Non profit

L’integrazione risponde all’appello

giovani Il progetto interculture di Fondazione Cariplo

di Redazione

Un anno di progettazione. Tanto ci è voluto per mettere a punto il Progetto Interculture della Fondazione Cariplo che ha l’obiettivo di garantire realmente l’integrazione e le pari opportunità degli studenti stranieri nelle scuole dove a volte risultano essere la maggioranza degli alunni. «Intercultura è una declinazione del concetto di cittadinanza», spiega Maria Pia Chiappiniello, responsabile del progetto finanziato.
Ventinove istituti, 136 plessi per un totale di 38mila studenti, 1.800 classi delle province di Milano, Brescia e Mantova dove gli studenti stranieri coinvolgibili sono oltre 6mila, pari al 16% della popolazione scolastica. I numeri però non dicono tutto, «il progetto fin dalla sua origine non voleva essere “scuolacentrico”, anche se la scuola è l’agenzia educativa di riferimento. Le iniziative che stanno partendo sono state costruite con il coinvolgimento delle risorse del territorio, associazioni, cooperative, famiglie», continua Chiappiniello che mette bene in chiaro un concetto: «L’intercultura non è una materia in più». Nell’idea dei promotori, infatti, quelle che si andranno a realizzare nelle classi coinvolte sono azioni che, su un piano trasversale, vanno a toccare il lavoro non solo degli insegnanti ma anche del personale non docente. «Tra gli obiettivi abbiamo quello di fare una scuola di qualità e internazionale, valorizzando per esempio le lingue d’origine. Facendo capire che le diversità portate dai ragazzi stranieri, moltissimi dei quali però sono nati in Italia, sono una ricchezza non un rallentamento». A livello educativo i diversi progetti, che coinvolgono le scuole dalle primarie alle secondarie di secondo grado, agiscono anche sulle relazioni tra gli studenti italiani e quelli stranieri. «Su questi aspetti, nonostante esistano delle linee guide a livello ministeriale, non ci sono molti fondi. Quello che noi come Fondazione Cariplo sosteniamo in Lombardia è un progetto sperimentale, ma sarebbe importante iniziare a capire che siamo di fronte a un fenomeno strutturale che ha bisogno di risorse sistematiche», conclude.

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