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La rinascita di Zareb, dalla ginnastica all’inclusione lavorativa

Nel centro di prossimità socio-sanitario di Palermo Accùra ricevono assistenza persone e famiglie vulnerabili che non hanno accesso alla salute pubblica. Tra queste un trentenne ivoriano con una storia tragica alle spalle, che sta riuscendo a ricostruirsi una vita grazie al percorso costruito per lui dagli operatori della struttura

di Veronica Rossi

Foto in bianco e nero di una persona che fa esercizi di ginnastica sul tappetino

Quella di Zareb (nome di fantasia, così come nella foto in alto non è riconoscibile) non è stata affatto una vita semplice. È nato in Costa D’Avorio, poi è emigrato verso la Tunisia, dove ha trovato lavoro in un distributore di benzina. Qui ha subito una violenza indicibile: il suo principale ha cercato di ucciderlo dandogli fuoco. Questo fatto ha lascito su di lui delle cicatrici pesantissime, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Il suo braccio destro era compromesso: aveva bisogno di un’operazione chirurgica. Ma ora, a trent’anni, il giovane sta affrontando un processo di rinascita. Nella primavera del 2023, infatti, è arrivato ad Accùra, un centro di prossimità socio-sanitario realizzato a Palermo da Cooperativa sociale sviluppo solidale, da Fondazione Èbbene, Intersos e Rete di imprese sociali Sol.Co. con il sostegno di Fondazione Mazzola, che punta a una presa in carico globale della persona, per cercare di garantire il raggiungimento di un benessere a 360 gradi anche per persone e famiglie più vulnerabili, alle quali è negato l’accesso alla salute pubblica. Qua ha iniziato un processo di riabilitazione, che lo sta portando a superare le sue difficoltà, le sue paure e – anche – i suoi problemi di salute, trovando un’alternativa alla sala operatoria.

«Quando è arrivato da noi, Zareb ha fatto dei colloqui di carattere sociale, psicologico e sanitario», racconta Emanuela Greco, operatrice di prossimità del Centro. «Con l’aiuto di un mediatore, ha raccontato quello che gli era successo. Si è fatta una presa in carico sociale e sanitaria, sono iniziate le visite, da quella col medico di medicina generale a quelle specialistiche». È così che Zareb è stato avviato alla ginnastica posturale, nel contesto del progetto “Ti prescrivo lo sport”, iniziativa sperimentale sostenuta da Fondazione Mazzola che, grazie al lavoro d’equipe tra il team sanitario e quello sociale, permette l’accesso all’attività sportiva a chi – per una qualche ragione – vive una condizione di marginalità.

«Da quando ha iniziato il percorso Zareb è riuscito ad acquisire una maggiore mobilità delle articolazioni», continua Greco, «che in parte erano compromesse. Questo gli ha permesso anche di evitare l’intervento chirurgico al braccio destro; sta cercando di recuperare la funzionalità degli arti superiori». Il trentenne è tra le persone più costanti tra quelle che frequentano il centro, arriva sempre puntuale, si fa guidare e aiutare dagli istruttori, cerca di non mancare alle lezioni; così, sta ottenendo dei grandi risultati, dal punto di vista fisico come dal punto di vista del benessere tout court. «Quando è arrivato da noi era una molto chiuso, sia perché c’erano delle barriere linguistiche sia perché le sue esperienze di vita l’hanno segnato», spiega l’operatrice, «però seguendo il corso di ginnastica posturale strutturato per persone con vulnerabilità fisiche e psichiche e avendo trovato un gruppo di stranieri come lui, in situazioni simili, è riuscito a stringere anche dei legami di amicizia e a trovare dei momenti di conforto».

Persone che entrano da un cancello, su cui è appeso un cartello con  scritto "Ti prescrivo lo sport"
Foto dal sito della Fondazione Èbbene

I prossimi passi? Cercare di acquistare sempre più autonomia, prima di tutto attraverso il miglioramento delle competenze linguistiche e dell’apprendimento dell’italiano, necessario per vivere in maniere indipendente a Palermo, e poi con un percorso di inclusione lavorativa. «Man mano che lui migliora la mobilità, stiamo già lavorando per dei colloqui orientativi allo sportello del lavoro», dice Greco, «valuteremo i suoi titoli di studio e le sue esperienze precedenti, ma cercheremo anche di capire quello che vuole fare. Potrebbe per esempio avere un ruolo da mediatore: il fatto che parli francese è una forte risorsa».

Il percorso di accompagnamento di Zareb, quindi, come quello di molti altri che vengono indirizzati o si recano volontariamente ad Accùra, è iniziato come una presa in carico generica ed è andata poi man mano a specializzarsi secondo le esigenze del giovane. Ogni storia, ogni persona, è diversa e necessità di un intervento specifico, che spesso il centro attiva assieme ai servizi del territorio.

«La storia di Zareb rappresenta un esempio tangibile dei risultati positivi che possono derivare dalla sinergia tra assistenza sociale e sportiva», ha commentato Carlo Mazzola, presidente dell’omonima Fondazione. «La Fondazione Mazzola è orgogliosa di sostenere iniziative come “Ti prescrivo lo sport”, che contribuiscono al benessere e al recupero delle persone in situazioni difficili, dimostrando l’efficacia di un approccio olistico alla salute».


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