Non profit

L’identikit del buon leader

non profit Due ricerche mettono sotto la lente i vertici del terzo settore

di Redazione

Come percepiscono
il proprio ruolo i massimi dirigenti delle organizzazioni? Se ne parla il 12 dicembre in un convegno a Forlì
con Ivo Colozzi, Riccardo Prandini, Pierpaolo Donati e
Luigi Tronca C hi sono i leader del terzo settore? È la domanda con cui si apre il convegno Capitale sociale e leardeship nel terzo settore in programma il 12 dicembre a Forlì. Una domanda importante che apre scenari che due ricerche hanno cominciato a definire e i cui risultati, anticipati a Vita , saranno presentati all’incontro organizzato da Aiccon – Associazione italiana per la promozione della cultura della cooperazione e del non profit e dall’università di Bologna.
Si tratta di uno studio condotto dall’équipe guidata da Ivo Colozzi e Riccardo Prandini e dell’indagine svolta da Pierpaolo Donati e Luigi Tronca dell’università di Bologna.
«L’obiettivo era quello di verificare se la capacità del terzo settore di produrre capitale sociale associativo dipendesse anche dallo “stile” di leadership, cioè dal modo in cui i responsabili intendono il loro ruolo e gestiscono le relazioni con gli altri membri dell’organizzazione, e della visione del futuro del terzo settore», spiega il sociologo Ivo Colozzi . L’indagine ha interessato 230 persone scelte fra presidenti, vicepresidenti e consiglieri di organizzazioni di volontariato, cooperative sociali, associazioni di promozione sociale. «Solo una minoranza dei leader intervistati intende il proprio ruolo in chiave burocratica e non sembra consapevole dell’importanza che ha, nell’ambito del terzo settore, la capacità di creare legami di sostegno reciproco. Tuttavia la capacità di creare capitale sociale non è così diffusa. In particolare solo una minoranza dei leader, che diventa la maggioranza nel settore delle organizzazioni di volontariato, riesce a creare capitale sociale associativo». Lo studio è però solo all’inizio. «La differenza fra intenzioni e capacità invita ad approfondire ulteriormente il tema», conclude Colozzi. «È necessario capire meglio quale sia l’incidenza delle doti personali dei leader e quanto contino la loro cultura del terzo settore e le modalità concrete con cui gestiscono le organizzazioni di cui sono responsabili, ma anche variabili dure come la dimensione dell’organizzazione e il numero di dipendenti rispetto ai volontari».
Tra i “capi” poche le donne. Dalla ricerca di Ivo Colozzi e Riccardo Prandini emerge anche che in Italia la leadership è rappresentata per il 66,5% da uomini: 74,5% nelle associazioni di volontariato, 55% nelle cooperative sociali, 80% nelle associazioni di promozione sociale. Solo nella cooperazione sociale le donne sembrano essere più presenti ai vertici decisionali con una presenza del 45%.
«Il convegno vuole essere un’ulteriore tappa di approfondimento dei temi emersi all’interno delle Giornate di Bertinoro di quest’anno. Si parlerà anche di capitale sociale, quale elemento fondamentale per costruire la qualità e far emergere l’originale valore del terzo settore», precisa Franco Marzocchi , presidente di Aiccon. Questo tema è stato oggetto della ricerca condotta da Pierpaolo Donati che afferma: «Il capitale sociale più diffuso tra gli italiani è quello familiare, la famiglia è il luogo in cui i soggetti imparano a concedere fiducia e a sostenersi reciprocamente. L’indagine mostra che c’è una relazione positiva fra l’impegno associativo e quello civico. Chi fa parte di un’associazione, indipendentemente dal suo coinvolgimento più o meno stretto, ha anche preso parte a petizioni, votazioni, raccolte fondi, partecipazioni a assemblee di cittadini».
Quest’ultima indagine, che è stata condotta su oltre 2mila persone di età compresa fra i 18 e i 65 anni, si pone in posizione complementare rispetto alla ricerca sulla leadership come fonte di riflessione per i vertici del privato sociale.

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