Non profit
Leggi la notizia, e poi datti da fare
«Huffington impact» è la nuova sezione aperta sul sito più in ascesa negli Stati Uniti. Alla fine dell'articolo un widget invita all'impegno. In tante forme
Aveva scritto alla vigilia del giuramento di Barack Obama :«Le sfide che attendono l’America richiedono un nuovo impegno in prima persona da parte di tutti i cittadini». In questi dieci mesi, Arianna Huffington, direttore e fondatrice del più celebre quotidiano online d’America, deve aver pensato che certamente anche i media devono fare la loro parte; proprio in questi giorni, infatti, il suo Huffington Post dà il via ad una nuova sezione esclusivamente dedicata al non profit e al volontariato. Un posto dove storie di povertà e bisogno non solo diventano notizia ma innescano una corsa all’azione pressoché immediata, grazie ad un click di mouse.
Sviluppato in collaborazione con Causecast, non profit di Santa Monica, «Huffington Post Impact» – questo il nome della sezione – come altri siti dedicati ai temi sociali, copre uno spettro di notizie piuttosto ampio, dai senzatetto alla battaglia omosessuale passando per la riforma della sanità; la differenza però sta a piè di pagina dove, al termine dell’articolo, compare un “widget”, una sorta di riquadro simile a quelli pubblicitari che invita a «Make your impact». «Colpito da questa notizia?», recita ad esempio il widget alla fine di un articolo dedicato ad una non profit che sostiene i bambini malati e senza tetto: «Allora agisci». Il lettore ha elencate tre possibilità sotto forma di altrettanti link: «Servizi di supporto ai bambini», recita il primo che rimanda al sito Volunteer.org che organizza i volontari d’America; scegliendo il link successivo il lettore può fare una donazione a Causecast che cura la raccolta fondi; l’ultima alternativa apre maggiori prospettive: «Sei a caccia di altri modi per essere coinvolto? Visita il CreateTheGood.com» ovvero un’altra organizzazione di volontari che opera in vari settori.
Ma come avviene che il più potente sito di news d’America – divenuto famoso oltre che per la personalità del suo direttore, per l’eterogeneità delle firme che ospita (dagli scienziati alle celebrities di Hollywood, compreso lo stesso Barack Obama prima di divenire presidente) – si converta alla causa dell’impegno civile?
A spiegarlo è la stessa Arianna Huffington. Nata 59 anni fa ad Atene, laureata in Economia a Cambridge, ex moglie di un milionario repubblicano vicino alla famiglia Bush, è per Forbes la 12esima donna più influente tra i media americani; nel 2003 lei stessa si è candidata da indipendente alla guida della California, per poi convertirsi di recente alla causa dei Democratici e sostenere a gran voce l’elezione di Obama. «Questa sezione ha un posto speciale nel mio cuore», spiega la Huffington, «è un’idea che inseguo da più di 15 anni, dagli inizi degli anni 90 quando ero a Washington».
Dando uno sguardo ai numeri dell’Huffington Post, la nuova sezione ha tutte le potenzialità per ottenere un impatto sul grande pubblico. Ad una settimana dal lancio, Impact ha raccolto già 28mila dollari per una delle tante cause promosse. «Un amico giornalista mi ha scritto per complimentarsi coi miei lettori», scriveva la Huffington nei giorni scorsi, «e per augurarsi che Impact metta finalmente fine all’idea che i reporter siano osservatori passivi delle brutture del mondo. Mi ha ricordato la storia di Kevin Carter, un giornalista che fotografò un bambino affamato del Sudan, preso di mira da un avvoltoio famelico mentre rovistava nell’immondizia. Con quella foto Carter vinse il Pulitzer ma, attanagliato dal rimorso per quanto avrebbe potuto o non potuto fare, si suicidò subito dopo. Noi continueremo a fare i reporter ma ci impegneremo a creare mobilitazione di persone e risorse per avere un impatto su coloro di cui scriviamo».
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.