
Secondo il World Gold Council, associazione industriale delle aziende minerarie aurifere, la domanda cinese al dettaglio nell’ultimo anno è aumentata del 70% per l’oro e del 300% per l’argento.
Alla base delle motivazioni di questo fenomeno c’è l’aumento dell’inflazione, che in Cina è quasi del 5% mentre i risparmi rendono meno del 3%; di fronte a tassi reali negativi la popolazione sta convertendo i propri risparmi in oro e argento. L’attenzione degli operatori è stata catturata da un programma organizzato dalla Banca cinese ICBC, che permette di accumulare un minimo di 1 grammo di oro al giorno e alla scadenza può essere rinnovato, convertito in oro fisico o denaro contante. La cosa impressionante è la velocità esplosiva che ha avuto: 1 milione di conti aperti in pochi mesi solo in una fase di test in poche città. Le potenzialità sembrano immense, considerato che la ICBC è la banca più grande al mondo con oltre 210 milioni di conti correnti. Cosa potrebbe succedere se fosse imitata da altre banche cinesi o in altri Paesi? Mentre il mondo continua a galleggiare su un mare di carta, questo tsunami di domanda di oro fisico potrebbe spazzare via la produzione mondiale.

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