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Lavoro: tre morti ogni giorno. Cosa dire ai colleghi e alle famiglie?

Ieri, in seguito al crollo di una trave, in un cantiere di Firenze, sono stati travolti otto lavoratori: tre feriti gravi ma salvi, tre i morti, due al momento i dispersi. Come aiutare chi è sopravvissuto? «I ricordi, le emozioni, i pensieri sull’evento sono preziosi nella gestione degli eventi critici, bisogna potere dare loro uno spazio e un tempo», spiega Laura Sinatra, partner co-fondatore di Eapitalia World. «Le prime persone che supportiamo sono i vertici, le risorse umane, i manager che poi a loro volta si interfacciano con le persone “sul campo”, con quelle coinvolte (e i loro familiari), con quelle che hanno assistito»

di Sabina Pignataro

Una nube bianca di polvere si è sollevata inondando il cantiere, diventando ben visibile in tutto il quartiere. Un operaio è uscito in lacrime gridando: «Erano miei colleghi». Ieri, in seguito al crollo di un’ala del supermercato Esselunga, a Firenze, sono stati travolti otto lavoratori: tre feriti gravi ma salvi, tre i morti, due al momento i dispersi. Mentre la magistratura è al lavoro per ricostruire le responsabilità e i soccorritori continuano a scavare, l’urgenza è quella di aiutare chi è sopravvissuto e le famiglie di chi invece non c’è più.

Di fronte a un evento così traumatico mancano le parole, ci si interroga sui gesti da compiere e sul da farsi. Da dove cominciare? Ne abbiamo parlato con Laura Sinatra, partner co-fondatore di Eapitalia World, che in questo ambito ha un’esperienza di oltre vent’anni.

Prima il supporto ai vertici

«Tendenzialmente le prime persone che supportiamo sono infatti i vertici, le risorse umane, i manager che poi a loro volta si interfacciano con le persone “sul campo”, con quelle coinvolte (e i loro familiari), con quelle che hanno assistito, con quelle che hanno sentito i colleghi parlarne», spiega Sinatra. «Successivamente creiamo le condizioni per potere offrire un supporto psicologico individuale oppure  collettivo».

Quando accado delle tragedie, sul lavoro, alcune persone si adoperano con grande impegno, prontezza e umanità per rendersi utili ed essere dei punti di riferimento. «Questa naturale tendenza solidale tuttavia, può non essere sufficiente. La richiesta di aiuto ad un professionista allora diventa una scelta responsabile, verso di sé e verso gli altri, e crea le basi per dare un senso anche alla perdita più inspiegabile».

La richiesta di aiuto ad un professionista allora diventa una scelta responsabile, verso di sé e verso gli altri, e crea le basi per dare un senso anche alla perdita più inspiegabile

Laura Sinatra

L’obiettivo finale è quello di favorire una gestione del trauma supportata e guidata, «che consenta all’organizzazione e le persone coinvolte di ricostruire un ambiente di lavoro psicologicamente, emotivamente e relazionamene stabile e sicuro».

Un percorso a piccoli passi

Quasi sempre, a questo obiettivo, si giunge attraverso piccoli e delicati passi, diluiti  nel tempo.
Sinatra cita un esempio concreto, uno degli ultimi interventi che ha guidato, quando è divampato il fuoco in un laboratorio, portandosi via un collega.
«Diego l’ha vista con la coda dell’occhio. Una scintilla, una piccola scintilla. Il suo urlo ha dato l’allarme insieme al sensore. Tutti hanno raggiunto le porte, per uscire. Hanno fatto la conta: fuori erano in 14. Dovevano essere in 15. Mancava Alessandra. Durante le indagini successive sono tutti molto collaborativi. Il desiderio di sapere perché si trasforma in pressione. I manager, le risorse umane e il vertice reagiscono con costante presenza. Lo stesso Diego e altri due colleghi più storici si impegnano a far mantenere la calma. Vanno a trovare la famiglia. Diverse volte. Passano diversi mesi. Diego ha perso molti chili, la notte si sveglia di continuo. Fa sempre lo stesso incubo. Quello dove ne conta 14. Al lavoro verifica e riverifica ogni cosa più volte, è sempre molto nervoso. Il suo manager gli è particolarmente vicino, hanno parlato anche molto apertamente diverse volte. Ma Diego non è l’unico ad essere rimasto lì a quel giorno. Sentimenti misti, circospezione, incertezza, nervosismo, a distanza di tempo il numero di piccoli errori nei processi aumenta.

