Sostenibilità
L’Italia sostenibile può crescere: la transizione ecologica porterà al boom del Pil
In apertura del Festival dello Sviluppo Sostenibile a Milano, la presentazione del “Rapporto di Primavera 2025” di ASviS con gli scenari per il futuro dell’economica italiana. Con la Net Zero Transformation evidenti i benefici economici. Il prodotto interno lordo a +1,1% nel 2035 e a +8,4% nel 2050. ASviS chiede con urgenza un Piano di Accelerazione della transizione
di Redazione

Un Pil che cresce dell’1,1% nel 2035 e sale dell’8,4% nel 2050. E ancora, dinamiche positive per l’industria, l’agricoltura e i servizi, disoccupazione più bassa, riduzione del debito pubblico, nonostante l’aumento degli investimenti: sono solo alcuni degli effetti positivi per l’Italia se si decidesse di accelerare la transizione ecologica e digitale.
È questo il quadro che emerge dal “Rapporto di Primavera 2025” dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile – ASviS, presentato questa mattina a Milano all’evento inaugurale del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2025, al museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci.
Il Rapporto di Primavera
Con il titolo “Scenari per l’Italia al 2035 e al 2050. Il falso dilemma tra competitività e sostenibilità”, realizzato in collaborazione con Oxford Economics e contenente, per la prima volta anche dati per i diversi comparti economici, il rapporto dimostra che nello scenario Net Zero Transformation il sistema produttivo nazionale potrebbe registrare benefici già al 2035, con il Pil che potrebbe essere superiore dell’1,1% rispetto a quello dello scenario di base e il tasso di disoccupazione inferiore di 0,7 punti percentuali.
Il trend positivo continuerebbe successivamente e nel 2050 il Pil sarebbe superiore dell’8,4% a quello tendenziale, grazie al rallentamento del riscaldamento globale, all’innovazione e all’aumento dell’efficienza energetica, che contribuirebbero anche a ridurre la spesa per i danni ambientali e ad aumentare le entrate fiscali. In questo modo, nonostante l’aumento degli investimenti pubblici, si registrerebbe anche un miglioramento del rapporto debito pubblico/Pil rispetto allo scenario di base.
Una transizione da accelerare
«È a questo scenario virtuoso che dobbiamo guardare, rispetto agli altri tre analizzati (Net Zero, Transizione Tardiva, Catastrofe Climatica)», ha sottolineato Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS. «Dobbiamo accelerare la transizione, non rallentarla, e sostenerla con investimenti innovativi a tutto campo, perché questo produrrebbe risultati positivi per tutti i settori sia al 2035, sia al 2050, con l’ovvia eccezione dell’estrazione e della produzione di combustibili fossili: rispetto allo scenario di base, il valore aggiunto della manifattura resterebbe invariato nel 2035, ma crescerebbe del 9,3% nel 2050; quello dei servizi aumenterebbe dello 0,5% nel 2035 e del 5,9% nel 2050; quello delle costruzioni del 6,9% e del 18,2%; quello dell’agricoltura resterebbe stabile nel 2035, ma crescerebbe del 7,1% nel 2050; quello delle utilities del 13,9% nel 2035 e del 52,6% nel 2050 (con la ricomposizione a favore della generazione e distribuzione di energia elettrica da rinnovabili)».
In termini aggregati, il comparto industriale vedrebbe il valore aggiunto aumentare dell’1,7% nel 2035 e del 14,9% nel 2050, un valore maggiore di quello che sperimenterebbe la Germania nello stesso periodo. Anche per i servizi si registrerebbe un risultato complessivamente positivo, visto che essi presentano una bassa intensità energetica, che li rende più protetti dai costi della transizione energetica e dalla debolezza della spesa dei consumatori.
«La sostenibilità è una leva strategica per rafforzare il sistema produttivo e sociale del nostro Paese ed è sbagliato pensare che ci sia contrapposizione tra sostenibilità e competitività», ha commentato Pierluigi Stefanini, presidente di ASviS. «Come dimostrano le simulazioni condotte con Oxford Economics, l’inazione ha costi crescenti, mentre investire nella sostenibilità conviene, perché aumenta la redditività delle imprese e genera benessere sociale».
Più sostenibili, più produttivi e più solidità finanziaria
Gli studi, già disponibili e citati nel Rapporto, dimostrano che le imprese italiane che investono in sostenibilità aumentano la produttività, la competitività e la solidità finanziaria. Ad esempio, se il 34,5% delle Pmi e il 73,8% delle grandi imprese sono già impegnate in attività di tutela ambientale, quelle manifatturiere sostenibili registrano una produttività più alta del 5-8% rispetto alle altre. Quasi il 50% delle imprese italiane ha adottato almeno una pratica di economia circolare con risultati finanziari migliori, maggiori investimenti e minore indebitamento. Il 92% delle imprese familiari e l’89% delle non familiari riconosce che integrare la sostenibilità nel business porta benefici, a partire dalla reputazione e fiducia nel brand: per questo è tra gli obiettivi prioritari dei prossimi tre anni.
A livello globale, tuttavia, il contesto si complica, come mostrato nel primo capitolo del Rapporto: la crisi del multilateralismo, la disinformazione e il ritorno dei nazionalismi minacciano gli sforzi collettivi per affrontare le grandi sfide comuni, compresa quella climatica e quella sociale. L’Italia e l’Europa sono a un bivio storico: continuare con interventi timidi o scegliere di guidare la trasformazione con scelte coraggiose e sistemiche.
Scelte da non rinviare
Anche alla luce dell’analisi delle politiche pubbliche condotte nel 2024, dello stato del Pnrr e dei contenuti dell’ultima Legge di Bilancio (cui è dedicato il terzo capitolo del Rapporto), ASviS ribadisce che per il nostro Paese sarebbe un grave errore rinviare le scelte che vanno fatte oggi: infatti, nello scenario “Transizione Tardiva”, le conseguenze per l’economia italiana sarebbero decisamente negative (il Pil sarebbe inferiore a quello tendenziale del 2,4% nel 2035), mentre nello scenario “Catastrofe Climatica” nel 2050 esso si ridurrebbe del 23,8%, con una tendenza all’ulteriore peggioramento nella seconda parte del secolo.
L’ASviS evidenzia la necessità e l’urgenza di elaborare un Piano di Accelerazione Trasformativo – Pat, già promesso dall’Italia in sede Onu nel 2023, e i cui contenuti (economici, sociali, ambientali e istituzionali), sono individuati e dettagliati nel quarto capitolo del Rapporto, grazie alla competenza degli oltre mille esperti che operano nei Gruppi di lavoro d ASviS in rappresentanza delle oltre 320 organizzazioni che a essa aderiscono. Del resto, la transizione sostenibile non è solo un’opportunità economica, ma anche un impegno che affonda le sue radici nella Costituzione italiana, soprattutto dopo le modifiche intervenute nel 2022, anche grazie all’attività dell’ASviS. Le 1430 iniziative inserite nel cartellone del Festival dello Sviluppo Sostenibile, registrate in tutte le Regioni d’Italia, sono la testimonianza di una mobilitazione capillare e senza precedenti sui temi dello sviluppo sostenibile.
Per seguire il festival
L’evento inaugurale è in streaming fino alle 17,15 – Programma qui
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