Dopo il folk-rock liquido e carezzevole di Sea Change, Beck riscopre tutta la potenza e le asperità del ritmo. Le iniziali E- Pro, Que Onda Guero, e poi le percussioni di Black Tambourine, su cui la voce del cantante californiano costruisce un fantasioso hip hop, fanno subito capire che si naviga – ancora una volta- in acque nuove, all?avventura. Guero, il cui significato rimane ancora oscuro, è un disco fatto di musica vergine, mai ascoltata prima. Il paragone più appropriato è con Odelay, l?album che ormai quasi dieci anni fa ha rivelato al mondo il genio di Beck. E tuttavia la musica di questo nuovo lavoro tocca lidi mai scrutati: se l?idea di base è sempre quella di un grande pastiche musicale, in cui si fondono hip hop, rock e techno, Beck stavolta sembra davvero spiccare il volo. Senza perdere in vitalità, la musica è più pensata, riflessiva e insieme più leggera e libera. Beck si muove come un grande esploratore, che guarda lontano e riesce a immaginare nuove rotte e scorgere nuove terre, prima di ogni altro.
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