Famiglia

La lezione di don Primo L’esempio di Capanna

Com'è possibile ricostruire una convivenza tra etnie nemiche? Vita ha scovato storie di pace concreta, anche sul fronte più insanguinato del mondo: il Kosovo

di Riccardo Bonacina

Scriveva Paolo VI:”L?uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni». Consapevole di questo insegnamento il suo successore, Giovanni Paolo II ha convocato da tutto il mondo in Piazza San Pietro, il 16 maggio, i testimoni della carità, e con loro migliaia e migliaia di volontari e operatori nei servizi alla persona. L?ennesima occasione per il Papa di ricordare che l?uomo è fatto per amare e per essere amato e non per uccidere ed essere ucciso come sta accadendo da oltre 50 giorni nella Federazione Jugoslava.
Se la carità è passione, quasi una tenerezza, verso il destino spirituale e materiale di ciascun uomo, a qualsiasi etnia appartenga, qualsiasi religione pratichi, in qualsiasi condizione sociale si trovi, è allora vero che proprio la carità è l?inizio della riconciliazione. Una riconciliazione capace di superare gli odi, gli assassinii, ogni nefandezza subita o inferta. In questo senso le testimonianze di carità vissuta fatte in Piazza San Pietro sono impressionanti: un tutsi e un hutu, un irlandese cattolico e un irlandese protestante; un?araba palestinese e un?ebrea convertita al cattolicesimo.
Testimonianze che hanno raccontato come il primato della persona e il principio di solidarietà possa cambiare concretamente un pezzo di popolo e di storia, sappia rimarginare le ferite, curarle, persino dar loro un senso. In questo numero vi anticipiamo questi racconti e altri ne aggiungiamo scovandoli in Albania e a Belgrado. Quando mai le armi taceranno e proveremo vergogna contando morti ormai senza nome nel Kosovo o in Serbia, sarà già troppo tardi per interrogarci sulle ragioni e sulla possibilità di una possibile e praticabile riconciliazione.
E non crediate ch?essa potrà essere garantita con la forza di una polizia internazionale o perché principi di legalità, troppe volte ridotti a carta straccia, la potranno imporre. No, parliamo d?altro, parliamo della possibilità del rispetto reciproco, prima ancora dell?amore. Don Primo Mazzolari, un altro testimone rievocato in Piazza San Pietro, diceva: «Ci impegniamo a portare un destino eterno nel tempo, a sentirci responsabili di tutto e di tutti. Ci impegniamo non per riordinare il mondo, non per rifarlo su misura, ma per amarlo». Se almeno i cristiani sentissero questo compito, i cristiani al governo e all?opposizione, i cristiani in Italia e nel mondo…
Credo che le migliaia di adesioni accompagnate da messaggi commoventi che ci giungono in redazione per aderire all?iniziativa che abbiamo promosso e incoraggiato, ?Io vado a Pristina e a Belgrado?, abbiano, almeno come intuizione, questa stessa radice. Si tratti di Mario Capanna che ci telefona per avere volantini o di un priore di un convento di capuccini in Puglia. Grazie. ?

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