Anteprima magazine

Lavoro, adesso scegliamo noi

I giovani sono sempre meno e sempre più richiesti. E soprattutto hanno deciso di riscrivere le regole del gioco. Il numero di VITA magazine di maggio, con novità grafiche e di contenuto, è un viaggio dentro al lavoro visto con gli occhi degli under35: una rivoluzione che si sta facendo spazio tra ricerca di senso, desiderio di cambiamento e gestione dei confini tra sfera personale e lavorativa

di Redazione

Un pc portatile, una sedia girevole e i piedi sulla scrivania. Di fronte, i fogli di carta e l’espressione di chi, cravatta e camicia bianca, si sta innervosendo. Il nuovo numero di VITA magazine mette in copertina due volti affacciati alla stessa scrivania: il “vecchio” modo di concepire il lavoro faccia a faccia con il “nuovo” approccio messo in campo dai giovani.

L’illustratore Giacomo Fumagalli, in arte Aloha Project, l’ha raccontato in un’immagine, ma lo potremmo anche dire in numeri: secondo il rapporto Eudaimon-Censis 2025, l’83,4% dei lavoratori dipendenti considera oggi una priorità conciliare i tempi di vita e quelli del lavoro, e quasi il 65% reputa inaccettabile che per fare carriera si debba dedicare al lavoro buona parte del tempo libero. Un bisogno trasversale esploso dopo la pandemia, che diventa cruciale quando si parla di Millennial e Generazione Z: pesano sempre meno a livello quantitativo (negli ultimi vent’anni abbiamo perso 3,5 milioni di under35) ma stanno cambiando le regole del gioco.

Il nuovo magazine, un magazine nuovo

Il nuovo numero di VITA, Lavoro, adesso scegliamo noi, è dedicato a come i giovani stanno rivoluzionando il mondo del lavoro. Se hai un abbonamento puoi scaricare subito qui la versione digitale, se non lo sei ancora, c’è un altro buon motivo per abbonarsi proprio ora: a maggio il magazine si presenta con alcune novità grafiche – un progetto firmato da Matteo Riva e Antonio Mola – e di contenuto.

La prima parte del giornale apre sguardi inediti sulla realtà e prende il nome di Societas: ospita, oltre a diverse conferme (Ivana Pais, Giuseppe Frangi e Maurizio Crippa), un’infografica di Matteo Riva, le nuove firme dei giovani fotografi dell’Istituto italiano di fotografia, del collettivo del Teatro del Lunedì, del giornalista e illustratore Salvatore Garzillo e di Rosy Russo (founder di Parole Ostili), oltre a un’estensione su carta delle newsletter Dire, fare, baciare a cura di Sara De Carli e Produrre bene di Giampaolo Cerri.

La copertina: così tramonta l’era del “lavoro a ogni costo”

La distanza fra il modello di lavoro che hanno in testa le nuove generazioni e quello proposto dalle aziende non è mai stata così grande. L’approfondimento di copertina parte da qui: un fenomeno ampio che ha a che fare con il nomadismo digitale, un turn over sempre più consistente e con quei 600mila giovani italiani emigrati per trovare un’occupazione tra il 2011 e il 2023. Incrociando i dati forniti dai report con le abitudini delle persone, il primo capitolo aperto da un’inchiesta di Lidia Baratta restituisce la fotografia di un approccio alla vita professionale in divenire, attento al benessere e alla salute, che guarda al senso e non solo al portafoglio.

Ma come costruire un ponte tra gli under35 e le imprese? Lo abbiamo chiesto a Chiara Violini, presidente di Fondazione Gi Group e ad Anna Gionfriddo, ceo di Manpower Group e presidente di Fondazione Human Age Institute e di Junior Achievement Italia. Con Silvia Zanella, una delle 10 LinkedIn Top Voice nel settore e Biancamaria Cavallini, voce del podcast Troppo Poco sul benessere lavorativo, raccontiamo come i giovani declinano la nuova visione.

Quelli che scelgono il sociale

Un mestiere vale l’altro? Non proprio. Il capitolo 2 ci fa entrare in un altro mondo: un posto in cui l’impatto concreto di ciò che si fa ogni giorno è un motore potente. Abbiamo coinvolto in una tavola rotonda venti tra educatori, fisioterapisti, infermieri, psicologi, youth workers dai trent’anni in giù. Li abbiamo messi di fronte a un elenco di “nonostante” da considerare quando ci si indirizza verso un lavoro di cura: scarsa retribuzione, turni notturni e festivi, prossimità con le fragilità, rischio burnout. Hanno risposto con pillole di bellezza, iniezioni di significato e di fiducia. Di senso e fiducia sono pieni i profili Social di Lorenzo Traversari, educatore, e Filippo Caccamo, attore e content creator: in un’intervista ci spiegano perché.

Da lavoratori a rentier

Alle disuguaglianze “nel Paese delle rendite” è dedicato il terzo capitolo del magazine, con interventi degli economisti Leonzio Rizzo, Daniele Checchi e Marco Leonardi, del consulente strategico Enrico Verga, del responsabile strategie digitali di Confartigianato Imprese Paolo Manfredi, dell’esperto di Politiche del lavoro Simone Cerlini e di Mara Ghidorzi gender expert, DE&I training designer. La riflessione abbraccia vari ambiti: dalle società che prendono in gestione gli immobili e li mettono a rendita (sta diventando una vera e propria professione) al rentier capitalism, dalle rendite immateriali a quelle digitali, dal lavoro povero delle donne alla scarsa mobilità sociale.

Fare community

Nella terza parte, che abbiamo ribattezzato Communitas, facciamo spazio alle idee e alle pratiche dei “costruttori di relazioni”. Si parla di sport e partecipazione e di piccole realtà educative, di filantropia al femminile, di Neet e disagio giovanile, di quello che sta accadendo in Myanmar e ancora di lavoro nelle rubriche di Sergio Gatti e Stefano Granata. Infine, due nuovi appuntamenti fissi: ogni mese dialogheremo con un change maker (il primo è Ugo Bressanello, fondatore di Domus de Luna) e un abbonato di VITA.

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