Welfare

L’immigrazione in Italia numero per numero

Lo studio è stato condotto da Fondazione Migrantes e Caritas Italiana. Un "viaggio" lungo un quarto di secolo per raccontare com'è cambiata l'immigrazione nel nostro Paese. Al 1° gennaio 2015 risiedevano in Italia 60.795.612 abitanti, di cui 5.014.437 di cittadinanza straniera (8,2%). Nazionalità, lavoro, scuola, concentrazione geografica. Un rapporto per imparare a conoscergli meglio e «per superare le accese polemiche nella certezza di una “società delle culture”», dicono il mons. Gian Carlo Perego e il mons. Francesco Soddu, i direttori di Migrantes e Caritas

di Redazione

Come sta cambiando il mondo, l’Europa e l’Italia dopo l’incontro con culture, usanze e costumi diversi dal nostro? Perché la storia dell’immigrazione non è solo fatta di numeri e statistiche «ma», come sottolineano il mons. Gian Carlo Perego, direttore generale di Fondazione Migrantes e il mons. Francesco Soddu, direttore della Caritas Italiana, «è guardando i volti e ascoltando le voci, tra sofferenza e condivisione, sfruttamento e tutela che è stato costruito il XXV Rapporto Caritas e Migrantes». Il “XXV Rapporto Immigrazione 2015 – La cultura dell’incontroè il viaggio in un quarto di secolo dove, dal 1990 al 2015, si racconta affiancando la metodologia statistica a quella qualitativa, il contatto tra italiani ed immigrati che poi, di fatto, sono diventati i nuovi italiani «per superare le accese polemiche nella certezza di una “società delle culture”», dicono i due direttori.

I migranti nel mondo

Nel 2015 i migranti rappresentano il 3,3% dell’intera popolazione mondiale, rispetto al 2,9% del 1990. Secondo i dati del Dipartimento dell’Onu per gli Affari economici e sociali (Un- Desa), il numero dei migranti internazionali ha continuato a crescere negli ultimi quindici anni: mentre nel 2000 erano 173 milioni, nel 2015 sono 243,7 milioni di persone nel mondo che vivono in un paese diverso da quello d’origine, il 48,2% sono donne, dato che permette di sottolineare che uno dei caratteri delle migrazioni del nuovo millennio consiste proprio nel ruolo sostanzialmente paritario dei generi nei flussi internazionali. È molto probabile però che questo dato non tenga adeguatamente conto dei migranti “senza documenti”. Va comunque precisato che, secondo le stime dell’Oim, organizzazione Internazionale per le Migrazioni, la quota dei migranti irregolari sul totale dei flussi internazionali ammonterebbe al 10-15%. Secondo la fonte Onu, nel 2015 l’Europa ospita il 31,2% del totale internazionale dei migranti. Seguono l’Asia (30,8%) e il Nord America (22,4%).

Gli undici Paesi con il più alto numero di migranti

Ancor più interessante è considerare che gli 11 paesi del mondo con il più alto numero di migranti, nel 1990 insieme arrivavano al 44,0% del totale internazionale e nel 2015 hanno raggiunto il 53,8%. Stati Uniti e Federazione russa ospitano complessivamente un quarto del totale dei migranti internazionali. Oltre ai paesi d’oltre oceano, come il Canada e l’Australia, e quelli arabi (Arabia Saudita ed Emirati Ara- bi), nei primi 11 paesi sono presenti anche nazioni europee, come la Germania, il Regno Unito e la Francia e, agli ultimi due posti, la Spagna e l’Italia.

Uno sguardo europeo

Nel 2015, nell’area Ue-28, i migranti sono 35,2 milioni, con un aumento del 3,6% rispetto al 2014. Considerando la distribuzione nei vari paesi, il 76,2% dei residenti stranieri è ospitato in Germania (21,5%), Regno Unito (15,4%), Italia (14,3%) e Francia (12,4%).

