Pace e clima

La guerra “brucia” anche il pianeta. È la Settimana per la pace e la giustizia climatica

“Disinvestire nella guerra, investire nella transizione ecologica” è il tema della mobilitazione globale, dal 15 al 21 settembre, rilanciata in Italia dalla Rete pace e disarmo. Vignarca: «Pace e giustizia climatica sono parte della stessa sfida: da un lato gli eserciti sono i massimi inquinatori del pianeta, dall’altro la crisi ambientale produce spostamenti e conflitti. Non si può lavorare per la pace senza lavorare per la transizione ecologica e viceversa»

di Chiara Ludovisi

“Disinvestire nella guerra, investire nella transizione ecologica”: è questo lo slogan scelto per la Settimana di azione globale per la pace e la giustizia climatica, dal 15 al 21 settembre 2025, rilanciata in Italia dalla Rete italiana pace e disarmo. E nei giorni in cui “Gaza brucia”, questo appello suona con una forza e un’urgenza ancora maggiori. 

«Pace e giustizia sono interconnesse in maniera forte», spiega Francesco Viagnarca, coordinatore Campagne di Rete Pace Disarmo. «Questo significa che se vuoi lavorare per la pace, devi lavorare anche per la giustizia climatica e viceversa. Non ha senso, per esempio, fare advocacy per le rinnovabili, senza tener conto del fatto che i conflitti sono alimentati dalle crisi climatiche: per esempio, laddove c’è siccità e vengono a mancare risorse fondamentali come l’acqua, le popolazioni si spostano. Al tempo stesso, gli eserciti sono tra i principali inquinatori mondiali e gli unici a non essere sottoposti ad obbligo di rendicontazione delle emissioni, prevista da trattati internazionali, come l’Accordo di Parigi», ricorda Vignarca.

Chi lavora per tutelare l’ambiente sa – o dovrebbe sapere – che eserciti e guerre sono i peggiori nemici. Si dice, per esempio, che in Ucraina, quando finirà la guerra, serviranno 45 anni per una ricostruzione ambientale minima

Francesco Vignarca, Rete pace e disarmo

In altre parola, la guerra e gli eserciti distruggono non solo luoghi e persone, ma danneggiano pesantemente anche l’ambiente, aggravando quella crisi climatica che tutto il mondo si sta impegnando ad affrontare: «Chi lavora per tutelare l’ambiente sa – o dovrebbe sapere – che eserciti e guerre sono i peggiori nemici. Si dice, per esempio, che in Ucraina, quando finirà la guerra, serviranno 45 anni per una ricostruzione ambientale minima».

È da questa consapevolezza e dalla necessità di diffonderla che nasce la Settimana di azione globale per la pace e la giustizia climatica: un appuntamento internazionale che mette insieme il mondo del pacifismo con quello dell’ambientalismo, reti climatiche, associazioni, giovani e comunità locali. 

Disinvestire dalla guerra – Investire nella transizione giusta!” è il tema scelto per quest’anno. Di fronte all’aumento della spesa militare in tutto il mondo (Italia inclusa), le organizzazioni chiedono alle comunità di mobilitarsi, per chiedere  ai governi di ridurre risorse destinate a finanziare i conflitti e arricchire l’industria bellica, sempre più a danno delle popolazioni civili, con pesanti conseguenze anche sul clima, sanità, scuola e servizi. «Per aumentare la spesa militare, necessariamente il nostro Paese dovrà esercitare tagli pesanti ad altre spese, tra cui il sociale. Aumentare le tasse è politicamente improponibile, alzare il debito è economicamente insostenibile», spiega Vignarca. «Aspettiamo la prossima legge di bilancio per capire come il governo intenda agire, per raggiungere l’obiettivo del 5% del Pil indicato dalla Nato».

Investire meno sulla guerra, quindi e al tempo investire di più nel clima: per la Rete italiana pace e disarmo, «bisogna orientare energie e capitali collettivi verso un modello di società capace di affrontare il cambiamento climatico in atto – ormai vera e propria crisi – in modo equo, senza lasciare indietro comunità fragili, territori marginalizzati e lavoratori. Ma è la pace il presupposto di ogni vera transizione ecologica: la giustizia climatica non può esistere senza un vero percorso di disarmo».

Per questo, da anni la rete lavora per la realizzazione di quello che chiama “disarmo climatico”, attraverso campagne, studi e iniziative pubbliche che dfiffondano consapevolezza, sensibilità e mobilitazione anche in Italia. Durante la Settimana globale, ma anche nelle successive, sono previsti numerosi appuntamenti in tutta Italia, per «immaginare insieme alternative concrete. Non solo critica di un riarmo che fa male a umanità e pianeta, ma anche costruzione di nuove pratiche sociali ed economiche spiegano gli organizzatori. 

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Foto di Kevin Schmid su Unsplash

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