Non profit

La città che non smette di crescere sommersa dallo smog e dall’immondizia

di Redazione

La cortina di smog è diventata un muro di cemento grigio. Le malattie polmonari sono aumentate del 30-40%. La città rischia di essere sommersa dal mare. Benvenuti a Mumbai. O a quel che ne rimane. La città più inquinata del mondo e, in dieci anni, anche la più popolosa. Nauseati dall’olezzo dei rifiuti ? anche chimici ? che invadono i viottoli della vecchia Bombay, viene in mente quando, quattro anni fa, il ministro dell’Ambiente dello Stato indiano di Maharashtra ha detto che sarebbe stata una buona idea vendere gli ultimi quattro o cinque grandi spazi “liberi” come l’ippodromo o il grande parco del Maidan Oval, per trasformarli in zone residenziali. Un’idea che non avrebbe concepito neppure Kurt Vonnegut nei suoi momenti di massima creatività…

In cerca di ossigeno
Mumbai. Come succede a quasi tutte le metropoli, ne esistono due versioni: Mumbai Uno per i ricchi e l’Altra Mumbai per i poveri. L’Altra conta qualcosa solo durante le elezioni. Mumbai Uno sembra schizofrenica e con un senso della realtà sconnesso.
Come presunto motore dell’economia nazionale ha aderito ciecamente all’illusione (diffusa soprattutto dall’Occidente) di un’India spendente e prospera, entrando nel nuovo millennio con la ferma intenzione di diventare entro il 2020 la città più popolata del mondo con 28,5 milioni di abitanti. Questo grande onore, tuttavia, non è di conforto per il 50% degli abitanti della città che vivono senza elettricità e acqua corrente. La gravità dell’inquinamento di Mumbai è ben sottolineata da un recente studio secondo il quale respirare l’aria della città provoca danni equivalenti a fumare 20 sigarette al giorno; da ciò si comprende la grande popolarità degli “oxygen bar” recentemente aperti, locali dov’è possibile respirare aria pura al 100%.
La “vecchia” Bombay ha mille sfaccettature: il fascino del cinema di Bollywood, le partite a cricket sui maidan nei weekend, i pranzi sulla spiaggia di Chowpatty e gli autobus rossi a due piani. Ma anche le infami gabbie del distretto a luci rosse, le vie dove è impossibile passare a causa del fetore, la violenza e i potenti signori della mafia. Tra le pieghe della metropoli spunta la baraccopoli di Dharavi, un agglomerato di lamiera e plastica che si estende per due chilometri quadrati scarsi in cui vivono circa un milione e mezzo di persone. Qui l’affitto medio di un appartamento è di 4 dollari al mese. La bidonville di Dharavi (la più vasta di tutta l’Asia) è considerata uno dei più grandi concentrati urbani del mondo.
Ed è all’interno di Dharavi che sorge Compound 13, un quartiere specializzato nel riciclo dei rifiuti urbani di cui Mumbai è completamente invasa. Raccolti solo in parte dall’amministrazione locale, sono una fonte di guadagno per chi non ha lavoro: un business per lo più “illegale”, tollerato dallo Stato in quanto permette la sopravvivenza di milioni di persone. Nel quartiere “Compound 13” lavorano 30mila persone, che arrivano da Dharavi e dagli slums di tutta la città, impiegate nel riciclo delle 6mila tonnellate di rifiuti prodotti quotidianamente dalla metropoli. Qui sono riciclate fino a 600 tonnellate di plastica al giorno, più carta, ferro e vetro. A Dharavi si scava a mani nude nelle discariche, nelle canalette delle fognature della città, nei bidoni della spazzatura, si guadagnano 2 euro al giorno e si muore giovani, uccisi dagli agenti chimici e dai fumi tossici della fusione di materiali. Inoltre, non esistono protezioni sindacali, malattia, ferie: più della metà delle 700 imprese del “Compound 13” sono illegali.
Ma sia che vi troviate in Mumbai Uno o nel profondo degli slums, un democratico ammasso di nubi marroni vi sovrasterà, densa foschia di smog che soffoca la metropoli tutta. L’inquinamento dell’aria è uno dei gravi problemi dello stato del Maharashtra; negli ultimi vent’anni le emissioni industriali e delle auto sono aumentate di otto volte. Nella sola area metropolitana di Mumbai si stima che circa 2.800 decessi prematuri ogni anno siano causati dal degrado atmosferico. I veicoli a circolazione in India hanno motori piuttosto vecchi, che in grande maggioranza non riuscirebbero a superare i test di controllo delle emissioni di Europa e America. Il traffico è ritenuto responsabile del 52% dell’inquinamento atmosferico a Mumbai, del 64% a Delhi. Per questo Delhi e Mumbai hanno cercato entrambe di cambiare il loro sistema di trasporti pubblici passando al gpl (gas propano liquido), mentre la Corte Suprema ha disposto la circolazione a metano di tutti i mezzi urbani.
Ma l’impegno del governo nazionale per migliorare gli standard qualitativi dell’aria si scontra quasi sempre con la mancanza di sostegno a livello locale. Il problema è lo stesso a livello dei nuclei familiari: ogni anno più di mezzo milione di cittadini indiani muore all’interno delle case a causa della persistente abitudine di bruciare legno o sterco di animale piuttosto che passare a fornelli che non producano fumi, o al gas liquido fornito dalle agenzie per lo sviluppo.
E Mumbai è la cartina al tornasole dell’India. Quest’inverno lo smog non ha formato la solita cortina grigia: ha creato un blocco come cemento sporco che a volte partiva un paio di metri sopra la testa allungandosi per chilometri sul mare e in alto, fino al cielo. Gran parte del merito è sicuramente delle centomila automobili in più che ogni anno circolano per le strade di Mumbai, del traffico aereo quasi raddoppiato e dello sviluppo incontrollato delle zone industriali, che ha trasformato i villaggi in periferie. Non solo: anche quest’anno mancherà l’elettricità per le industrie un giorno alla settimana.

