Non profit

Lanciata a Milano la Fondazione Zo

E' stata promossa dalla casa farmaceutica Zambon. Lavorerà a migliorare la cultura della salute e la comunicazione medico paziente

di Redazione

Aprirsi alla cittadinanza per promuovere una nuova cultura della salute. Migliorando la comunicazione di settore a partire dal dialogo più difficile: quello tra medico e malato. Con questo obiettivo l’italiana Zambon lancia oggi a Milano la Fondazione Zoè (Zambon Open Education). Un progetto pensato per concludere ‘in grandè le
celebrazioni dei primi 100 anni di attività del gruppo, nato a Vicenza nel 1906 e diventato una multinazionale farmaceutica tuttora controllata dagli eredi del fondatore Gaetano Zambon. Per raccogliere il suo “testamento morale”, e quello del figlio Alberto scomparso nella primavera scorsa, “abbiamo scelto una formula particolare”,
spiega Elena Zambon. Per una volta “una formula non chimica, ma comunque viva” perchè rivolta all’uomo, “il valore più grande” che un’industria deve coltivare.
«Stiamo depositando lo statuto della Fondazione”, aggiunge Margherita Zambon, sottolineando che si tratterà di “un’entità ben separata dall’azienda e dotata di una completa autonomia”. Garantita da un comitato scientifico presieduto dal ‘medico e malatò Francesco Sartori, a capo dell’Unità di chirurgia toracica dell’ospedale di Padova, co-autore del libro ‘Dall’altra partè e componente della Consulta dei medici ammalati istituita dal ministero della Salute. Con sede a Vicenza, culla del gruppo Zambon, grazie agli esperti del
comitato la Fondazione Zoè individuerà ogni anno un argomento specifico da sviluppare con manifestazioni, convegni, pubblicazioni, ricerche e corsi di formazione.
Il primo tema chiave sarà comunicato nel 2008, ma due ‘alleanzè sono già state strette. La prima con l’università di
Pavia, dove è già attivo un corso di comunicazione della salute rivolto agli studenti di Medicina, e il secondo con l’Istituto San Raffaele di Milano, dove tra un paio di mesi partirà un Master di comunicazione ospedaliera rivolto a tutti le figure che ruotano attorno a un centro di cura: dal ‘camice biancò fino al manager.

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