L’azienda si decide a chiedere aiuto per ripristinare un ambiente sereno e sicuro. «Sebbene armati di grande buona volontà c’è qualcosa che non riescono a risolvere attraverso le azioni fatte», ricorda Sinatra. Il momento più delicato è quando iniziano a ricostruire il laboratorio. «“Possono anche ricostruire ma noi non dimenticheremo”, dice un collega di Alessandra».
Ed è un bene. «I ricordi, le emozioni, i pensieri sull’evento sono preziosi nella gestione degli eventi critici, bisogna potere dare loro uno spazio e un tempo di espressione per potere ricostruire. Anche nella gravità e nella complessità, anche quando l’impatto dell’evento critico non si risolve in poco tempo o attraverso azioni circoscritte».

I ricordi, le emozioni, i pensieri sull’evento sono preziosi nella gestione degli eventi critici, bisogna potere dare loro uno spazio e un tempo di espressione

Laura Sinatra

Per ogni tragedia un percorso di elaborazione diverso

Quando in un’altra azienda è morto David, travolto da un ciclista all’alba del sabato e lui era volato giù nel precipizio, è stato il responsabile delle risorse umane ad accoglie la famiglia, arriva di corsa dall’estero. «L’Hr si era preparato con noi, per portare i genitori a casa di David, per aiutarli nelle pratiche burocratiche. Loro faticano a lasciare quel posto che in qualche modo aveva accolto il potenziale e il futuro del figlio. Così con il team decidemmo di organizzare un tour in azienda per loro, passando di spazio in spazio raccontando una storia. Che comincia sempre con “qui fu quando David…”». Parlano diversi colleghi, del team, ma anche manager, colleghi di altri reparti. Persone che lo conoscevano di più e di meno. Fino ad arrivare alla postazione che preferiva di più sulla quale hanno sistemato il suo computer, la sua tazza, e qualche oggetto che generalmente usava. Qualche e-mail stampata e le foto di un evento recente al quale avevano partecipato tutti. «È vero che in molte aziende non c’è più la postazione fissa, ma il rito del mettere a posto gli effetti personali è un momento che se condiviso aiuta nel processo di elaborazione della perdita. Ad ogni evento è importante dare una possibilità di elaborazione specifica».

Cosa mostrano queste esperienze? «Che le reazioni ad un evento critico sono diverse, e possono affiorare anche a distanza di tempo», conclude Sinatra. «È importante avere messo in atto tutte le risorse per intercettare questi disagi, e potere offrire il sostegno più adeguato e professionale quando dovessero emergere». (info@eapitalia-world.com)

Le morti sul lavoro in Italia

L’Italia chiude il 2023 con un bilancio allarmante: sono 1.041 le persone che hanno perso la vita sul posto di lavoro. Il 4,5% in meno rispetto a un 2022 chiuso a quota 1.090. (Dati Inail, 6 febbraio 2024)
La media è di tre morti al giorno. Di questi, 837 erano italiani, 48 cittadini comunitari e 156 extracomunitari.
Se si guarda alla fascia di età dei lavoratori, quelli più coinvolti avevano fra i 50 e i 64 anni.
Declinando per genere, il 91,7% delle denunce mortali del 2023 (955 delle 1.041) riguarda gli uomini.

Le regioni a maggior rischio di infortunio mortale sono: Abruzzo, Umbria, Basilicata, Puglia, Molise, Campania e Calabria.
Il settore delle costruzioni si conferma a fine 2023 quello in cui, nell’anno, sono avvenuti più incidenti mortali seguito dal settore dei Trasporti e Magazzinaggio, poi dalle attività manifatturiere e dal commercio.

Foto in apertura: incidente sul lavoro nel cantiere del nuovo centro commerciale Esselunga. Foto Marco Bucco/LaPresse


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