Non profit

La cooperazionead alta quotafunziona così

l'esperienza Compie vent'anni la cooperativa sociale Le Valli

di Redazione

Fedele al nome, la cooperativa Le Valli ha scelto di non allontanarsi dal territorio dove è nata vent’anni fa: la provincia di Belluno, praticamente tutta in montagna. La sede è nella Longarone ricostruita dopo la tragedia del Vajont. «Qui già dall’87 si iniziava a sentire il problema dello spopolamento e dell’invecchiamento della popolazione. Le nostre attività sono iniziate proprio nel settore del servizio domiciliare agli anziani e ai disabili gravi», racconta il presidente, Pasquale Costigliola.
Con gli anni la cooperativa è cresciuta e ha iniziato a occuparsi anche della gestione di servizi residenziali o semiresidenziali, fisioterapia presso strutture e servizi socio-sanitari, a domicilio e in un proprio ambulatorio. Gli utenti sono anziani, disabili, persone con problemi psichici. Tra i progetti più recenti c’è Prove di volo, in collaborazione con l’Anfass. È rivolto ai disabili lievi e medi che ancora vivono in famiglia. «Passano il week end in appartamento con noi e i volontari dell’Anfass. Pian piano imparano a essere autonomi, o comunque a gestirsi da soli per alcune piccole cose».

Crescere insieme
Dal 1987 il fatturato è passato da quasi 119mila euro a oltre 7 milioni 650mila nel 2007. Gli utili sono divisi tra i soci ma anche reinvestiti sul territorio. Ad esempio, a Valle di Cadore la cooperativa sta ristrutturando una vecchia scuola di epoca fascista per ospitare, a partire dal prossimo anno, 16 persone disabili. L’edificio è dato in comodato dal Comune per trent’anni, secondo un patto territoriale che prevede anche, da parte dell’Ulss, l’affidamento della gestione alla cooperativa. «Per questo è importante il legame con il territorio: le valli con la montagna. Reinvestiamo in loco gli utili che abbiamo ricavato lavorando qui».
Gli utenti oggi sono più di 1.800, sparsi in tanti piccoli comuni, anche solo di 800 abitanti. «Per questa particolarità del territorio, l’organizzazione della cooperativa è fortemente decentrata: ogni singolo servizio e struttura ha un responsabile, o dovrei dire una responsabile. Solo in pianura si può accentrare», continua.
Un’altra specificità della cooperativa è che i soci lavoratori sono per il 94% donne. «Assumiamo giovani alla prima esperienza offrendo un’opportunità di formazione, ma anche donne di 45 – 50 anni, alla fine della carriera lavorativa. In questa zona la crisi delle occhialerie ha lasciato a piedi molte persone. Ad alcune di loro noi diamo una nuova possibilità di rimettersi in gioco».
Oltre a ridistribuire gli utili anche ai soci, è a loro disposizione un fondo interno per gli incidenti automobilistici. C’è la possibilità di chiedere anticipi sullo stipendio senza applicare tassi d’interesse per spese mediche, l’acquisto della prima casa o dell’auto, dato che senza nel bellunese non ci si muove.

Prospettive e pericoli
Vent’anni fa i soci lavoratori erano 9, oggi sono 314. «Più piccoli di così moriremmo, ma non vogliamo crescere troppo perché in una cooperativa sociale bisogna garantire la democrazia interna», osserva Costigliola. «È importante anche assicurare la qualità e professionalità dei servizi, ma ultimamente assistiamo a un'”invasione” del mercato da parte di soggetti di altre regioni, soprattutto Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, che partecipano a gare d’appalto a prezzi stracciati. Il problema è quando vincono. Significa che non c’è una volontà politica di fare le cose per bene. Questa è la vera minaccia al futuro della cooperazione sociale in Italia». La soluzione, per il presidente, è rispondere con consorzi e chiedendo, uniti nelle associazioni di cooperative, una chiara presa di posizione politica.
Il lavoro di rete è importante, specie in montagna, dove la comunicazione è più difficile. Oltre ad avere fondato il consorzio Sacs e aderire a Confcooperative, Le Valli collabora strettamente con il Comitato d’intesa sul volontariato, che unisce le associazioni della zona. In alcuni casi la stessa cooperativa ha contribuito a far nascere alcune esperienze associative. «Ad esempio, in Valcomelico il volontariato non esisteva proprio. È una realtà particolare, di confine. Anche lì, come in altre valli, abbiamo introdotto il “trasporto a chiamata”. Succede che molti hanno esigenza di spostarsi per andare al supermercato, in farmacia, in posta, e via dicendo. Ma non hanno nessuno che li accompagni. Allora si cercano anziani arzilli e volenterosi di mettersi al servizio degli altri per accompagnarli dove serve. In un caso una fondazione bancaria ci ha donato il pulmino. Noi come cooperativa mettiamo a disposizione il servizio di coordinamento». Si ricrea così una comunità solidale.

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