Il quadro italiano

Al 1° gennaio 2015 risiedevano in Italia 60.795.612 abitanti, di cui 5.014.437 di cittadinanza straniera (8,2%), di cui 2.641.641 donne (52,7%). Rispetto alla stessa data del 2014, la popolazione straniera è aumentata di 92.352 unità (+1,9%)
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Perché chiedono di restare in Italia?

Migranti e lavoro

Dal 2009 al 2015, sul totale della popolazione in età da lavoro (15 anni ed oltre), la quota degli stranieri è passata dal 5,9% al 7,8%.
 Dal quadro di sintesi della condizione occupazionale degli stranieri, dai microdati della Rcfl-Istat, emerge che nel II trimestre 2015 su un totale di 4.067.145 persone in età da lavoro, vi sono 2.360.307 occupati stranieri (che costituiscono il 10,5% del totale) di cui 1.575.157 extra-Ue (66,7% degli occupati stranieri) e 785.150 lavora- tori comunitari (33,3% degli occupati stranieri). Va anche sottolineato che l’88,5% degli occupati stranieri è dipendente (nel caso degli occupati italiani, la percentuale scende a 74,0%).
Gli stranieri in cerca di occupazione sono 455.578 (14,7% del totale), di cui 328.070 di nazionalità non Ue (72,0% del totale degli stranieri in cerca di occupazione) e 127.508 di nazionalità Ue (28,0%). Gli inattivi stranieri sono 1.251.261, di cui 922.510 non Ue (73,7%) e 328.750 Ue (26,3%).

Dove vivono?

Ad inizio 2015 quasi il 60% degli immigrati vive nel Nord, mentre questa percentuale scende al 25,4% nel Centro, con un ulteriore calo nel Mezzogiorno (15,2%). In tre regioni del Nord ed una del Centro è concentrata più della metà dell’inte- ra popolazione straniera presente in Italia (56,6%). In particolare, si tratta della Lombardia (23,0%), del Lazio (12,7%), dell’Emilia Romagna (10,7%) e del Veneto (10,2%). Nel Mezzogiorno va sottolineato che la Campania ospita il 28,6% del to- tale degli stranieri residenti in quest’area.

Ma quanto guadagnano? Gli immigrati e il fenomeno del working poor

Essere un lavoratore povero significa avere una retribuzione inferiore a 2/3 del salario mediano calcolato su base oraria: più bassa è la remunerazione più ci si allontana dal decent work.
 I lavoratori poveri stranieri sono il 41,7% del totale degli occupati stranieri, percentuale che per i loro omologhi italiani scende al 14,9%. La condizione dei working poor comincia ad essere considerata un elemento non re- siduale, bensì caratterizzante, del mercato del lavoro italiano, considerando che, dal 2014 al 2015, la quota si è quasi stabilizzata, con un leggero spostamento dal 18,8% al 18,2%.

La scuola multietnica

Nell’anno scolastico 2014/2015, gli alunni stranieri nelle scuole italiane sono 814.187, il 9,2% del totale degli alunni. Rispetto al 2013/2014, vi è stato un aumen- to di 11.243 unità (+1,4%).
 L’incidenza degli alunni stranieri sul totale della popolazione scolastica varia in modo molto significativo a seconda dei territori alcuni dei quali hanno una spiccata capacità attrattiva nei confronti di immigrati che vogliano insediarsi stabilmente con la propria famiglia. Le maggiori incidenze si riscontrano, di conseguenza, nel- le regioni del Nord con il valore massimo in Emilia Romagna significativamente più alto della media nazionale (15,5%), seguita da Lombardia (14,3%) e Umbria (14,2%). L’unica eccezione è costituita dalla Valle d’Aosta che presenta un’incidenza inferiore alla media italiana (8,2%). Nelle regioni del Centro Nord, invece, il valore non scende al di sotto del 10%, con la sola eccezione del Lazio (9,3%). Decisamen- te inferiori i dati relativi alle regioni del Sud. Per fare qualche esempio, mentre in Abruzzo si è registrato il massimo valore dell’area (7,2%), questo scende al 2,2% in Campania.

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