Non profit
La finanza etica vabcontrocorrente
bilanci Sorprese dall'annuale ricerca di Eurosif
di Redazione
In Europa ha avuto un tasso di crescita a tre cifre, +102% negli ultimi due anni, +42% solo nel 2007, l’anno del “credit crunch”. Solo il mercato italiano stenta a crescere
L e Borse precipitano, l’investimento etico prova la scalata. In mezzo alla tormenta dei listini mondiali la finanza etica è l’unico segmento del risparmio gestito che sembra riuscire a non perdere la fiducia dei risparmiatori. Anzi, secondo il rapporto presentato da Eurosif – European Social Investment Forum il mercato europeo Sri procede al galoppo con un tasso di crescita a tre cifre, +102% negli ultimi due anni, +42% solo nel 2007, l’anno del “credit crunch” e della grana subprime sui mutui immobiliari americani.
Nello stesso periodo, l’indice europeo Msci è cresciuto del 16%. L’investimento Sri nella sua totalità rappresenta oggi, stando alle stime di Eurosif, il 17,6% del totale dell’asset management europeo. Dai dati della ricerca Eurosif 2008 risulta che il totale degli assets gestiti (Aum) in Europa ha raggiunto al 31 dicembre 2007 i 2.665 miliardi di euro. Per quanto riguarda l’allocazione delle masse, l’azionario rimane la classe preferita per le masse Sri con il 50% del totale Aum. I bond Sri seguono in scia lo sviluppo e ora rappresentano il 39% del totale. I fondi immobiliari invece stentano a decollare e rappresentano il 4% del totale europeo Sri (56,65 miliardi), generato principalmente dall’Olanda, l’Inghilterra, la Svezia e la Danimarca. Il private equity ed il venture capital arrivano all’1,4%, mentre gli investimenti alternativi e gli hedge funds si attestano all’1,3% seguiti dalle commodities allo 0,8%.
«Le dimensioni dell’investimento socialmente responsabile in Europa sono ormai tali da smentire chi lo riteneva destinato a rimanere un fenomeno di nicchia», ha detto Davide Dal Maso ( nella foto ), segretario generale del Forum per la finanza sostenibile. «Non è solo una moda: anche gli operatori più tradizionali hanno compreso che siamo di fronte ad un vero cambiamento di prospettiva nel modo di intendere l’economia». Con riferimento al core Sri, i mercati più forti rimangono quelli britannico e olandese. Germania, Francia e Svizzera sono quelli coi trend di crescita più rapida. Olanda e Belgio quelli in cui è più alta la quota Sri sul totale.
Il mercato italiano rimane ai margini: masse gestite ancora piccole (3,4 miliardi), scarsa propensione all’innovazione di prodotto e di processo, pregiudizi e scarsa conoscenza degli strumenti a disposizione. Giuseppe Zadra , direttore generale dell’Abi, ha osservato che «per l’investimento socialmente responsabile esistono ancora ampi margini di crescita. Le banche italiane hanno colto la necessità di coltivare il capitale di fiducia di cui dispongono e l’approccio Sri indica una direzione utile per incrementarlo. Credo che il compito più urgente del sistema bancario sia quello di attivare opportunamente le proprie reti per formare investitori più consapevoli».
«La peculiarità del mercato italiano», aggiunge Fabio Galli , direttore generale di Assogestioni, «è ben rappresentata in uno dei dati elaborati da Eurosif: l’Sri nel nostro Paese è per oltre il 90% un mercato retail; nel resto d’Europa le percentuali sono opposte. Questo perché da noi l’investimento istituzionale è ancora sottodimensionato e occorre incoraggiarlo, anche perché la logica che gli è propria, quella del lungo periodo, ben si sposa con gli obiettivi dell’Sri».
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