Una struttura modello, immersa nel verde, con edifici tutti a un piano, alle porte di Bologna. È l’Hospice Bentivoglio della Fondazione Seragnoli, che in occasione dei suoi dieci anni si è dato l’obiettivo di ammodernarsi e di migliorare la propria funzionalità, tutto a beneficio dei pazienti e dei loro parenti che qui vengono accolti. Per questo, in linea con un’attenzione che ha sempre contrassegnato la fondazione, ci si è rivolti all’arte e alla generosità degli artisti. Ma questa volta non è la consueta asta, perché il dispositivo studiato per “Do ut do” ? questo il nome dell’iniziativa ? è insolito e molto interessante. Come spiega Silvia Evangelista, direttrice di Artefiera e curatrice del progetto, si tratta di un’estrazione a sorte: «Se avessimo fatto un asta al rilancio le opere di autori di maggior fama o di maggior valore economico avrebbero ricevuto molta più attenzione delle opere di artisti giovani, bravi ma meno conosciuti. Invece attraverso l’estrazione a sorte, l’abbinamento tra opera estratta e donatore è casuale e tutte le opere ottengono la stessa attenzione e, soprattutto, il valore di responsabilità sociale della donazione degli artisti e dei galleristi è identico».
Infatti nel parterre degli artisti che hanno aderito alla proposta spiccano nomi di primissimo piano, vere star internazionali, come Vanessa Beecroft e Michelangelo Pistoletto. E ha aderito all’invito anche Yoko Ono che partecipa a “Do ut do” con uno dei suoi Wish Tree (Alberi dei desideri), tassello di un grande progetto iniziato dall’artista nel 1981 e ripreso poi nel corso degli anni in contesti sempre diversi (si tratta di alberi scelti di volta in volta a secondo del luogo, ai quali i visitatori attaccano i biglietti dei loro desideri).
«Il primo criterio che abbiamo seguito», spiega Evangelista, «è stato quello della qualità: il comitato scientifico di “Do ut do” ha stilato una lista dei migliori artisti italiani delle diverse generazioni. La risposta è stata straordinariamente positiva: tutti si sono dimostrati immediatamente disponibili a partecipare al progetto. Una bella lezione di generosità». Forse non scontata in questi tempi di crisi? «Certo. Anche se gli artisti sono generosi, si potrebbe dire, per definizione: nelle loro opere mettono il proprio sentire più profondo, le proprie emozioni più segrete, e le donano a chi sa capirle ed amarle. E ancora una volta, in questa occasione, la loro generosità prende anche forma tangibile e si trasforma in intervento diretto in aiuto di un progetto dall’alto significato etico e di solidarietà».
Il rapporto tra Seragnoli e il mondo dell’arte è un rapporto già collaudato. Lo stesso Hospice Bentivoglio è diventato, in occasione di una delle recenti edizioni di Artefiera, luogo espositivo con la mostra di Mario Giacomelli “Cose mai viste” . La mostra presentava una selezione di 80 fotografie inedite del grande fotografo marchigiano.
«Sono immagini che sembrano “parlare” una lingua molto particolare, emozionante e piena di suggestioni», spiegano dalla fondazione. «È un’iniziativa importante che in futuro si potrebbe senz’altro ripetere, perché aiuta a far conoscere la realtà degli hospice». «Non ho dubbi che ciò sia possibile», conferma Silvia Evangelista. «Gli artisti che partecipano generosamente alla mostra sono particolarmente sensibili ai temi del sociale e da sempre prestano la loro attenzione e la loro opera a sostegno di progetti per il bene comune. E lo fanno per una profonda convinzione che l’arte sia uno strumento straordinario per migliorare la vita delle persone, e non solo degli esperti e degli appassionati».
L’operazione “Do ut do” si mette in evidenza per la qualità della scelta e la novità della formula, ma non c’è un rischio di un’overdose di aste d’arte solidali? Evangelista condivide la preoccupazione: «Più che un rischio, penso che sia ormai una certezza! Sempre più spesso gli artisti vengono sollecitati a donare opere per eventi benefici. Certamente cause giuste e spesso importanti, ma diventa difficile per loro aderire a tante richieste. Credo quindi si debbano misurare con molta attenzione le occasioni in cui coinvolgere gli artisti e non abusare della loro generosità».
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