Mondo

La spending review? Gli italiani la fanno a tavola

Così la crisi ha cambiato le nostre abitudini alimentari

di Redazione

Il 58 per cento del cibo viene perso nella produzione e distribuzione come gi alimenti che restano sugli scaffali dei supermercati e superano la data di scadenza, ma per il resto si tratta di cibo andato a male nelle case (3,4 per cento) o di avanzi non utilizzati (5 per cento) tanto che ogni anno nelle famiglie finiscono nel bidone 42 chili di alimenti a testa pari a 117 euro a persona, secondo la ricerca realizzata dalla Fondazione per la sussidiarietà e dal Politecnico di Milano in collaborazione con Nielsen presentata questa mattina.

Lo spreco riguarda per il 40 per cento le bevande, per il 25 per cento il prodotto fresco, per il 17 per cento generi a lungo conservazione, per il 14 per cento frutta e verdura, per il 6 per cento carne e pesce, per il 4 per cento il pane e per il 2 per cento i surgelati.

Intanto per effetto della crisi quasi sei italiani su 10 (il 57 per cento) hanno cambiato il proprio comportamento e ridotto lo spreco di cibo che è pari a 6 milioni di tonnellate per un valore di 13 miliardi all’anno. Un’inversione di tendenza che secondo il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini, potrebbe essere rafforzata introducendo «un meccanismo di sgravi fiscali alle aziende che donano le eccedenze, in questo modo ci guadagnerebbero tutti a partire dallo Stato che avrebbe in mano uno strumento di lotta alla povertà senza costi». Un punto su cui concorda anche la Coldiretti: « Una razionalizzazione della filiera alimentare con un taglio agli sprechi potrebbe contribuire in modo determinante a risollevare molte famiglie dalla povertà».

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