Dal 1975 al 2004 la durata delle cause civili è aumentata del 90%.
In primo grado è di 980 giorni, in Corte d’appello 1.405. E l’arretrato continua ad aumentare.
Per cittadini e imprese affrontare un processo è sempre più un’impresa piena di difficoltà. Anche per colpa
dei costi proibitivi. Eppure le soluzioni ci sarebbero.
La class action, per esempio… di Piero Pacchioli
T ornelli per i magistrati, separazione delle carriere e processi al presidente del Consiglio. Questi i principali problemi della giustizia secondo i nostri politici. Degli uffici giudiziari, infatti, si parla solo in queste occasioni. Le difficoltà che incontrano i cittadini quando si trovano a dover fare i conti con il sistema giustizia, invece, non suscitano quasi mai interesse. Ogni tanto viene sfornata qualche “riforma del processo” con l’intento di ridurre i tempi ma si tratta quasi sempre di provvedimenti non organici e poco utili.
Nonostante la scarsa attenzione dei nostri rappresentanti, però, i numeri parlano di una giustizia civile al collasso. Il primo presidente della Corte di Cassazione, inaugurando l’anno giudiziario, ha infatti ricordato che «la durata media dei processi civili (definita come somma dei periodi necessari allo svolgimento del primo e del secondo grado di giudizio) ha registrato una crescita continua. Dal 1975 al 2004 la durata delle cause civili è aumentata del 90%». A Milano, secondo Giuseppe Grechi, presidente della Corte d’appello, «gli uffici non riescono a tenere il passo con quanto sopraggiunge: sia in primo grado che in appello c’è un aumento ulteriore dell’arretrato (+ 6,8%; + 4,4 % per la cognizione ordinaria)». La musica non cambia a Roma: «Si riscontra un’allarmante dilatazione del numero dei processi (più che triplicati dal 2000 al 2007) e dei tempi di definizione (passati come durata media da 1.060 a 1.120 giorni)», ha affermato il presidente reggente della Corte d’appello, Claudio Fancelli.
Le sofferenze maggiori si riscontrano nei giudizi d’appello anche a causa della cosiddetta legge Pinto sull’irragionevole durata del processo. In base a questa legge, i cittadini che abbiano subito un processo eccessiamente lungo, possono presentare un ricorso presso la Corte d’appello per ottenere un risarcimento. È facile comprendere che, aumentando i tempi di definizione delle cause, anche questi ricorsi siano in aumento con la conseguente congestione delle Corti d’appello. Alla fine del 2006, le cause in corso erano 20.390, e nel solo 2006 ne sono state promosse 20.560, con una crescita di circa il 70%. Una legge che mirava a tutelare il cittadino di fronte alla giustizia, che di fatto ha avuto un effetto boomerang… Non meno critica la situazione dei Giudici di pace, sommersi dai ricorsi contro le sanzioni amministrative (multe, cartelle esattoriali?).
Costi e tempi
Dai dati ( vedi le tabelle sotto ) emerge, quindi, che siamo al centro di una crisi profonda del nostro sistema giustizia che coinvolge in egual misura cittadini e imprese. Gli unici a sorridere in un Paese con la giustizia alle corde sono quelle imprese che su queste inefficienze basano parte del proprio business. Già, perché una giustizia che non funziona e rende difficile la vita alle imprese sane, agevola invece quelle che pongono in essere comportamenti scorretti.
Oltre a quello dei tempi biblici (la durata media di un processo civile in primo grado è di 980 giorni, in Corte d’appello 1.405) c’è poi il problema dei costi, che spesso scoraggiano l’accesso alla giustizia: «Quello dei costi di accesso è un problema che tocchiamo con mano tutti i giorni», afferma Monica Multari responsabile di SOS Giustizia del Movimento Consumatori. «Contro le piccole truffe quotidiane non conviene quasi mai fare causa perché i costi legali che si devono anticipare sono troppo alti e l’esito è incerto».
Soluzioni al problema? Ci sono, solo che non sono condivise da tutti. «La Class action, per esempio, non la proponiamo da anni mica a caso. L’idea è proprio quella di uno strumento che aiuti il singolo a far valere quei diritti che oggi, di fatto, sono rimasti privi di tutela. Con lo stesso strumento si avrebbe un giovamento anche per l’amministrazione della giustizia visto che vi sarebbe una sola causa per ogni illecito plurioffensivo al posto delle dieci, cento o mille che ci possono essere oggi. Si pensi ai crack finanziari. Sarebbe un passo concreto verso il miglioramento dei nostri tribunali e soprattutto sarebbe una riforma a costo zero» ( vedi box nella pagina accanto ).
Nel frattempo cosa si può fare? Uno strumento utile in questa situazione, soprattutto per far fronte al problema costi, è la polizza di tutela legale. «Come Movimento Consumatori da un anno forniamo ai nostri soci una polizza di questo tipo che interviene in caso di causa. Se il consumatore ha necessità di far valere un proprio diritto, non deve preoccuparsi delle possibili spese legali perché sono coperte dall’assicurazione. In questo modo si risolve il problema dell’accesso alla giustizia ma non certo i problemi dei tempi eccessivi», spiega Monica Multari.
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