Mondo

La cooperante avsi: abbiamo acqua al massimo per 10 giorni

Ospedali senza inferimieri, feriti, cadaveri da seppellire: "Un infermo" dice Fiammetta Cappellini di Avsi

di Redazione

«Acqua potabile: 1 giorno di autonomia. Ma possiamo trattare l’acqua della cisterna. In tal caso: massimo 10 giorni» è una delle priorità segnalate da Fiammetta Cappellini, la cooperante di Avsi ad Haiti.

«Oggi ci siamo finalmente resi pienamente operativi» scrive via skype Fiammetta. «Obiettivo della giornata: valutare la situazione e vedere come utilizzare le nostre risorse.Siamo partiti di buonissim’ora per sfruttare tutte le ore di luce, visto che non c’è corrente».

Ecco il suo incredibile resoconto

«Abbiamo cominciato da Citè Soleil, la bidonville nella quale lavoriamo con tante attività, educative, di alfabetizzazione, diritti umani, formazione, ecc. Abbiamo trovato una situazione disastrosa. Gli edifici di maggiori dimensioni sono crollati. Segnalo solo per citarne qualcuno: la parrocchia, la scuola nazionale, la scuola cattolica Foyer Culturel, storicamente teatro di molte nostre iniziative. Tutto distrutto».

«Il commissariato e il comune invece si sono salvati. Il nostro centro di appoggio psicosociale è in piedi, ma danneggiato. Non funzionale in questo momento, ma con pochi lavori potrebbe. Il numero di vitttime a Citè Soleil è molto elevato, pur non essendo una delle comunità più toccate».

«Dopo 12 ore dal sisma, l’unico ospedale che serve una popolazione di almeno 200.000 persone non funzionava. Dentro una sola infermiera, abbandonata a se stessa, senza alcun materiale, senza un medico, con l’aria stralunata di chi cerca di cavarsela in qualche modo in un vero inferno. Nel cortile dell’ospedale, feriti gravissimi e moltissimi cadaveri, buttati sull’asfalto, in pieno sole. Vedeste quanti bambini, a volte senza un arto o con ferite così terribili da essere non identificabili al volto. Una cosa terribile. L’unica parola che ci ha detto, in quella stanza di morte è stata: “un dottore, vi prego”… le abbiamo promesso che lo avremmo trovato».

«A Citè Soleil non siamo stati in grado di trovare che circa il 30% del nostro personale locale. Di un altro 20% riusciamo ad avere notizie. Degli altri non si sa nulla. Moltissimi, quasi tutti, hanno vittime in famiglia o hanno perso la casa. Comunque il personale è disponibile, soprattutto i ragazzi. Sono bravissimi. In mezz’ora abbiamo potuto disporre di un’equipe di 18 persone. Come valutazioen per Citè Soleil direi quindi: ancora urgenza. First step: medica e scavo (tra le macerie)».

«Da fare attenzione alla creazione di dinamiche di dipendenza dagli aiuti e di crisi sociale/popolare per aiuti sensibili come cibo. Situazione molto tesa già ieri. Ieri abbiamo lavorato sulla logistica per assicurare a msf di poter lavorare. Abbiamo aperto la strada tra le macerie, altrimenti non sarebbero mai arrivati. Abbiamo messo in piedi l’équipe, creato un minimo di spirito di squadra e riconfortato gli animi dei nostri. Operativamente, abbiamo cercato di rendere possibile l’ingresso di msf a Citè Soleil. Ora hanno una squadra operativa e noi facciamo un po’ di appoggio. Li supportiamo ancora uno o due giorni per l’arrivo del cargo, per spostare la merce, poi proseguiranno da soli. Abbiamo un debriefing domani con loro per la questione cadaveri. Se si identifica un sito, ci siamo offerti con le squadre per scavare, per seppellirli. Mi sono anche offerta di negoziare il sito con i capi banda, visto che la zona, come sapete, è tutta controllata da feroci bande armate».

