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Libera Terra si è messa a coltivare fondi privati

Le strategie per contrastare il calo dei fondi pubblici

di Luca Zanfei

La Beppe Montana, appena nata nelle province di Catania e Siracusa, è la prima coop del network interamente finanziata col fundraising. La direttrice nazionale Gabriella Stramaccioni: «È la strada da seguire» Non ha ancora un presidente e nemmeno una partita Iva, eppure la cooperativa Beppe Montana rappresenta già una novità nel variegato mondo di Libera Terra. La neonata impresa, che grazie all’impegno di quattro giovani soci gestirà 75 ettari di terreni e una fattoria didattica in quattro comuni delle due province di Catania e Siracusa, sarà infatti la prima a partire con fondi esclusivamente privati. Non era mai successo. Per le altre quattro cooperative della rete – Placido Rizzotto, Pio La Torre, Valle del Marro e Terre di Puglia – Libera era riuscita ad attrarre risorse pubbliche grazie al fondo previsto dalla legge 383/2000 sulle associazioni di promozione sociale e agli incentivi e alle borse lavoro garantite da ItaliaLavoro. La Beppe Montana ha invece dovuto seguire una strada diversa. «ItaliaLavoro al momento si sta concentrando sulle aziende confiscate», spiega Dario Montana, responsabile di Libera per la provincia di Catania e fratello del poliziotto ucciso dalla mafia a cui è dedicata la cooperativa, «e la convenzione con Libera non è stata rinnovata. Inoltre i fondi della 383 sono sempre di meno e in questi ultimi anni l’associazione ha dovuto dirottarli verso altri progetti. A tutto si aggiunge il disinteresse delle amministrazioni siciliane per i progetti di riutilizzo dei beni confiscati alle mafie». Così i soldi necessari per lo start-up sono arrivati dai contributi della Fondazione Monte dei Paschi Asset Management e Fondazione Vodafone, nonché da un’asta promossa dal programma televisivo Caterpillar. In tutto Libera ha raccolto oltre 400mila euro a cui si aggiungeranno quelli della Fondazione Unipol che, con l’iniziativa «Un euro a polizza», donerà un euro alla cooperativa per ogni nuova polizza sottoscritta. Ora il difficile sarà arrivare alla soglia dei sei o settecentomila euro che, secondo i responsabili dell’associazione, rappresentano il capitale minimo per far andare a regime l’attività di impresa.
Non rimane dunque che affidarsi al fundraising. Anche per questo da due anni e mezzo Libera nazionale ha dedicato un’attenzione specifica alla raccolta fondi. «Se non fosse per la sensibilità di molti organismi privati, oggi sarebbe difficile far partire queste esperienze», spiega la direttrice di Libera, Gabriella Stramaccioni. Per valorizzarle abbiamo affiancato al responsabile due volontari e un addetto ai bandi e progetti. In più a livello locale diversi coordinatori territoriali organizzano iniziative per far fronte alle eventuali emergenze delle singole cooperative». Grazie alla loro attività anche “le terre di don Beppe Diana”, cooperativa campana che verrà presentata ufficialmente il prossimo anno, è riuscita a racimolare quasi 700mila euro da Fondazione per il Sud, Caterpillar e Fondazione Unipol. Stesso discorso per il progetto avviato sui terreni di Isola di Capo Rizzuto in Calabria, che a breve porterà alla costituzione di una nuova coop. Anche in questo caso le risorse raccolte sono arrivate esclusivamente da privati.


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