Mondo
L’altra africa. Amico Hutu, Amico Tutsi
La scommessa vinta da due missionari in Burundi
di Redazione
«Un friulano, quando prende un impegno, lo porta avanti fino in fondo». Padre Claudio Marano è uomo testardo, ma paziente. Diciassette anni fa giurò a se stesso che nulla avrebbe impedito l?appuntamento di migliaia di ragazzi con la pace e la libertà. Una scommessa folle, presa nel lontano 1990 quando in Burundi spuntava l?alba della democrazia dopo decenni di dittatura inframmezzati da crisi politiche fulminee e violentissime. Il tempo di un?elezione presidenziale finita in male modo, e dal 1993 il Paese africano è sprofondato in una guerra civile sanguinosa costata la vita a 300mila esseri umani.
«Dal 2005 c?è un nuovo regime», spiega un rassegnato padre Claudio, «ma tra corruzione e avidità di potere il popolo continua ad essere stremato nella sua lotta per la sopravvivenza».
Hutu contro tutsi. L?odio interetnico costruito su misura dai bianchi durante il periodo coloniale ha preso piede anche qui, a Kamenge, tra i quartieri nord della capitale, Bujumbura. È in questo lembo di povertà estrema che padre Marano decide di mettere in piedi quella che nel mondo del volontariato internazionale è considerata come una delle iniziative sociali più incredibili in Africa centrale. Alle spalle della piazza centrale, il miracolo si materializza dapprima in un terreno di calcio in fondo al quale campeggia un enorme striscione: «Centre Jeunes de Kamenge».
Pochi passi e il frastuono del traffico viene sommerso da musica congolese. L?aria si fa più serena. Con passo lento, Epimac, 24 anni, ci fa da guida tra le mura di una struttura vastissima in cui i campi da basket, tennis e pallacanestro affiancano edifici di mattone rosso che accolgono sale da gioco o da studio, un?area informatica, un teatro, una sala di proiezione video e… la più importante biblioteca del Burundi. «Da quella parte», indica Epimac puntando il dito verso un piccolo cortile interno, «ci sono le residenze private dove alloggiano i missionari e i volontari europei». Questa estate il centro ne ha accolti una quarantina, quasi tutti provenienti dall?Italia e dalla Francia. «Per noi è una straordinaria opportunità di aprire nuovi orizzonti, tenersi informati sul modo con cui i giovani europei vivono».
Lezioni di convivenza
Per Epimac, oggi volontario a tempo pieno, questo è il dodicesimo anno in cui frequenta il centro giovanile di Kamenge. La sua storia riflette in pieno quella che è la vocazione del centro: un punto di riferimento per i quartieri nord della capitale, nonché un luogo di aggregazione sociale in cui imparare a vivere insieme e a rispettare gli altri. «Era il 1995», ricorda Epimac, «la guerra era iniziata nell?ottobre 1993. Si parlava molto del Centre jeunes perché era l?unico spazio giovanile rimasto aperto a tutte le etnie. Nonostante i rischi per recarmi a Kamenge, ho finito per frequentare il centro ogni giorno. Lì ho imparato a disfarmi dai sentimenti di odio etnico e di vendetta che animavano invece molti miei amici e parenti».
Far sì che ogni giovane coltivi nel quotidiano la convivenza civile. Per Padre Marano si è trattato di un?impresa immane: «Abbiamo aperto ufficialmente il centro un mese prima della guerra, dopo di che è scoppiato il putiferio».
Un inferno dove il Centre jeunes fungeva da ospedale e da rifugio per le famiglie minacciate dagli estremisti sia hutu che tutsi. «Ricordo che all?interno del centro la diversità etnica non divideva più, gli uomini giocavano a carte mentre a dieci metri di distanza, fuori dal recinto, i loro fratelli e amici combattevano fra loro fino all?ultimo sangue. Questo mi ha fatto capire che il problema del Burundi non è etnico, ma il modo con cui le élites burundesi hanno manipolato e continuano a manipolare i più poveri sulla questione etnica per preservare il loro potere».
Per colpa di questa lotta fratricida fra élites hutu e tutsi, il centro ha perso 237 ragazzi. Ancora oggi, l?insicurezza è all?ordine del giorno. L?ultimo gruppo ribelle ancora attivo, il Fronte nazionale di liberazione, si è fatto vivo con un attentato nel quartiere adiacente di Kinama. Sul fronte opposto, gli ex ribelli del Cndd, giunti al potere nel 2005, finora si sono fatti conoscere per la loro incompetenza amministrativa e per i casi di corruzione che stanno minando la fiducia dei burundesi. «Mai visto politici così scaltri e incompetenti», taglia corto padre Marano, minacciato per aver organizzato una marcia della pace in coincidenza con il secondo anniversario del regime.
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