Welfare
Lavoro e disabilità I punti critici sotto la lente dell’Isfol
Esperti e operatori a confronto
di Redazione
Nel corso del 2009 l’Area Politiche sociali e pari opportunità di Isfol ha avviato, su mandato del ministero del Lavoro, il progetto «Leve per l’inserimento socio-lavorativo di soggetti a rischio di esclusione», teso ad approfondire riferimenti utili al rafforzamento degli istituti di accesso al mercato del lavoro di quelle fasce vulnerabili di popolazione cui si riferiscono le direttive comunitarie 17 e 18 del 2004 (riprese dal Codice dei contratti pubblici). Nell’arco di un mese Isfol ha realizzato sulla materia tre occasioni di confronto con esperti, operatori sociali e rappresentanti istituzionali che è utile richiamare sinteticamente. Un primo panel, dedicato il 30 ottobre a Roma a «Profili e categorizzazione dello svantaggio», ha consentito di affrontare l’analisi di sistemi di regolazione che combinano orientamenti selettivi e livelli diversi della normazione, rivelando un quadro composito e ricco di stratificazioni e, in taluni casi, anche il rischio di “spiazzamenti” come, ad esempio, la scomparsa nel Reg. CE n. 800/2008, rispetto alla disciplina previgente sugli aiuti di Stato, di alcuni target e il fatto che talune norme nazionali abbiano tra le fasce svantaggiate anche tipologie lì non considerate. A Bologna, poi, l’11 novembre, all’interno del Forum sulla non autosufficienza, un workshop animato da Isfol ha consentito di discutere in profondità dei sistemi di affidamento sociali per le persone con disabilità: dai dati di uno studio europeo presentato da Giovanni Sansone (Inail), a fronte di una diffusa applicazione dei sistemi di appalti riservati in altri Paesi, sono state confermate le criticità applicative della legislazione italiana, dovute in primo luogo alla difficoltà di operazionalizzare dispositivi normativi come quello dei “laboratori protetti”. E proprio alle caratteristiche dei «Programmi di lavoro protetto» è stato dedicata l’ultima sessione, il 17 novembre: tra i temi emersi, la necessità di configurare per i disabili modalità di relazione “adulte” e di lavoro effettivo e di creare condizioni di valorizzazione dell’attività del soggetto svantaggiato che implichino ordinariamente il ricorso a prassi valutative. È stata richiamata criticamente la forte confusione relativa al modo in cui la PA guarda al contributo del terzo settore e l’insoddisfacente giudizio sulla promozione dell’impresa sociale.
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