Mondo
La Corea del Nord chiude agli aiuti umanitari
Pyongyang, in grave crisi alimentare, dice no agli aiuti internazionali. Dal 13 dicembre chiusa a Pyongyang anche la missione del Cesvi, che sta negoziando un'eventuale prossima riapertura
di Redazione
I nordcoreani muoiono di fame. Ma il regime comunista di Pyongyang ha messo al bando gli aiuti alimentari delle agenzie umanitarie internazionali. Un rifiuto surreale che ha il valore politico di alzare la posta nell?interminabile ping-pong diplomatico con la comunità internazionale sul riarmo nucleare. E che ha anche il sapore tragico di un Paese che in nome dell?autorazionamento e dell?autarchia pretende di farcela da solo. Mentre la sua gente muore di malnutrizione. Le stime del World food program, l?agenzia Onu che si occupa di aiuti alimentari, parlano di un milione di persone morte negli ultimi dieci anni a causa della malnutrizione. Pyongyang rifiuterà dal primo gennaio gli aiuti alimentari delle agenzie umanitarie e cercherà di attuare un rigido programma di razionamento alimentare, pur di continuare a portare avanti il suo programma nucleare. La decisione di rimandare al mittente dal prossimo anno gli aiuti alimentari internazionali è arrivata assieme a quella di vietare le vendite di grano sul libero mercato, ormai d?uso nel Paese, in nome di un revival in pompa magna, ma con poco cibo in realtà, del sistema socialista di razionamento alimentare. Il World food program nel 2003 ha sfamato un quarto della popolazione nordcoreana grazie ai suoi aiuti. Il direttore esecutivo dell?agenzia Onu, James Morris, all?inizio di dicembre è stato in missione a Pyongyang per cercare di scongiurare la decisione del regime comunista. Ma è tornato a casa senza nessun accordo. E così dal primo gennaio dalla capitale nordcoreana dovranno partire le decine di rappresentanti dell?Onu, delle Ong e delle organizzazioni caritative che rappresentano un?antenna umanitaria per i Paesi occidentali e un pericolo secondo i nordcoreani. Il Regno eremita di Kim Jong II inevitabilmente resterà sempre più isolato dal mondo. La sensazione di molti osservatori occidentali è che questa decisione sia in realtà un segno di debolezza del regime comunista. Kim Jong II sembra abbia in mano fermamente il controllo del Paese. E il monopolio del riso rappresenta uno strumento potentissimo della popolazione affamata e terrorizzata da un regime poliziesco. Di recente avevano fatto ben sperare alcune decisioni di timido riformismo. Come quella di dare il via, grazie ai finanziamenti delle grandi società sudcoreane, a una zona industriale in territorio nordcoreano. Così come il progetto di costruire una rete ferroviaria per porre fine a cinquant?anni di isolamento tra i due Paesi.
Nei prossimi mesi la situazione alimentare non potrà che peggiorare. I soldati che già fanno la guardia ai campi di grano dovranno aumentare i controlli per evitate razzie. Gli operatori internazionali sostengono che il governo comprerà grano all?estero. Forse dalla Cina. Ma i prezzi di Pechino sono molto più elevati rispetto a quelli locali.
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