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Cooperazione & Relazioni internazionali

La Spagna chiude le frontiere ai disoccupati

D'ora in poi chi è iscritto alle liste di collocamento non potrà lasciare il Paese, pena il decadimento immediato del diritto al sussidio. Sul Vita mensile di agosto un'inchiesta-choc sullo sfascio del welfare di Madrid

di Emanuela Borzacchiello

Gli strani assi di alleanze in tempi di crisi vedono protagonisti il premier inglese, David Cameron, e quello spagnolo Mariano Rajoy. Punti di partenza differenti, ma con uno stesso risultato politico: chiusura su se stessi degli Stati targati UE.

Di sicuro non c’è stato nessun incontro al vertice tra i due, ma a pochi giorni di distanza il primo ministro britannico assicura che chiuderà le frontiere ai migranti europei se la crisi economica dovesse peggiorare, mentre quello spagnolo firma la legge secondo cui i cittadini spagnoli che soggiornano in un paese straniero, per qualsiasi motivo e a prescindere dal periodo di tempo previsto, perderanno automaticamente il diritto a ricevere il sussidio di disoccupazione.

Se in Inghilterra Cameron cerca di tutelare il Regno Unito da “pressioni e tensioni straordinarie” per la crisi economica, in Spagna Rajoy cerca di limitare i danni del deficit dando un’altro schiaffo, non solo morale, ai disoccupati.

IL COLPO DI MANO DI MADRID
Venerdì 13 luglio: un’altra notte di mobilitazioni e scontri davanti al Congresso dei deputati, dove i cittadini protestavano contro i tagli e chiedevano le dimissioni della ministra del Partido Popular, Andrea Fabria, La polizia carica tutti, anche una donna di 70 anni (qui il video):Sabato, all’indomani delle proteste di migliaia di persone, il Governo non ascolta e in tempi record pubblica nel Boletín Oficial del Estado le leggi che regolano le misure antideficit, fra queste la norma che azzera la possibilità dei disoccupati, coperti da un sussidio di disoccupazione, di viaggiare in altri paesi dell’Unione.
Secondo la vecchia norma i disoccupati che percepivano sussidi potevano viaggiare nella UE per tre mesi – prorogabili ad altri tre. Unica condizione: iscriversi nelle liste di disoccupazione del paese ospitante. Era normata anche la possibilità di lasciare la Spagna per 15 giorni, in questo caso era necessario comunicarlo all’ufficio di disoccupazione a cui si faceva riferimento.
Le motivazioni della vecchia normativa erano chiare: avitare che si fosse coperti da sussidio in Spagna e che contemporanemente si lavorasse in un altro stato. Oggi, invece, uscire dal paese “per qualsiasi motivo o durata di tempo” comporterà in maniera immediata la cancellazione dalle liste di disoccupazione e la conseguente perdita del sussidio.
Ma non è finita qui: nel caso in cui un disoccupato dovesse essere cancellato dalle liste, dovrà aspettare un periodo di 12 mesi per effettuare una nuova iscrizione.
Domenica mattina la ministra de Empleo y Seguridad Social, Fátima Báñez chiarisce e sottolinea che i disoccupati potranno viaggiare all’estero senza nessuna restrizione, le modifiche introdotte dal Real Decreto-Ley riguarderanno solo quelle persone che viaggiano all’estero durante l’anno necessario per essere registrate previamente come richiedenti di impiego per ricevere il sussidio. Come dire: cambiando l’ordine degli addendi….

SCHENGEN ADDIO?
La cosidetta ‘area Schengen’ – ovvero “lo spazio di libertà, di sicurezza e di giustizia” – creata nel 1986 con il Trattato di Schengen (in seguito integrato dal Trattato di Amsterdam e dal Trattato di Maastricht) al fine di consentire la  libera circolazione degli abitanti dei paesi firmatari, sta per essere smantellata?
Nel mese di giugno i ministri degli Interni dei paesi firmtari del Trattato hanno approvato una richiesta di deroga al Trattato. La deroga consente la possibilità di chiudere le frontiere nazionali in caso di “circostanze eccezionali”: ovvero di movimenti migratori “incontrollati” ed “eccezionali” dal punto di vista numerico. È facile capire come in realtà l’espressione “circostanze eccezionali” sia facilmente applicabile all’attuale contesto di crisi economica.
La prima volta che ci si appella alle “circostane eccezzionali” è stato quando era in corso un’altra crisi: l’arrivo di più di 25 mila stranieri in Italia e in Francia dalla Tunisia e dalla Libia, durante le cosiddette “rivoluzioni arabe”. In quel periodo l’incontro bilaterale, del 26 aprile 2011, tra Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy, sottolinea l’ipotesi di ripristinare il controllo delle frontiere interne in caso di “eccezionali circostanze” agli Stati dell’area Schengen.
L’intenzione di ripristinare le frontiere europee appare chiara quando alle richieste di Berlusconi e Sarkozy, si aggiunge il 17 aprile 2012, quella del tedesco Sueddeutsche Zeitung che pubblica una lettera dei ministri degli Interni della Francia e della Germania, indirizzata alle istituzioni europee, per chiedere una deroga alle regole del Trattato di Schengen. La richiesta di Francia e Italia assume, da quel momento in poi, una valenza europea.
Prima il pretesto era la paura di una immigrazione fuori controllo, ora quella stessa legge limiterà anche la vita dei cittadini comunitari?
 


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