Educational
Le 700 scuole di pace italiane: così mettiamo la guerra dietro la lavagna
La guerra si insegna, e la pace invece? Quali sono i modelli e i metodi per imparare a gestire i conflitti? Quali si possono applicare a scuola? Come possiamo scendere in campo in prima persona sia in Italia che all’estero? A queste domande provava a rispondere VITA magazine di febbraio "La pace siamo noi". Oggi vi riproponiamo il pezzo di apertura dedicato alle scuole di pace
di Emanuele Brignoli e Marcello Raimondi

Fuori piove. Ancora. I bambini in classe non ce la fanno più. Costretti a trascorrere l’ennesimo intervallo al chiuso, si scatenano in continui litigi. Davide e Alex si picchiano. La maestra li prende per mano e li fa sedere l’uno di fronte all’altro su due sedie nel corridoio: «Bambini, è ora di parlarsi». I due la guardano piangenti aspettando il suo giudizio e si accusano a vicenda: «Non sono io che sono arrabbiata con voi, siete voi ad essere arrabbiati. Ora cercate di spiegarvi. Parla solo chi ha la colla in mano» e dà un barattolino di colla a Davide.
Davide si volta verso Alex e gli dice che non gli ha chiesto «per favore» quando si è preso i pezzi di Lego. Alex ascolta, poi quando ha la colla in mano, guarda la maestra e comincia a parlarle. Ma lei lo ferma subito e lo volta verso Davide. Così comincia una serie di passaggi di colla. Alex si calma. Davide ha spiegato il motivo per cui ha picchiato Alex. La maestra suggerisce: «Potete fare un accordo tra di voi?». Davide risponde che se il compagno usa la parola “per favore”, gli presta i pezzi di Lego. Alex annuisce. Tornano a giocare.
Natascia Turato, insegnate di scuola primaria a Vicenza, racconta così uno dei molti episodi di applicazione del metodo “Litigare bene” ideato da Daniele Novara e diffuso in decine di scuole italiane. Perché in fondo le guerre cominciano in questo modo. «Hai qualcosa che qualcun altro vuole», spiega Margaret MacMillan, autrice del bestseller War. Come la guerra ha plasmato gli uomini . Non c’è molta differenza tra i motivi che spingono due bambini ad azzuffarsi e quelli per cui i popoli si combattono.
Perciò, se si impara da piccoli a gestire i conflitti, è possibile che da grandi si sarà in grado di fermarsi a parlare prima di spianare il fucile. È in fondo quanto consigliava Maria Montessori nel 1937: «Parlare di un’educazione alla pace in un’epoca critica come la nostra, in cui la società è costantemente minacciata dalla guerra, potrebbe sembrare frutto di un’idealità ingenua. Ma io credo invece che la preparazione della pace attraverso l’educazione sia l’opera più efficacemente costruttiva contro la guerra».
Quelle 700 scuole di pace
Contenuto riservato agli utenti abbonati
Abbònati a VITA per leggere il magazine e accedere a contenuti e funzionalità esclusive
Hai già un abbonamento attivo? Accedi