Europa più fragile

La Germania scopre i franchi tiratori: Merz cancelliere ma solo al secondo scrutinio

Non era mai accaduto che servissero due votazioni per la fiducia al nuovo capo del governo. Uno choc per Berlino, frutto di un malcontento interno ai cristiano-decoratici e ai socialdemocratici che i rispettivi leader non hanno saputo intercettare. «Un errore da dilettanti», lo definisce Anna Paola Concia. Ma «lo schiaffone» può essere positivo se spingerà il successore di Olaf Scholz a un lavoro più di squadra

di Francesco Crippa

Che fatica. Friedrich Merz è il nuovo cancelliere tedesco, ma l’investitura è arrivata solo alla seconda votazione del Bundestag, dopo che nella prima aveva mancato la maggioranza per un pungo di voti. Non era mai accaduto prima che un candidato cancelliere non incassasse la fiducia al primo e quindi unico giro: un’incertezza storica per la rigorosissima Germania, che ci ha abituato all’idea che piuttosto che mettere in stallo il Paese è meglio convergere su coalizioni di larghe intese. «Non ci sono più i tedeschi di una volta», commenta scherzosamente con VITA Anna Paola Concia, storica attivista Lgbt ed ex deputata del Partito democratico che ormai da oltre 10 anni vive a Francoforte.

Quella tra Cdu/Csu (Partito cristiano-democratico e Unione cristiano-sociale della Baviera) e Spd (socialdemocratici) è una große koalition in perfetto stile teutonico nata sullo scheletro di quella che ha sostenuto il governo di Olaf Scholz, in cui figuravano anche i Verdi e, per un periodo, i Liberali. Tuttavia, lo stallo, pur durato poche ore, che ha preceduto il via libera la espone a facili accuse di fragilità e incapacità.

Il primo scrutinio affossato dai franchi tiratori

Nel primo scrutinio, Merz ha raccolto solo 310 voti, sei in meno del necessario e 18 in meno di quelli attesi. Nel pomeriggio le schede in suo favore sono state 325: messi in riga, dunque, quasi tutti i franchi tiratori del mattino. Scoprire in quali banchi siedono non è cosa facile, anzi forse proprio impossibile. Tra Cdu/Csu e Spd sono partite fin da subito le accuse reciproche. «Penso che siano da una parte e dalla’altra», analizza Concia. «Nella Cdu, il partito di Merz, in molti hanno mal digerito la riforma del freno al debito [la rigida regola di bilancio che impediva che l’indebitamento strutturale netto del governo eccedesse lo 0,35%, ndr]. Nella Spd, invece, un po’ tutti hanno dovuto ingoiare il rospo».

La responsabilità per avere causato quello che in Germania viene percepito come un vero e proprio choc per Concia ricade tutta su Merz e Lars Klingbeil, presidente dei Socialdemocratici, e sui rispettivi capigruppo. «Non sono stati in grado di mediare bene, non hanno intuito che c’era un malcontento tra le loro fila. Mi sembra un errore da dilettanti, è grave arrivare al voto senza essersi resi conto che qualche problema c’è».

L’unica forza che avrebbe voluto evitare un secondo scrutinio e procedere a nuove elezioni è stato Alternative für Deutschland – Afd. Il partito di ultradestra è secondo per numero di seggi al Bundestag e primo nei sondaggi. Pochi giorni fa, l’intelligence tedesca lo ha dichiarato un’organizzazione estremistica e un pericolo per la democrazia, sollevando dubbi sulla legittimità costituzionale della sua esistenza. «Penso che alla fine non sarà bandito, perché non tutti lo vogliono, anche nella Cdu o nella Spd», dice Concia. «La democrazia deve trovare gli anticorpi al proprio interno: per curare una malattia non deve rivolgersi ai giudici».

Un messaggio politico preciso

Per poter procedere a un secondo voto di fiducia a poche ore dal primo invece che a distanza di tre giorni è servita una modifica che regolamento procedurale del Bundestag, approvata in fretta e furia dopo pranzo con l’appoggio di Verdi e Linke. Il fatto che si sia subito convenuti su questa decisione sembra far recuperare alla politica tedesca un po’ di quel rigore cui siamo abituati, ma il dato di quanto accaduto rimane. «Credo che abbiamo voluto mandare a Merz un messaggio preciso, cioè che non può fare quello che vuole e deve mediare meglio», dice Concia.

Insomma, non serviva convincere i franchi tiratori. Il via libera al governo di coalizione era arrivato da tempo e infatti Merz aveva già fissato i primi impegni, a partire dall’incontro con Emmanuel Macron il 7 maggio. Alla luce di quanto accaduto, il suo governo parte con un piccolo grande infortunio, che può essere presagio di difficoltà a far passare le riforme che la Germania attende.  «È sicuramente stato uno schiaffone», osserva Concia, «ma può essere positivo se servirà a far riflettere Merz sul fatto che deve lavorare più di squadra. Lui è politicamente maldestro, non ha neanche mai fatto il ministro».

Nuvole sul progetto sulle mire europeiste di Merz

L’impasse rischia di tagliare subito le gambe al progetto di Merz di rendere Berlino nuovamente la capitale d’Europa. «A livello europeo manca una leadership. Macron è azzoppato, Giorgia Meloni non riesce a imporsi, non si vede nessuno», continua Concia. «Nei quattro anni di Scholz la Germania non ha avuto una leadership e Merz lo sa, per questo in campagna elettorale aveva fatto grandi annunci in questo senso. Ora non è partito bene, ma speriamo per il bene della Germania e dell’Europa che queste nubi si dissolvano».

In foto: Friedrich Merz arriva al Bundestag (AP Photo/Markus Schreiber) Associated Press/LaPresse)

Si può usare la Carta docente per abbonarsi a VITA?

Certo che sì! Basta emettere un buono sulla piattaforma del ministero del valore dell’abbonamento che si intende acquistare (1 anno carta + digital a 80€ o 1 anno digital a 60€) e inviarci il codice del buono a abbonamenti@vita.it