Modello Shanghai
Mumbai Uno ha scelto di avere un nuovo modello: vuole a tutti costi copiare Shanghai. Grattacieli, lusso, occidentalizzazione spinta. Ma dal punto di vista geografico, Mumbai è un girino aggrappato alla costa occidentale del subcontinente. Ha una superficie di 603 chilometri quadrati. Le stime variano, ma si ipotizza che abbia circa 14 milioni di abitanti. Shanghai ne ha 21 milioni e mezzo, su 1.928 chilometri quadrati.
Mumbai è già considerata la città più inquinata del mondo. In dieci anni diventerà anche la più popolata. Mumbai Uno ha delle buone ragioni per sentirsi separata dall’Altra Mumbai. Quando mancherà l’acqua, la comprerà dalle autocisterne, come fa già adesso. Quando cominceranno le interruzioni di corrente, comprerà elettricità, a qualsiasi prezzo. Quando il mare comincerà a invadere la città, si rifugerà nei grattacieli che adesso il governo permette di costruire.
«Ci sono una sola Terra e una sola atmosfera», e un murales che spunta sulla devastata spiaggia di Chowpatty ricorda come la resa dei conti arriverà anche per chi finge di non vedere la “vecchia” Bombay deteriorarsi. Che lo vogliano o no, Mumbai Uno e il resto dell’India indifferente dovranno respirare la stessa aria dell’Altra Mumbai.

Si può usare la Carta docente per abbonarsi a VITA?

Certo che sì! Basta emettere un buono sulla piattaforma del ministero del valore dell’abbonamento che si intende acquistare (1 anno carta + digital a 80€ o 1 anno digital a 60€) e inviarci il codice del buono a abbonamenti@vita.it