Lo studio

La sostenibilità è già uno stile di vita per 7 famiglie su 10

La sostenibilità è una sensibilità diffusa tra le famiglie italiane: per più di 7 nuclei su 10 non solo è un tema di cui si parla ma è pratica quotidiana. È quanto emerge da "Una nuova normalità. Le pratiche di sostenibilità nelle famiglie italiane", ricerca Iref - Acli. La ricercatrice Federica Volpi: «Le famiglie più in difficoltà sono le più coinvolte nei comportamenti sostenibili» che vedono in queste pratiche un'opportunità e la possibilità di incidere in senso trasformativo sulla realtà in direzione di una maggiore equità sociale

di Alessio Nisi

sostenibilità

La sostenibilità è una sensibilità diffusa tra le famiglie italiane: per più di 7 nuclei su 10 è un tema di cui si parla. Non solo. Per il 70,8% delle famiglie la sostenibilità è uno stile di vita da attuare sempre, a prescindere, mentre solo l’8,2% la considera una moda passeggera, e il 21% pensa che sia un’attenzione condivisibile ma cavalcata da interessi economici.

Sono alcuni dei numeri di Una nuova normalità. Le pratiche di sostenibilità nelle famiglie italiane, ricerca dell’Istituto di ricerche educative e formative – Iref delle Associazioni cristiane lavoratori italiani – Acli sui comportamenti sostenibili delle famiglie italiane: uno studio che ha coinvolto più di mille famiglie, divise tra piccoli centro, città medie e città metropolitane, tra persone sole, coppie con figli, coppie senza figli e monogenitori.

La prima particolarità della ricerca e suo aspetto qualificante è nell’unità di analisi, che, «ha al centro le famiglie», sottolinea Gianfranco Zucca, direttore scientifico Iref. «Solitamente le analisi sulla sostenibilità hanno come unità di analisi gli individui».

Non solo. Tra gli elementi, fa notare sempre Zucca, che emergono in controtendenza e che smentiscono uno dei luoghi comuni sulla sostenibilità, è che «questi comportamenti sono più legati ad un orientamento politico di sinistra». Non è così.

https://www.youtube.com/watch?v=fSJEFGZAlHc

Famiglie e sostenibilità, quale rapporto

Obiettivo dell’analisi è esaminare il rapporto tra famiglia, stili di vita e sostenibilità. In particolare, parliamo dei significati attribuiti dalle famiglie alla sostenibilità e alle sue dimensioni, parliamo dei comportamenti promossi, adottati o non adottati dalle famiglie, delle motivazioni che inducono a certi comportamenti e le opinioni e gli atteggiamenti verso la sostenibilità.

La transizione è un percorso condiviso e va raccontata. La ricerca, soprattutto in relazione alle famiglie a basso reddito, ci dice che la sostenibilità è concretamente possibile e che la spinta al cambiamento arriva da famiglie e cittadini

Giuseppe Di Francesco – presidente di Fairtrade Italia

Sostenibilità e status sociale. Non da ultimo, sotto la lente anche la posizione sociale delle famiglie che praticano la sostenibilità, alla luce delle grandi trasformazioni degli ultimi decenni.

Ma la domanda, che poi è un orizzonte, che si pone lo studio è se la famiglia, in quanto agenzia educativa per eccellenza, supporti tutte le giovani generazioni nell’acquisizione di un sustainability mindset e di una coscienza civica e sociale capace di riconoscere ed eliminare i problemi ambientali, economici e sociali.

Quali comportamenti sostenibili

Ma se, come risulta, la sostenibilità è la nuova normalità tra le famiglie, in che modo si concretizza? Con quali comportamenti? Dal report emerge che il 62% delle famiglie associa sostenibilità e ambiente. Non è un caso che tra i comportamenti sostenibili più diffusi ai primi 4 posti risultino la raccolta differenziata (97,6%), la riduzione dei consumi e degli sprechi di risorse (93,9%), il riuso (86%) e l’acquisto di prodotti o servizi che non danneggiano la salute, l’ambiente, gli animali o i lavoratori (77,3%).

Eco-minimali, eco-realiste ed eco-radicali. Tipologia di comportamenti a parte, l’adesione a comportamenti sostenibili varia di intensità all’interno dei nuclei intervistati, consentendo di rintracciare tre tipi di famiglie: quelle eco-minimali (14,7%), un gruppo minoritario che si limita ai comportamenti sostenibili obbligatori, stabiliti per legge. Ci sono poi le famiglie eco-realiste (e sono il 50%), che attuano pratiche di sostenibilità compatibilmente con l’impegno che queste richiedono. E le famiglie eco-radicali (35,3%), che abbracciano questi stili di vita in modo integrale.

Presentazione della ricerca Iref-Acli sul rapporto tra famiglie e sostenibilità. Da sinistra Federica Volpi, ricercatrice Acli, Gianfranco Zucca, direttore scientifico Iref, Lidia Borzì, delegata Acli giubileo, famiglia e stili di vita, Simone Siliani, direttore della Fondazione Finanza Etica

Sostenibilità, famiglie e cultura

Ad essere più disponibili ed attive verso queste pratiche sono le famiglie con maggiore disagio economico (44% nel gruppo, rispetto al 35,3% della media totale). Quasi che le famiglie più vulnerabili rintracciassero nelle pratiche sostenibili una forma di autodifesa dalla precarietà economica e dall’esclusione sociale e la possibilità di incidere in senso trasformativo sulla realtà in direzione di una maggiore equità sociale.

Le famiglie italiane stanno già iniziando a costruire, spesso in silenzio, una nuova cultura della sostenibilità. Dobbiamo però costruire politiche e strumenti che consentano di scegliere la strada della sostenibilità a tutte le famiglie, non solo a quelle più benestanti

Pierangelo Milesi – vicepresidente nazionale delle Acli

Oltre la barriera dell’appartenza. Come aveva anticipato Zucca, a proposito della relazione tra culture politiche familiari e sostenibilità, emerge dallo studio che la diffusione di stili di vita sostenibili tra le famiglie del campione mostra che questi hanno ormai superato la barriera dell’appartenenza a tradizioni e culture politiche specifiche e che appaiono invece associati alle condizioni economiche delle famiglie.

Lo spiega Federica Volpi, ricercatrice Acli: «Non c’è un’associazione diretta tra comportamenti sostenibili e una specifica tradizione politica. Da una parte questi stili di vita hanno superato i confini del passato, divenendo molto più popolari. Dall’altra ci dice che destra e sinistra non sono più associate a specifici stili di vita. Siamo in presenza di visioni e valori che di volta in volta persone di estrazione diversa possono attingere, anche in maniera non troppo coerente».

Se non sono le identità a definire i comportamenti, lo sono certamente le condizioni economiche. «Sono le famiglie più in difficoltà le maggiormente eco-radicali (quelle più coinvolte nei comportamenti sostenibili)». In pratica, spiega, la ricercatrice per le famiglie più in difficoltà i comportamenti sostenibili sono considerati un’opportunità, al punto che «lamentano la possibilità di poterli espandere a causa dei costi».

La ricerca avanza l’ipotesi che la sostenibilità possa esser letta come la nuova frontiera della questione sociale, perché su questo terreno si gioca la partita di una maggiore equità.

In apertura foto di Seljan Salimova per Unsplash. Nel testo foto di Alessio Nisi.

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