Non profit

La vera partita si giocasulle donazioni

Così voterà il non profit. Parla Rick Cohen

di Redazione

Come voterà il prossimo 4 novembre il mondo del non profit americano? Per capirlo, da questa settimana Vita avvia una serie di interviste ad alcuni rappresentanti del terzo settore a stelle e strisce. Il primo appuntamento è con Rick Cohen (nella foto), editorialista di Non Profit Quarterly e autore del Cohen Report, una delle più lucide fonti di informazione sull’economia civile.
Vita: Considerate le priorità del terzo settore, quale candidato possiamo augurarci che vinca?
Rick Cohen: Come editorialista del Non Profit Quarterly non posso schierarmi. Tuttavia, a giudicare dal programma politico, pare che Barack Obama potrà essere una scelta migliore per il non profit americano.
Vita: Perché?
Cohen: Fino a poche settimane fa, John McCain non ha mai avuto alcuna posizione ufficiale sul non profit. Il senatore Obama, invece, ha messo a punto da tempo un articolato piano a favore del terzo settore, che prevede, tra le altre cose, l’espansione di AmeriCorps (l’equivalente del nostro Servizio Civile, ndr) e l’istituzione di fondi per nuove attività. Nel programma di McCain c’è l’eliminazione della tassa sui patrimoni, che riguarda una piccola porzione di patrimoni molto ingenti, responsabili ogni anno di miliardi di dollari devoluti in beneficenza. Come Bush, McCain è per una riduzione delle risorse governative destinate al sociale, cosicché il peso più grosso ricadrà sulle charities.
Vita: Quali sono le questioni principali riguardanti il terzo settore che il prossimo presidente dovrà avere come priorità?
Cohen: Eccone alcune. È giusto che tutti i tipi di donazioni siano detassati allo stesso modo? C’è chi vorrebbe garantire maggiori detrazioni alle associazioni che hanno un vero valore sociale. Esiste poi un problema legato ad istituzioni non profit molto ricche, come alcune grandi università: c’è chi sostiene che dovrebbero essere obbligate a mettere a disposizione del sociale una parte maggiore dei loro fondi o in alternativa pagare più tasse. Dobbiamo considerare che oggi le fondazioni americane controllano un mercato superiore a 500 miliardi di dollari con un obbligo di beneficenza solo del 5%. Uno dei punti dolenti è poi la sanità, con ospedali gestiti da enti non profit che spesso elargiscono servizi ai cittadini meno abbienti in modesta quantità. Infine, c’è la disastrosa situazione delle infrastrutture di primo soccorso, combinazione di agenzie federali come la Fema e di agenzie private come la Croce Rossa. Negli ultimi uragani, queste strutture hanno dimostrato la propria inadeguatezza.

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