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La voce, il Santo e i poveri

Il grande tenore compie 50 anni di attività artistica. E li festeggia in maniera speciale: con un concerto, al Vittoriale, a favore degli indigenti assistiti dal Centro Sant’Antonio di Milano.

di Francesco Maggio

È ormai lunga e prestigiosa la tradizione che vede il mondo della lirica mobilitato a favore di iniziative a sfondo benefico. I concerti organizzati da Pavarotti per raccogliere fondi da destinare ai bambini di Mostar, di Carreras per sostenere la ricerca contro la leucemia, della Ricciarelli per aiutare giovani talenti canori ad emergere sono diventati autentici eventi che riscuotono sempre un vasto consenso di pubblico e catturano l?attenzione dei media più accreditati. Non sorprende perciò che un grande protagonista del belcanto degli ultimi decenni, il tenore Carlo Bergonzi – definito dalla critica come il miglior interprete verdiano del secolo – decida di coronare i suoi cinquant?anni di attività artistica con un recital che si terrà al Vittoriale di Gardone Riviera (Brescia) il 29 agosto prossimo e il cui ricavato verrà interamente devoluto al Centro Sant?Antonio di Milano, ultracentenario ?Sportello della Provvidenza? per i bisognosi. Ciò che invece contribuisce a rendere ulteriormente significativo questo appuntamento è la decisione del tenore di sciogliere in tale circostanza un voto fatto a sant?Antonio di Padova agli inizi della carriera. Quell?incidente negli anni ?50 Delle ragioni da cui è scaturita una simile volontà e del suo impegno sul fronte della solidarietà abbiamo conversato con il maestro Bergonzi in occasione della conferenza stampa di presentazione del concerto di fine agosto. Avrebbe dovuto essere un?intervista. Si è rivelata una straordinaria testimonianza di fede: «Erano i primi anni ?50 e stavo percorrendo la Milano-Brescia a gran velocità per arrivare con puntualità a una prova generale al Teatro Grande. La strada era gelata. Ad un tratto vado fuori strada e faccio un volo di 40 metri che distrugge completamente la mia auto. I soccorsi, quando arrivano, credono che io sia morto. Invece rimango illeso. Durante gli interminabili momenti che dura il volo mi viene spontaneo rivolgermi a sant?Antonio e chiedergli aiuto. Da allora sono diventato devoto del Santo e ho fatto il voto che ogni anno avrei appositamente compiuto un viaggio da Milano o da Busseto a Padova per ringraziarlo di avermi salvato la vita. Quando poi cominciai a cantare e ad aver successo promisi ad ?Antonio? che avrei chiuso la mia carriera con un concerto dedicato a lui e nel segno del suo amore verso il prossimo». L?incidente, evidentemente, cambia profondamente la vita di Bergonzi illuminandola di una luce nuova. «Sono sempre stato credente. Ho mosso i miei primi passi nella musica cantando inni religiosi nella chiesa parrocchiale di Vidalenzo di Polesine Parmense legata, tra l?altro, al ricordo di Verdi e Toscanini. Ma da quel giorno sento di avere continuamente al fianco un fratello che mi protegge, mi vuol bene e mi avverte di eventuali pericoli. A costo di passare per matto a 74 anni le dirò anche – ma non lo scriva – che ho un metodo infallibile per ?decodificare? i suoi consigli. Se avverto un leggero tremolio all?occhio destro vuol dire che le cose che sto per fare andranno bene. Se lo fa il sinistro devo prendere delle precauzioni. Una volta, ad esempio, durante una rappresentazione dell?Aida al Metropolitan di New York all?improvviso mi si abbassò la voce compromettendo il prosieguo dello spettacolo. Ebbene, due giorni prima l?occhio sinistro non aveva cessato un attimo di tremare». Man mano che naviga nei ricordi una leggera commozione traspare dalle parole e dagli sguardi di Bergonzi. «La fede non mi ha mai abbandonato. Di questo ringrazio il Signore ogni giorno. Quando penso ad esempio al mio debutto da tenore! Per tre anni avevo cantato da baritono perché nessun maestro si era accorto che avessi una voce da tenore. L?ultima recita da baritono la feci