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La Serbia effettua i primi 7 arresti per il massacro di Srebrenica
A vent’anni dalla strage di Srebrenica, il massacro più terribile avvenuto in in Europa dal secondo dopoguerra, la Serbia comincia a fare i conti con il proprio passato, effettuando i primi sette arresti di persone coinvolte nella strage di civili, un segnale che potrebbe rappresentare la svolta per il Paese e la memoria del conflitto
di Redazione

Pochi mesi ci separano dall’anniversario dei vent’anni di Srebrenica, il massacro più terribile avvenuto in Europa dal secondo dopoguerra, in cui circa 8 mila bosniaci musulmani furono trucidati dalle milizie serbe, a Srebrenica, zona che avrebbe dovuto essere un enclave sicura, protetta dai caschi blu dell’ONU. A quasi vent’anni da quel luglio di sangue, dalla Serbia arriva la notizia dei primi sette arresti di persone sospettate di aver contribuito al massacro del luglio 1995, un annuncio che potrebbe segnare una svolta storica per la Serbia e per la memoria della guerra in ex-Jugoslavia, gli arresti di mercoledì infatti rappresenterebbero il primo tentativo concreto del Paese di portare davanti alla giustizia gli uomini coinvolti nel massacro.
“E’ importante sottolineare che questa è la prima volta che la procura si confronta con la strage di civili e progionieri di guerra di Srebrenica,” ha dichiarato all’Associated Press, Bruno Vekarić, il procuratore capo serbo, responsabile dell’inchiesta, affermando che per la Serbia si sta avvicinando un momento decisivo per il confronto con il proprio passato.
“Non ci siamo mai confrontati con un crimine di questa proporzione,” ha dichiarato Vekarić, che è anche vice-procuratore per i crimini di guerra della Serbia. “E’ molto importante per la Serbia, prendere una posizione chiara su Srebrenica, attraverso un processo.”
In passato la Serbia aveva processato uomini che avevano sequestrato e ucciso un gruppo di prigionieri di guerra a Srebrenica e nel 2011 aveva arrestato Ratko Mladić, signore della guerra e mandante della strage, consegnandolo alla corte internazionale dell’Aia.
Tra le sette persone arrestate, anche Nedeljko Milidragović, ex comandante soprannominato, “il macellaio”, diventato dopo la guerra un uomo d’affari di successo.
La collaborazione tra i pubblici ministeri serbi e bosniaci, sostenuta dal Tribunale penale internazionale dell’ex-Jugoslavia, è uno dei più importanti casi di lavoro di squadra giudiziario per l’elaborazione delle ferite profondissime lasciate dalla guerra.
Molti serbi considerano ancora oggi come eroi, quelli che hanno ricoperto alcune delle massime cariche militari durante la guerra, come Mladić e l’ex presidente della Repubblica Serba di Bosnia, Radovan Karadžić, oggi imputati davanti al tribunale dell’Aia.
Le inchieste sui crimini di guerra rappresentano ancora oggi una questione estremamente delicata per l’equilibrio del Paese e, secondo Associated Press, il governo serbo sta permettendo alle indagini di procedere, in parte perché fortemente desideroso di entrare a fare parte dell’Unione Europea.
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