Il presidente del Tribunale amministrativo regionale del Friuli Venezia Giulia ha recentemente rivendicato l’estrema produttività della sua gestione, definita «forse la più produttiva d’Italia». Bontà sua. Ho sotto gli occhi una sentenza del 2009 su una causa intentata, unitariamente, da sette cooperative sociali del Friuli Venezia Giulia contro una Asp (Azienda per i servizi alla persona, praticamente una casa di riposo a gestione autonoma), quella di Latisana. La delibera impugnata era il bando di gara d’appalto, con prezzi al di sotto di quelli contrattuali minimi. Un Tar iperproduttivo avrebbe semplicemente fatto il raffronto fra i prezzi e le tabelle ministeriali che fissano i prezzi minimi, bocciando la delibera senz’altro. Il Tar «più produttivo d’Italia», invece, ha avviato una istruttoria che ha potuto mettere a confronto i mucchi di carte prive di senso presentate dall’Asp Umberto I ed i complessi ed esaustivi calcoli presentati dalla sette cooperative ricorrenti, del tutto poco desiderose di lavorare in perdita, o di “far pari” sfruttando i propri soci. A dispetto della matematica, il Tar FVG alla fine ha respinto il ricorso, senza entrare praticamente nel merito, costringendo così le sette cooperative sociali a spendere un’ulteriore barca di denaro per ricorrere al Consiglio di Stato. Si sa, la matematica si basa sulla logica formale, come il diritto. Ma si sa pure che i giuristi non studiano nel loro curriculum le scienze esatte – che sarebbero pur loro utili, come dimostrano varie esperienze basate sull’impiego di contabili a fianco dei magistrati (dai processi contro Al Caponea a quelli contro la mafia palermitana avviati da Giovanni Falcone). La “produttività” vantata dal Tar FVG è più o meno come rivendicare un’elevata produzione senza badare alla qualità. Tanto chi paga (Pantalone) non ha diritto di controllo.
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