il 12 ottobre del 1950. Poi mollai tutto e senza neanche i soldi per affittare un pianoforte, con mia moglie peraltro in attesa del nostro primo figlio, mi misi a studiare come autodidatta da tenore. Dopo due mesi il commendator Colombo, titolare di un?agenzia che faceva debuttare i giovani talenti, mi offrì di cantare nell?Adriana Lecouvrier. Non se ne fece nulla purtroppo per un improvviso forfait della protagonista femminile. Ero disperato. Ma ecco che il Signore mi viene in aiuto. Mi chiedono di cantare l?Andrea Chenier senza neanche fare un provino. Il debutto avviene al Petruzzelli il 12 gennaio 1951 ed è un successo. La sera stessa mi raggiunge a Bari la notizia della nascita del mio primo figlio che chiamo Maurizio perché è il nome del Conte di Sassonia che avrei dovuto interpretare nell?Adriana Lecouvrier». Come diceva Gabriele D?Annunzio «Da allora non ho mai smesso di cantare. Ho tenuto recital nei teatri più importanti: Colon di Buenos Aires, Staatsoper di Vienna, Covent Garden di Londra, Liceo di Barcellona, Fenice di Venezia, Regio di Parma, Verdi di Trieste, Arena di Verona, Terme di Caracalla. Sono sempre stato cercato dai più grandi direttori d?orchestra del mondo. Forse sono l?unico cantante lirico a non aver mai avuto un agente che gli procurasse i contratti. Ci sarà un motivo se tutto ciò è potuto accadere…». Quale? «È stato il Signore che l?ha voluto e sant?Antonio mi ha guidato nelle tante scelte che nella vita mi son trovato a dover fare. Se Dio è stato così generoso con me come potrei non essere sensibile ai temi della solidarietà? C?è una frase di Gabriele D?Annunzio che condivido in pieno: ?Io ho quel che ho donato?. Ebbene, io non ho mai rifiutato di cantare per un concerto di beneficenza. Ma non mi chieda di elencarle a favore di chi o di che cosa. La Scrittura insegna: ?Non sappia la mano destra cosa fa la sinistra?. Mi fa piacere invece segnalarle un progetto che mi sta particolarmente a cuore e che vedo crescere giorno per giorno. È l?Accademia verdiana Carlo Bergonzi che ho fondato a Busseto, presso la quale ogni anno (da ottobre a dicembre e dalla metà di gennaio alla metà di marzo) si svolgono due sessioni di corsi di canto per aspiranti artisti lirici». Il maestro andrebbe volentieri avanti ancora per molto a raccontare episodi della sua ricca esistenza nella quale arte, fede e solidarietà sembrano mescolarsi in una cosa sola. Un taxi però lo attende per portarlo in aeroporto. Deve andare a prendere alcuni amici americani in arrivo da New York: ha promesso loro di accompagnarli a Padova per visitare la Basilica di Sant?Antonio… Da 120 anni in prima linea Negli ultimi anni è cresciuto in modo preoccupante il numero di indigenti – i cosiddetti nuovi poveri – che sopravvivono solo grazie all?aiuto dei centri di accoglienza e di solidarietà. Su questo fronte, da oltre 120 anni, il Convento Sant?Antonio di Milano è impegnato in prima linea a offrire cibo, vestiti, sostegno a chiunque bussi alla sua porta. Nel 1993 poi, per rendere ancor più complete ed efficaci le risposte da dare ai problemi dei bisognosi – che evidentemente cambiano in virtù delle nuove situazioni storiche che si determinano – è nato il Centro Sant?Antonio. Nello spirito della tradizione francescana, contando sul prezioso apporto di numerodi volontari e obiettori di coscienza, il Centro svolge molteplici attività: centro di ascolto, mensa e guardaroba (108 pasti caldi e vestiti per 20 persone ogni giorno), scuola di italiano per stranieri, assistenza agli anziani, operatori di strada, progetto alcolismo, vacanze estive per bambini stranieri, centro diurno per malati mentali senza dimora, progetto Albania, corso di avviamento al lavoro domestico ed all?assistenza domiciliare, comunità obiettori, attività formative, culturali e di sensibilizzazione, di studio e ricerca. Per sostenere le attività e i progetti del Centro Sant?Antonio ci si può rivolgere ai numeri: 02/29005985 (tel. e fax) e 02/6551145.


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