Famiglia
La cooperazione val bene un viceministro
Intervista con il ministro degli Esteri, Gianfranco Fini: il leader di An fa il bilancio dei suoi due anni alla Farnesina
di Redazione
«Nella prossima legislatura proporrò la creazione di un viceministro per la Cooperazione allo sviluppo presso la Farnesina, al fine di assicurare un?opportuna autonomia operativa e il necessario raccordo con la politica estera nazionale». Inizia con una promessa l?intervista a Vita di Gianfranco Fini, ministro degli Esteri dal novembre 2004. Obiettivo: parlare dei tagli alla cooperazione internazionale, delle prospettive per le ong italiane di fronte alla sempre maggior difficoltà a operare in determinati paesi e delle misure varate dalla Farnesina (il Mae) con lui alla guida.
Vita: Sul finire del 2005 Corea del Nord e Russia hanno ?chiuso? alle ong straniere. Come valuta questa decisione?
Gianfranco Fini: In Corea del Nord era presente solo il Cesvi con un progetto cofinanziato dal Mae per 1,5 milioni di euro. L?esecuzione del progetto è stata sospesa dopo la chiusura coreana, che sembra riflettere considerazioni prevalentemente politiche. La decisione coreana va inquadrata nell?ambito delle relazioni tra Corea e paesi Ue. L?esclusione non riguarda infatti solo il Cesvi ma, più in generale, tutte le ong. Per quanto riguarda la decisione delle autorità russe di non ammettere ong straniere – fatto salvo che tale paese non beneficia di progetti cofinanziati dal Mae – ha destato stupore, soprattutto in considerazione dell?importante aiuto umanitario che le ong conducono nelle parti più povere della Federazione russa.
Vita: Che dovrebbe fare l?Italia per facilitare il lavoro all?estero delle nostre ong?
Fini: Sul piano amministrativo, sono state già varate alcune significative misure per superare lentezze procedurali connesse coi pagamenti dei contributi ministeriali a favore delle ong. L?anno scorso è entrato in vigore il decreto ministeriale 337 che ha semplificato in modo significativo le procedure di rendicontazione, rendendo possibile l?erogazione in tempi brevi di gran parte dei pagamenti dovuti alle ong. Inoltre è in fase d?avanzata elaborazione il testo di una nuova delibera che dovrebbe entrare in vigore a primavera e, conformandosi ai criteri della Commissione europea, semplificherà in maniera radicale lo schema di presentazione e valutazione dei progetti d?aiuto. L?obiettivo è dimezzare i tempi amministrativi, sulla base di uno schema operativo analogo a quello in vigore presso la Commissione europea.
Vita: La legge 49/87 afferma che la cooperazione internazionale è parte integrante della politica estera italiana. A suo avviso questo assunto è ancora realistico?
Fini: La cooperazione allo sviluppo è senza dubbio alcuno un fondamentale strumento della politica estera di ogni Stato. Prova ne sia la rilevanza ad essa attribuita a livello comunitario, nonché l?individuazione, in sede Onu, degli Obiettivi del Millennio in base ai quali i governi dei paesi sviluppati si sono impegnati a dimezzare la povertà mondiale entro il 2015. Essa rappresenta la possibilità concreta per l?Italia di impegnarsi sul fronte della lotta alla povertà, al sottosviluppo, alle pandemie. Su quest?ultimo punto l?attuale governo si è mostrato particolarmente sensibile, stanziando nel 2005 fondi specifici, aggiuntivi rispetto alle voci di bilancio della cooperazione ed esplicitamente destinati al Fondo globale per la lotta ad Aids, tbc e malaria.
Vita: Dall?87 sono successe un po? di cose, non crede sia necessaria una nuova legge?
Fini: Non nego che 19 anni, in un periodo di grandi cambiamenti nella politica interna del nostro paese, siano un periodo di tempo rilevante. Ma sebbene il sistema di cooperazione italiano possa aver bisogno di alcune modifiche e innovazioni, soprattutto per renderlo più rispondente al modello proposto dall?Ue, la legge 49 resta a mio avviso un?ottima base di partenza, che individua correttamente il ruolo e i fini della cooperazione allo sviluppo. Base su cui costruire una riforma progressiva che renda la cooperazione italiana più moderna e dinamica.
Vita: E dei tagli alla cooperazione in Finanziaria che ci dice?
Fini: Le restrizioni di bilancio – legate alla congiuntura economica sfavorevole – non ci hanno consentito di destinare alla Cooperazione allo sviluppo quanto in precedenza auspicato. In attesa che il miglioramento dei conti pubblici consenta di riprendere il cammino verso il raggiungimento degli obiettivi del Millennio fissati dall?Onu, ho incoraggiato, nel frattempo, un processo già avviato di ottimizzazione delle risorse, allo scopo di compensare, almeno parzialmente, con un miglioramento qualitativo la riduzione quantitativa dei nostri interventi.
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