Raccolta fondi
Lasciti solidali: fatti, non promesse
Comitato Testamento Solidale indaga per la prima volta il lascito solidale attraverso lo sguardo di chi lo ha già ricevuto: all'indagine - realizzata con VITA - hanno risposto 197 organizzazioni non profit. Due le evidenze più nette: c'è spazio per tutti, non solo per le big e chi ci investe (con campagne di comunicazione e staff dedicato) viene premiato. Ecco il report con tutti i numeri

Non solo per i ricchi, dal lato di chi lo dispone. Non solo per le grandi organizzazioni, dal lato di chi lo riceve. Alla vigilia del più grande trasferimento generazionale di ricchezza che il mondo abbia mai visto, il lascito solidale dimostra di essere già un pilastro prezioso per la sostenibilità delle organizzazioni non profit, in maniera trasversale rispetto alla loro dimensione e al loro ambito di attività.
Il 58% delle Onp ha ricevuto almeno un lascito negli ultimi cinque anni: un’esperienza che sale all’88% fra le big (con una dimensione economica sopra i 10 milioni di euro) ma che riguarda già più di un’organizzazione su tre anche fra le piccole (ben il 34%, anche fra quelle sotto il milione di euro).
Dinanzi ai dubbi che ancora una parte delle organizzazioni non profit nutre verso uno strumento di raccolta fondi che ha per sua natura dei tempi lunghi, l’indagine realizzata da Comitato Testamento Solidale e VITA restituisce innanzitutto la certezza che “sì, vale la pena investirci”. A parlare, per la prima volta, sono i numeri: non quelli che raccontano una promessa, attraverso la crescente sensibilità degli italiani verso il lascito solidale, ma quelli raccolti fra chi un lascito lo ha già ricevuto.
Non esistendo in Italia un “data base” dei testamenti, con l’indagine Lasciti solidali, una leva per crescere ecco che il Comitato Testamento Solidale – che dal 2013 realizza ogni anno un report sugli orientamenti degli italiani verso il testamento solidale – si rivolge per la prima volta alle organizzazioni non profit, indaga numeri, tipologia, peso sulla raccolta fondi ma anche staff dedicato, campagne comunicative e barriere che ancora impediscono di scommettervi con decisione e scatta una fotografia del lascito solidale, oggi. Per scaricare l’indagine, clicca qui.

La survey è stata realizzata tra maggio e giugno 2025, con il supporto di Walden Lab e dell’Istituto Eumetra. Sono 197 le organizzazioni non profit che hanno completato il questionario, un campione che fa di questa indagine la più importante condotta sino ad oggi sul tema presso un campione di organizzazioni.
I numeri della crescita
Le realtà che hanno ricevuto almeno un lascito salgono di 16 punti percentuali tra il 2020 e il 2024 (dal 61% al 77%) e il peso percentuale dei lasciti sulla raccolta fondi quasi raddoppia, passando dall’8% al 14%. Nell’87% dei casi, le risorse oggetto del lascito non sono vincolate a specifici progetti: un segno di grande fiducia nei confronti dell’ente beneficiario, che fa del lascito una leva cruciale per progettare la crescita delle organizzazioni non profit, realizzando al tempo stesso il desiderio che tanti italiani hanno di contribuire al cambiamento.
La comunicazione
La scelta di investire sui lasciti è relativamente recente (benché l’indagine tracci una prima “campagna lasciti” nel lontano 1985) e ancora oggi il 55% delle Onp non ha mai fatto una campagna mirata, il 58% non ha uno staff dedicato e il 31% dichiara che il tema non è avvertito internamente come una priorità. Eppure i dati sono chiari: nel sottogruppo degli enti che hanno attivato una “campagna lasciti”, la percentuale di chi ha ricevuto almeno un lascito balza all’89% e fra quelli che hanno uno staff dedicato sale all’87%.
Testamento, una scelta che parla di futuro
«Sento dire spesso che per investire sui lasciti “ci devi credere”. È vero
e anch’io ricordo il mio stupore quando, decenni fa, in Olanda sentii per la
prima volta alcune organizzazioni affermare che stavano programmando
il loro sviluppo futuro facendo affidamento quasi esclusivamente su di
essi», sottolinea nell’introduzione Rossano Bartoli, portavoce del Comitato Testamento Solidale. «Ma chi oggi si sta chiedendo se davvero valga la pena investire sul lascito solidale ha la fortuna di poter guardare all’esperienza di altri,
che attraverso questa ricerca viene condivisa. Il nostro auspicio, come
Comitato Testamento Solidale, è che la fotografia di che cos’è oggi in Italia
il lascito solidale, visto dalle organizzazioni che lo ricevono, sia un aiuto per
tutti per cogliere appieno le grandi opportunità che questo strumento offre. Se come enti di Terzo settore vogliamo crescere nel nostro impegno
a generare coesione sociale, diritti e benessere per tutti, dobbiamo pensare
a modalità di raccolta fondi che siano proiettate nel futuro: fra queste,
i testamenti solidali sono certamente una delle più importanti».
Nel volume, insieme ai numeri dell’indagine, trovate anche le riflessioni di Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore; Flavia Fiocchi, consigliera nazionale del Notariato con delega al Notariato per il Sociale; Richard Radcliff, esperto di legacy fundraising; Emanuela Di Pietro, presidente del Comitato Testamento Solidale.
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