Non avere la mamma tutta per sé, ma condividerla (per metà della giornata!) con il datore di lavoro, sembrerebbe avere implicazioni positive sul rendimento scolastico.
I figli delle mamme lavoratrici part-time infatti, ricevono meno bocciature.
Questo quanto emerge dalle ricerche che l’ associazione Semi di Melo ha condotto in Lombardia nell’ambito del Progetto Selfie, e che solo quest’anno ha visto la partecipazione di 16000 studenti delle scuole secondarie di secondo grado.
Il risultato che abbiamo osservato non è scontato. In molti studi si afferma che il tempo che i genitori dedicano ai figli influisce sulla loro crescita e, quindi, sul successo scolastico. E questo sarebbe tanto più vero se se si parla del tempo delle madri. Evidentemente, il nostro campione suggerisce che non conta solo la quantità del tempo ma anche la qualità.
Questo punto di vista già in passato è stato confermato da diverse ricerche; nel famoso studio longitudinale pubblicato nel dicembre 2011 da Buehler sul Journal of Family Psychology, si rilevava come il lavoro part-time avesse ricadute positive sulla vita di famiglie con bambini, considerando come indice di benessere, tra gli altri, la partecipazione dei figli a scuola. Le madri degli studenti coinvolti nel Progetto Selfie sono per il 21% lavoratrici part time, il 43% di loro lavora tutta la giornata, il 26% è casalinga ed il 3% è disoccupata.
Nel grafico sottostante abbiamo posto sotto la lente d’ingrandimento quella parte del campione (in tutto il 21%) che ha dichiarato di aver ricevuto almeno una bocciatura durante la carriera di studi, concentrandoci sulla situazione occupazionale materna.
La percentuale degli studenti che hanno riferito di essere incappati in una bocciatura è inferiore tra coloro i quali hanno la madre occupata part-time. Tra una madre che lavora a tempo pieno e una casalinga non pare esserci una grande differenza. La qualità del tempo, dicevamo, è altrettanto importante della quantità.
Proviamo poi ad incrociare la condizione lavorativa di entrambi i genitori (la tabella sottostante si riferisce sempre alla percentuale di bocciati, sono state escluse le sottopopolazioni con meno di 50 individui)
Anche in questo caso osserviamo come la percentuale di bocciati sia inferiore tra chi ha la madre occupato a tempo parziale, rispetto a chi ha la madre che lavora a tempo pieno o che è casalinga..
Ma quello che conta più di ogni altra cosa sembra essere il clima familiare. Avere un papà disoccupato e una madre casalinga rappresenta la condizione peggiore per il rendimento scolastico del ragazzo. Il tempo ancora una volta conta poco se non è di qualità.
Viceversa, la famiglia ideale (da un punto di vista scolastico) è quella in cui il padre lavora a tempo pieno e la madre lavora part-time. Cosa può “avere in più” allora la mamma occupata part-time?
L’occupazione part-time, polarizzazioni permettendo, potrebbe essere il giusto compromesso tra carriera e famiglia: consentirebbe il coinvolgimento in esperienze che tengono in vita e nutrono il mondo delle relazioni extra familiari e il proprio sé professionale, permettendo di continuare ad esercitare la funzione materna senza doverla delegare completamente.
In adolescenza genitori e figli sono chiamati insieme, in virtù del progetto futuro, a ridefinire simbolicamente posizioni e distanze delle loro relazioni; allora forse, all’adolescente di oggi, avere una mamma che non dimentica e soddisfa i propri bisogni di donna, moderatamente “stressata”, con il radar spento per qualche ora, ma per il resto del tempo presente (e non stiamo parlando di una presenza via WhatsApp!) è d’aiuto a diventare l’adulto di domani.
Luca Di Natale – Semi di Melo
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