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La convenzione disabili?bPasserà per decreto

Diritti Eugenia Roccella risponde alle domande di Franco Bomprezzi

di Redazione

«Per ratificare il testo dell’Onu useremo un provvedimento d’urgenza che presto sarà in Consiglio dei ministri», assicura il sottosegretario. Che aggiunge: «Le associazioni, però, non si comportino come sindacati» E ugenia Roccella, sottosegretario al ministero del Welfare, non si sottrae alle domande. Assediata da una fila di telefonate, trova il tempo per conversare con calma su disabilità e dintorni, a partire dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone disabili. Per il momento l’Italia, in buona compagnia peraltro, non ha ancora ratificato il documento, e perciò non può esprimere una propria candidatura al Comitato internazionale, chiamato a monitorare la sua attuazione nei vari Paesi del mondo.
Vita: Quando riuscirà a portare in Consiglio dei ministri la proposta di legge di ratifica della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità? E quale iter prevede che sarà seguito?
Eugenia Roccella: Siamo a buon punto, dovremmo essere alla resa dei conti. Anche se formalmente manca un assenso da parte di alcuni ministeri, però ritengo che si possa ragionevolmente arrivare in tempi abbastanza rapidi ad approvare un decreto legge, un provvedimento d’urgenza, in modo che sia immediatamente efficace. Poi il Parlamento avrà il tempo per approvarlo definitivamente.
Vita: Che cosa ha impedito che la Convenzione venisse ratificata in tempo utile per una candidatura italiana al Comitato di esperti?
Roccella: Mi lasci dire che non possiamo parlare di tempi lunghi. Ricordo che la convenzione Onu sui diritti del fanciullo ha impiegato oltre due anni per essere approvata dal nostro Parlamento. In questo caso, se teniamo conto che nel frattempo erano state sciolte le Camere, stiamo facendo davvero presto. Aver unificato welfare, lavoro e sanità ha aiutato a concentrare i tempi di valutazione della Convenzione, che è un testo complesso, ricco di implicazioni per molti ministeri, dagli Esteri, alle Infrastrutture, alla Pubblica Istruzione.
Vita: Sì, ma adesso a che punto siamo?
Roccella: Buono, le ripeto. Anzi, sono contenta perché abbiamo avuto, proprio adesso, la risposta positiva anche dalla Ragioneria di Stato, che ci aveva chiesto dei chiarimenti.
Vita: Ci sono problemi di costi? La Convenzione di per sé non mi sembra che ne preveda…
Roccella: Non grandi cifre, ma va prevista la nostra partecipazione agli organismi Onu, e dunque un costo va considerato. Ma il problema è superato.
Vita: Quale giudizio dà della Convenzione?
Roccella: È un testo di grande valore, anche simbolico. Non prevede in realtà la definizione di nuovi diritti, quanto piuttosto una sistemazione ordinata dei princìpi. Mi sembra soprattutto una fondamentale carta di valori, una indicazione precisa di tutto ciò che è importante garantire a tutte le persone con disabilità.
Vita: Come giudica la situazione attuale delle persone con disabilità e delle loro famiglie? Quali sono a suo parere i provvedimenti più urgenti?
Roccella: È chiaro che stiamo vivendo un momento economico particolarmente difficile. E sarebbe semplice lavorare avendo tante risorse a disposizione. Ovviamente così non è. Ma proprio per questo sono particolarmente soddisfatta che il governo non abbia toccato il fondo per la non autosufficienza, interamente rifinanziato, quando i tagli sono avvenuti un po’ ovunque. Però non è questo il punto più importante?
Vita: Qual è allora?
Roccella: Mi ha molto colpito il risultato di una ricerca sul campo, condotta da Matilde Leonardi, per verificare alla luce dell’Icf, la nuova classificazione delle disabilità dell’Organizzazione mondiale della sanità, lo stato della situazione. Il dato che emerge è che il più importante facilitatore dei diritti è la famiglia, mentre i servizi sociali vengono spesso percepiti come un ostacolo, un freno. Dunque non c’è solo un problema di spesa, ma anche, forse prima, di semplificazione burocratica, di ascolto, di prossimità ai bisogni reali delle persone e delle famiglie, difficili da individuare e da quantificare.
Vita: Che cosa bisogna fare per raggiungere questo obiettivo?
Roccella: Secondo me noi italiani, anche giustamente, abbiamo tenuto sempre il pedale schiacciato sull’acceleratore dei diritti, ma forse non ci rendiamo conto che ci sono intere fasce di persone con disabilità, che sono completamente tagliate fuori. Dobbiamo recuperare questa consapevolezza. E non è solo una questione di soldi e di risorse, ma anche di impegno.
Vita: In questo senso che giudizio dà e come intende valorizzare il lavoro svolto dalle associazioni di tutela delle persone con disabilità?
Roccella: Le associazioni sono importanti, vanno considerate e ascoltate. Già lo stiamo facendo, abbiamo avuto alcuni incontri con un gruppo di associazioni, poi alcuni incontri bilaterali, ci saranno altre consultazioni?
Vita: …però?
Roccella: Però non vorrei che vivessero il proprio ruolo come se fossero dei sindacati, sarebbe un errore. Prima di tutto perché c’è un problema di rappresentanza oggettiva, difficilmente valutabile. E poi perché le associazioni sono uno strumento di partecipazione, non qualcosa di diverso.
Vita: Ci sarà in futuro una nuova Conferenza nazionale sulle politiche per l’handicap, come prevede la legge?
Roccella: Guardi, quando sono arrivata al ministero ho trovato un lungo elenco di Conferenze nazionali che aspettano di essere organizzate? Arriverà anche il turno della conferenza sulla disabilità.
Vita: Insomma, non è esattamente una priorità? E i Lea? Il governo precedente, sia pure in extremis, li aveva approvati?
Roccella: Ma non erano arrivati alla fine del percorso. Non avevano avuto l’autorizzazione alla spesa. E le cose sono finite quando tutto il percorso è completo, non prima. Perciò adesso dobbiamo ripensare ai Lea, perché siamo entrati in una fase delicata e decisiva, quella della riforma federalista, e dunque possiamo rivedere la questione dei Lea alla luce del loro significato di bilanciamento dei trattamenti nei diversi territori. Deve essere però chiaro che non esiste un modo facile e certo di quantificare i servizi socio-sanitari essenziali, mentre è più semplice farlo nel campo strettamente sanitario. Come possiamo essere sicuri che i fondi vadano esattamente a intercettare i bisogni? Questa è una competenza che sempre più appartiene al livello regionale, mentre al governo spetta il compito di garantire parità di trattamento alle persone indipendentemente dalla regione di residenza.
Vita: Che cosa intende quando dice che bisogna «rivedere la questione dei Lea»?
Roccella: Che dobbiamo lavorare all’interno del governo per chiarirci bene su questo punto.
Vita: E nel frattempo che succede?
Roccella: No, le ripeto: stiamo lavorando bene, muovendoci sul terreno delle cose che si possono fare meglio. Le faccio un esempio: stiamo costruendo un percorso importante con l’Associazione dei familiari delle persone in stato vegetativo, a partire dai loro bisogni reali, dalla loro esperienza concreta. Partiamo dalle situazioni di maggiore gravità, come è giusto.
Vita: Un’ultima parola per Eluana?.
Roccella: Ha dimostrato che è viva, che è una persona con disabilità gravissima. Ma la sua vicenda adesso dovrebbe essere trattata con la massima discrezione. È importante che si stia arrivando a una risposta politica, parlamentare. La commissione Sanità sta lavorando positivamente.

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