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Legge anti-bulli, Telefono azzurro: «Importante ma con risorse e coordinamento»

La proposta di legge è stata votata dalla Commissione Giustizia e ora è pronta per l'esame di Camera e Senato. Ne abbiamo parlato con Ernesto Caffo, il fondatore della storica associazione che si occupa da 35 anni di minori e adolescenti

di Redazione

Il bullismo sarà una fattispecie di reato, insieme al cyberbullismo, che già lo è. Il fenomeno avrà un suo inquadramento giuridico, una definizione con pene (da un anno a sei anni e sei mesi) e percorsi di prevenzione (innanzitutto a scuola, e poi con percorsi pedagogici e psicologici per gli aggressori). Non solo. In questo quadro assumeranno un ruolo preciso: il dirigente scolastico (che deve informare i genitori dei bulli e poi le autorità) i genitori, il Tribunale dei minori (chiamato a porre in essere un vero e proprio progetto di intervento educativo), i servizi sociali. È la sintesi di un progetto di legge (QUI il testo integrale) che, licenziato all'unanimità dalla Commissione Giustizia, è pronto per l'esame di Camera e Senato. Si tratta di un testo che propone di estendere la legge 71 del 2017, dedicata al solo cyberbullismo, anche al bullismo.

I numeri

Il fenomeno è ampio: secondo uno studio del Censis del 2016 il 52% dei ragazzi dagli 11 ai 17 anni ha subito un comportamento violento o irrispettoso, mentre da uno studio del ministero dell'Istruzione del 2021 il 22% degli studenti delle scuole superiori è vittime di una violenza.

Contesto complesso

La proposta di legge vuole intervenire in un contesto complesso che ha per protagonisti, i ragazzi, la rete, le istituzioni e la rete. Ci sono le risorse per rendere efficace questo provvedimento? È un disegno di legge bilanciato tra volontà repressiva e istinto preventivo? Ne abbiamo parlato punto per punto con Ernesto Caffo, fondatore di Telefono azzurro, storica associazione che si occupa da 35 anni di minori e adolescenti. La proposta di legge «è frutto di una lunga battaglia che è stata fatta – spiega Caffo – con questa e la precedente legislatura». Un testo che cerca di trovare «una sintesi» e che è stato seguito da Telefono azzurro «anche partecipando ad alcune audizioni». Non solo. L'articolo 7 del provvedimento fa esplicito riferimento al "numero pubblico emergenza infanzia 114". «Il testo – sintetizza Caffo – cerca di essere una sintesi tra tutte le norme precedenti in tema di prevenzione e intervento, anche guardando allo scenario». Per l'esperto si tratta di «uno spunto importante, che richiede una serie di investimenti di coordinamento e di risorse». Senza un processo «organizzativo chiaro e definito – argomenta Caffo – rischia di restare una legge non efficace come noi vorremmo».

Che cos'è il bullismo

Guardare allo scenario vuol dire anche cercare di delimitare che cos'è e cosa non è bullismo. «È un problema che comprende al suo interno tante realtà diverse. Bisogna stare attenti. Dobbiamo capire e comprendere dov'è il limite». Nel primo articolo della legge si spiega che "per 'bullismo' si intendono l'aggressione o la molestia reiterate, da parte di una singola persona o di un gruppo di persone, in danno di un minore o di un gruppo di minori, idonee a provocare sentimenti di ansia, di timore, di isolamento o di emarginazione, attraverso atti o comportamenti vessatori, pressioni o violenze fisiche o psicologiche, istigazione al suicidio o all'autolesionismo, minacce o ricatti, furti o danneggiamenti, offese o derisioni".

Risorse e coordinamento

Delimitare il tema permette inoltre di attivare «reti di intervento». Per Caffo occorre inoltre «cogliere gli elementi di investimento necessari». La proposta di legge «non ha un capitolo di spesa. Ma senza risorse diventa difficile». Oltre alle risorse occorre «mettere a sistema le realtà locali e presenti nelle amministrazioni. Serve un forte coordinamento».

La dimensione punitiva (strada tendenzialmente facile e che pure ci deve essere) va affrontata con misure di supporto e di aiuto. Gli adolescenti per natura fanno fatica a capire le conseguenze dei loro atti. C'è da fare un grande lavoro informativo e di sostegno

Le competenze per la vita

I luoghi preferiti dai bulli sono i luoghi di aggregazione, ma anche il percorso da scuola a casa e persino aule e corridoi degli istituti. Tra le vittime preferite stranieri, omosessuali e disabili, mentre il cyberbullismo si concentra sulle ragazze. D'ora in poi, il supporto psicologico sarà stabilito sia per le vittime che per gli aggressori, spesso ragazzi anch'essi minorenni, con il sostegno dovuto di genitori, scuola e istituzioni. «Molti di questi adolescenti non hanno maturato competenze per vivere la loro vita guardando al benessere, concentrandosi sull'odio».

Reato

Il progetto di legge prevede che il bullo, anche quando in gruppo, avrà sanzioni penali dedicate anche solo se costringerà all'emarginazione la vittima designata. La pena prevista va da un anno a 6 anni e 6 mesi. «Quello del bullismo come reato è stato un tema assai dibattuto. Già adesso reati connessi con episodi di violenza e discriminazione sono sanzionati dalla legge. Inserirli tutti in un unico capitolo comporta un vantaggio di semplificazione, ma bisogna stare molto attenti che non includano all'interno realtà diverse».

È importante che i ragazzi non vedano la legge come qualcosa che è contro di loro e che capiscano che il sistema delle regole è utile per tutelarli

Le scuole

Il testo prevede che le scuole adottino linee di orientamento per definire le procedure di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo. Inoltre, promuove la possibilità di fornire un supporto psicologico agli studenti e introduce nuove misure rieducative per i casi più gravi di bullismo. Se le violenze avvengono a scuola il dirigente scolastico deve informare i genitori dei bulli e se l'attività di educazione e prevenzione non ha effetto, informa l'autorità competente.

Il ruolo del Tribunale dei minori

Nel caso di minore che "tiene condotte aggressive, anche in gruppo, anche per via telematica, nei confronti di persone, animali o cose ovvero lesive della dignità altrui", la procura della Repubblica, d'intesa con il Tribunale dei minori e con il coinvolgimento dei genitori, predispone un "progetto di intervento educativo" che prevede anche "attività di volontariato sociale o la partecipazione a laboratori teatrali, a laboratori di scrittura creativa, a corsi di musica, lo svolgimento di attività sportive, attività artistiche e delle altre attività idonee a sviluppare nel minore sentimenti di rispetto nei confronti degli altri e ad alimentare dinamiche relazionali sane e positive tra pari e forme di comunicazione non violente". Da qui un ruolo definito al Tribunale dei minori, con il rinvio a una legge delega per quel che riguarda le coperture.

Che succede dopo

Al termine del progetto il Tribunale dei minori può "dichiarare concluso il procedimento, disporre la continuazione del progetto di intervento educativo o adottare un nuovo progetto rispondente a mutate esigenze educative del minorenne; disporre l'affidamento del minorenne ai servizi sociali, disporre il collocamento del minorenne in una comunità, qualora gli interventi previsti dai numeri precedenti appaiano inadeguati".

La foto di apertura è di Pixabay, le immagini nel testo sono di Unsplash


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