Famiglia
Legacoop Lombardia: La locomotiva? Sono le coop sociali
Presentato questa mattina a Milano il bilancio sociale. Nel 2005 il fatturato è crescito del 4%.
di Redazione
E’ il terzo settore il comparto trainante della crescita delle cooperative di lavoro di Legacoop Lombardia. Dal 1998 ad oggi, infatti, le coop sociali hanno raddoppiato il numero degli addetti, raggiungendo nel 2005 le 140 unità che danno lavoro a oltre 6mila persone. Di queste 800 costituiscono i soci svantaggiati: portatori di handicap, psichiatrici, tossicodipendenti e carcerati. Questo è il quadro emerso stamattina a Milano in occasione della presentazione del Rapporto sociale 2005 della cooperative di servizi e di Produzione e lavoro del circuito regionale di Legacoop.
Questi i numeri più significativi contenuti nel documento:
le coop di lavoro contano 475 imprese e consorzi, gli addetti sono 23.500, il 92% assunti a tempo indeterminato. La produzione complessiva vale 1.400 milioni di euro, mentre i nuovi posti di lavoro creati nel triennio 2003/2005 sono stati 2mila.
Per il 2005 la crescita del fatturato prevista è del 4%.
Le imprese guidate da donne sono 150 e quest’anno per la prima volta la percentuale di donne sul totale degli addetti ha superato la metà (50,2%). Importante anche l’impegno sul versante dell’intergrazione sociale: gli extracomunitari impiegati sono 2.500 con una crescita rispetto alla rilevazione precedente dei posti di lavoro assegnati agli stranieri pari al 36%.
Venendo al comparto delle coop sociali a fine 2004 gli addetti sono stati 6.117 con un incremento rispetto al 2003 del 35,4% a cui è corrisposto un fatturato di 112 milioni di euro (+41,9%) realizzato dalle 135 cooperative del network (+27,4%). Numeri di rilievo che Felice Romeo, reposponsabile della cooperazione sociale ha commentato così: «Rispetto alla condizione generale del Paese il nostro è un dato in controtendenza, cresciamo mentre gli altri stanno fermi. Nel caso specifico della cooperazione sociale bisogna ricordare che abbiamo realizzato questi risultato, malgrado le amministrazioni locali abbiamo ormai preso la strada dei bandi al massimo ribasso possibile, tanto che in alcuni casi i budget non riescono a coprire il totale delle remunerazioni al minimo salariale degli addetti impiegati su un determinato progetto».
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