Mondo

L’AiBi: Frattini latitante sulle adozioni

"Ancora bloccati gli accordi bilaterali con Ucraina, Cina e Marocco", denuncia Marco Griffini

di Redazione

”Il ministero degli Affari Esteri e’ latitante in tema di adozioni internazionali e la situazione si aggrava ogni giorno di piu”’. La denuncia e’ del presidente dell’associazione Amici dei Bambini (Ai.Bi.), Marco Griffini, che, in una nota sottolinea come ancora ”troppi bambini non possono essere adottati perche’ sono bloccati gli accordi bilaterali con alcuni paesi, come l’Ucraina, la Cina e il Marocco. Mi rivolgo alle famiglie adottive e alle coppie in attesa di adottare un bambino: dobbiamo essere uniti e fare pressione sulle istituzioni perche’ si sblocchi una situazione che appare immutabile”.

Marco Griffini, punta il dito contro la Farnesina: gli accordi bilaterali con l’Ucraina sono fermi da settembre 2002, con il Marocco da giugno 2002, con la Cina da oltre sei mesi. Il rischio, sostiene, e’ ora che troppi bambini non possano piu’ essere adottati, restando cosi’ in istituto fino alla maggiore eta’.

La situazione appare ancora piu’ allarmante, denuncia ancora Griffini, se si sposta l’attenzione sul fronte italiano, dove si attende ancora l’attuazione della riforma sulle adozioni, prevista dalla legge 149/01.

Una prima, grave conseguenza, sottolinea il presidente di Ai.Bi., la mancata realizzazione della banca dati, presso il ministero di Grazia e Giustizia, ‘relativa ai minori dichiarati adottabili, nonche’ ai coniugi aspiranti all’adozione nazionale e internazionale’ (art.40).

Uno strumento che consentirebbe di fotografare la realta’ italiana degli istituti accelerando, di conseguenza, le procedure di adozione. Al momento infatti i registri sono regionali e fanno capo ai singoli Tribunali per i minori.

”Prova del fatto che la realta’ italiana sia grave -aggiunge Griffini- e’ la recente relazione del procuratore generale della Corte di Cassazione Francesco Favara, che ha auspicato una rapida attuazione della legge, segnalando tra l’altro le troppe carenze di servizi sociali sul territorio”.

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