«Fatte queste due cose (assicurato l’ospedale e risolta questione cadaveri) possiamo attivarci per iniziative più di ricostruzione.
Pensavo: aprire il centro come ufficio di appoggio. Requisire i locali della vicina scuola OPJED (possiamo farlo, sono nostri partner) per fare accoglienza a famiglie senza tetto o per orfani. Iniziare identificazione vittime legate al nostro sostegno a distanza. Al momento però nessuno dei tre partner sembra reperibile, nemmeno la coordinatrice Sherline. Appena possibile, necessita distribuzione di kits cucina per il cibo, quindi pentole, taniche eccetera, vestiti, teli da usare tipo tende, materassini da campo, coperte leggere (pensavamo di usare le salviette ikea che ci ha dato UNICEF). Chissà… Ci siamo poi spostati a Martissant, altra zona “feroce” di bidonville nella quale lavoriamo. Siamo andati dapprima all’ospedale msf: un girone infernale. Due medici e dieci persone per centinaia e centinaia di vittime. Da non sapere dove metter i piedi. Abbiamo visitato i nostri uffici, quelli delle basi locali dell’Unione Europea, FED e centro appoggio UE3: non danni gravi, quasi nulla, agibili, pronti all’uso.
Abbiamo lasciato messaggi scritti alle équipes, appuntamneti per i prossimi giorni, indicazioni, ma nessun risultato. L’unica equipe in azione è il FED. Hanno fatto il censimento per lo stato delle nostre scuole. A ieri pomeriggio su 8, 2 sono totalmente perse, 2 gravemente danneggiate».

«Di tutta la nostra équipe terreno qui a Martissant (15 persone + 15 mediatori) solo 5 assistenti sociali e un coordinatore sono reperibili e in grado di lavorare. Da notare comunque che quasi tutti hanno riportato ferite lievi e hanno famiglie in mezzo alla strada. Ma hanno assicurato disponibilità a lavorare a tempo pieno».

«A Martissant la situazione è da ecatombe in alcuni quartieri come Grande Ravine, Descaiettes e TiBwa. Comunque per la cronaca la nostre casette OCHA hanno resistito. Molti feriti gravi non riescono a raggiungere gli ospedali. Molti bambini hanno bisogno di interventi urgenti di aiuto. L’ufficio FED è diventato un naturale punto di appoggio, la gente che ha perso la casa si è radunata lì davanti. E da questi che vorremmo cominciare. Pensavamo di aprire l’ufficio e adibire le sale ai bambini secondo fasce di età. Possiamo prenderne in carico fino a 250 contemporaneamente. Un’inezia, ma meglio di niente. Vorremmo istituire un servizio di accoglienza per bambiini, in modo da dare ai genitori la possibilità di andarsi a cercare le proprie cose o quel che ne resta, in casa. Cominceremmo anche a fare il punto su case distrutte, case da risistemare, orfani e bambini non accompagnati».

«Appena possibile, necessita distribuzione di: stesse cose di cui sopra per Citè Soleil. Per Les Cayes, la zona a sud ovest dove sta il nostro Tito Ippolito, per il momento non ha avuto problemi, stiamo ospitando in casa e giardino altre organizzazioni».

«Situazione casa mia:
– carburante e generatore funzionante, autonomia almeno 8-9 giorni a ritmo pieno, se razioniamo la corrente anche 2 settimane.
– cibo secco scorta per 4 giorni. Cibo fresco finito.
– acqua potabile: 1 giorno di autonomia. Ma possiamo trattare l’acqua della cisterna. In tal caso: massimo 10 giorni.
– Gas cucina per una settimana.
– Benzina auto ne ho per tre giorni al massimo
– No acqua corrente, ma acqua per lavarsi disponibile.

Urgenza: la comunicazione. Fateci arrivare qui benedetti satellitari!»
Ciao, Fiammetta

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.