Non profit

La Fiat mette il turbo malascia a piedi il non profit

Fondazione Agnelli Cambio al vertice

di Redazione

La Fondazione Giovanni Agnelli cambia strada. E intanto che ingrana la nuova marcia, sostituisce anche il pilota. Al volante dell’ente non profit torinese, costituito nel 1966 da Fiat e Ifi con per patrimonio un pacchetto di azioni tale da garantire un rendimento di più di 2 milioni di euro l’anno, non ci sarà più Marco Demarie che però resta presidente del Centro documentazione sulle fondazioni. Dopo sette anni alla guida, il sociologo, esperto dell’universo fondazionale e di terzo settore, lascia il posto ad Andrea Gavosto, già ricercatore in Banca d’Italia, Confindustria, capo economista del Lingotto e poi, dal 2002 al 2007, di Telecom Italia.
La decisione è stata presa dal consiglio di amministrazione della fondazione presieduto da Maria Sole Agnelli Teodorani Fabbri. Una successione fisiologia e non certo traumatica, assicurano dalla palazzina di via Giacosa dove sono impiegati 15 dipendenti. Anche se, sotto la Mole, le dirigenze sono solite durare più stagioni. E senza dare troppo scalpore. Come è il caso di Marcello Pacini, in sella alla Fondazione Agnelli per 25 anni, dal 1976 al 2001, fino alla sua discesa in campo a fianco di Berlusconi e l’elezione in parlamento tra i banchi di Forza Italia. Bocche cucite dunque sulle motivazioni del cambio al vertice dell’ente sabaudo. Eppure nel mondo del terzo settore cresce una certa preoccupazione. Negli anni della direzione di Demarie, la Fondazione Agnelli è diventata un avamposto degli studi sul sociale, una sorta di capitale italiana nella ricerca su filantropia, immigrazione e non profit. Temi ben presenti anche nelle gestioni passate, ma accentuati proprio nel corso degli ultimi anni. Il neo direttore, Andrea Gavosto, è un’altra figura di prestigio. Ma sta dall’altro versante del guado, più nel profit, sul terreno della produttività industriale, che nel non profit.
Non è forse un caso che una delle prime uscite pubbliche del dirigente avverrà a Roma il 21 febbraio per il convegno Industria 2015 con un intervento in programma su «Politica per settori e politica per fattori?». Sotto la Mole le interpretazioni sul cambio di guardia si sprecano e indicano perfino il ritorno in auge di Fiat come ragione del giropoltrone in fondazione. Tuttavia bisognerà aspettare fino a marzo per capire quale sarà il piano d’azione del nuovo corso. Forse ci sarà meno spazio per gli studi sull’immigrazione e il non profit, ma oltre al focus economico i riflettori saranno puntati su scuola, università e formazione in genere.

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