Educazione
La Montessori arriva alle scuole medie
Pubblicato il 3 luglio sul sito del Ministero dell’Istruzione il decreto attuativo dell’articolo 2 della Legge 150/2024 che sancisce l’estensione del metodo alle scuole secondarie di primo grado. «Una svolta storica che riconosce il valore educativo di un modello sperimentato per anni in Italia», commenta Milena Piscozzo, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Riccardo Massa di Milano, scuola capofila della rete nazionale di istituti che hanno portato avanti la sperimentazione

«Una svolta storica per il sistema educativo italiano». Con queste parole Milena Piscozzo, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Riccardo Massa di Milano, commenta la pubblicazione, da parte del ministero dell’Istruzione e del Merito, del decreto attuativo dell’articolo 2 della Legge 150 del 2024, che sancisce l’estensione del metodo Montessori alle scuole secondarie di primo grado statali. «Dopo anni di impegno, studio e sperimentazione», prosegue la dirigente, «questa notizia dà ufficialità al metodo, sottolineando il suo essere fondamentale per lo sviluppo degli adolescenti».
Agli inizi degli anni Duemila è stato proprio l’Istituto comprensivo Riccardo Massa ad avviare in Italia la prima sperimentazione del metodo Montessori nella scuola secondaria di primo grado, sfruttando le possibilità offerte dall’articolo 6 del Dpr 275/1999 sul regolamento dell’autonomia scolastica. Dunque non una semplice innovazione didattica ma la costruzione di un vero e proprio modello educativo ispirato alle riflessioni che Maria Montessori dedicò all’adolescenza nei suoi scritti più significativi. L’anno della svolta è stato il 2015 quando l’Opera nazionale Montessori avvia il primo corso di formazione per docenti Montessori di scuola secondaria di primo grado e si costituisce la prima rete di scuole aderenti al modello.
«Avere il metodo Montessori “in ordinamento” significa molto più che portare avanti una sperimentazione», sottolinea Piscozzo, «significa riconoscerne la validità pedagogica, garantire una cornice normativa stabile e offrire continuità educativa ai ragazzi e alle famiglie. È un riconoscimento ufficiale che permette alle scuole di adottare il modello con criteri chiari, docenti formati, risorse dedicate e spazi pensati secondo i principi montessoriani».
Al via le nuove classi montessoriane
A partire dal prossimo anno scolastico, la ventina di scuole della rete che in questi anni hanno sperimentato il modello Montessori potranno attivare classi prime “montessoriane” ufficialmente in ordinamento, proseguendo così il percorso già avviato.
Queste classi si caratterizzano per un tempo scuola di 36 ore settimanali, un team docente formato attraverso corsi riconosciuti e accreditati e ambienti ripensati secondo i principi del metodo Montessori. Spazi e organizzazione didattica sono progettati per favorire l’autonomia degli studenti, il movimento, il lavoro interdisciplinare e laboratoriale, con attività integrate nel curricolo pensate per sostenere il successo formativo di tutti.
A partire da settembre 2026, anche tutte le scuole che già adottano il metodo Montessori nella primaria potranno richiedere di attivare una secondaria di primo grado montessoriana, così al momento dell’iscrizione scolastica i genitori avranno anche la possibilità di scegliere una sezione montessoriana come oggi avviene per le classi a indirizzo musicale.

Una didattica centrata sullo studente
«Il metodo che questa grande pedagogista ci ha lasciato», spiega Piscozzo, «pone lo studente al centro, stimolando il lavoro libero e autonomo, un elemento già fondamentale nella scuola primaria montessoriana. I ragazzi sono accompagnati a costruire da soli il proprio apprendimento, grazie a piani di lavoro che definiscono obiettivi chiari da raggiungere. Tutto sempre con il supporto degli insegnanti e l’utilizzo dei materiali messi a disposizione dalla scuola».
L’adolescenza è una fase di crescita particolarmente delicata. Maria Montessori la definiva il “terzo piano di sviluppo”: un momento in cui, da un lato, si verifica una vera e propria “esplosione del cervello” – un’intuizione oggi confermata dalle neuroscienze che descrivono l’adolescenza come un periodo particolarmente fertile per l’apprendimento – e dall’altro si manifesta una nuova esigenza di relazione.
«Maria Montessori parlava dell’adolescente come di un “neonato sociale”», continua Piscozzo, «che ha bisogno di essere messo in relazione con i coetanei. Ed è proprio su questo che si fonda una delle caratteristiche principali del lavoro montessoriano nella scuola secondaria di primo grado. Lo sviluppo delle competenze sociali attraverso la collaborazione, la condivisione e il lavoro di gruppo».
Ma l’inserimento del metodo montessoriano in ordinamento ha anche un valore pioneristico per la scuola italiana perché come conclude Piscozzo: «Il nostro paese è il primo che inserisce il metodo nella scuola statale rendendolo dunque disponibile per tutti gli studenti. All’estero è prevalentemente adottato da istituti privati. Da oggi le nostre scuole pubbliche diventa modello per l’Europa e il mondo».
Nella foto di apertura studenti dell’Istituto comprensivo Riccardo Massa di Milano (Foto Milena Piscozzo)
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